I segreti del blogger

Un paio di settimane fa L’Espresso mi ha intervistato a proposito della mia attività di blogger. Se te la fossi persa, te la segnalo e ti invito alla lettura.

L’autore di Pandemia pensa che le cose, comunque, siano cambiate con il tempo. Alcuni anni fa la Rete ha consentito di “aprire” un poco una società “chiusa” come quella italiana. Adesso non è più così: «Le dinamiche della società fuori dal web sono le stesse della rete, visto che la rete è creata e partecipata dalle stesse persone ormai, nel bene e nel male».

Ma allora qual è la discriminante? I contenuti. Per Luca «i contenuti di qualità finiscono per emergere sempre. Ci vuole tempo, ma emergono. Ieri forse una minore quantità di contenuti facilitava questa selezione, oggi è più difficile, ma non impossibile».

E magari anche la specializzazione. Perché un blog ha bisogno di creare una comunità di riferimento e se ti specializzi in un argomento, riesci ad aggregare persone con le medesime affinità.

Come è capitato con l’ambientalismo che con il web ha sempre avuto un rapporto proficuo. Ma Conti sostiene che si possa dare di più: «A distanza di anni i progressi ci sono stati. Oggi Greenpeace è uno dei migliori casi di successo internazionale nell’uso dei social media per sensibilizzare l’opinione pubblica e non solo. Dietro Greenpeace non c’è il vuoto, ma una distanza che altri stanno cercando di colmare, con ritardo. Dal punto di vista dell’informazione specializzata, complice l’economia verde, l’attenzione è salita molto, insieme al pubblico attento a queste tematiche, che cerca notizie online. Un rapporto più che buono quindi».

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