Una newsletter su Whatsapp per premiare le relazioni che contano

Sì, hai letto bene, una newsletter su Whatsapp? Mi sono bevuto il cervello? No, non credo. Whatsapp è un sistema di messaggistica istantanea, non è un social network nel senso proprio del termine, ma ha una funzione che si presta abbastanza bene a essere utilizzata come una newsletter, pensata per il canale e per l’ambiente in cui si inserisce. Un passo indietro e ti spiego come funziona e di cosa sto parlando.

Dal blog, ai social media e poi?

In rete si parla da mesi di una nuova tendenza, quella del dark web. Niente di oscuro e pericoloso, tranquillo. Con questo termine si intende il traffico generato su siti (di informazione e non) dalle app e soprattutto dalla messaggistica mobile, attraverso condivisione di link con il passaparola. Il volume diventa interessante, perchéil web sta diventando mobile e le app di messaggistica spopolano, tra Whatsapp e Wechat. Da qui son finito a leggere articoli che raccontavano di giornali online (BBC news per prima) pronti a sperimentare il canale Whatsapp per diffondere news e link direttamente sul telefono della gente, in India per le elezioni, in Africa per ebola e altro. Vale la pena studiare l’evoluzione di questo canale? Secondo me sì, molto.

L’idea della newsletter

Da diverso tempo sono persuaso che il blog e il sito web restano il miglior modo per gestire l’identità digitale, con i social network integrati per diffondere contenuti e raccogliere feedback con la partecipazione. A questo quadro manca perà un tassello importante: come gestire un rapporto diretto, caldo e continuo con il tuo pubblico? Ok visitatori, fan, follower, ma poi? Il complemento essenziale di tutto ciòdiventa l’email, usata chiedendo il permesso dell’utente, offrendo ragioni (e contenuti) che motivino l’utente ad aprire la porta. Puoi avere tutti i fan e follower che vuoi, ma se non li conosci e non puoi parlarci direttamente, personalmente, il loro valore è limitato.

Detto questo, come si inserisce Whatsapp? Whatsapp è stato acquisito da Face-book per una ragione molto semplice: cominciava a dare filo da torcere. Se comunico direttamente con i miei amici (e con sconosciuti con cui mi sono scambiato il numero), tra testo e multimedia, gratis, da mobile, anche con gruppi tematici, in tempo reale, il valore del social network scende. Da utente che ha l’interesse di gestire relazioni personali e professionali – il mio mondo di relazioni intreccia le due sfere in una sola, come forse anche per te – mi sono interrogato su come inserire Whatsapp in questo disegno e mi èvenuta l’illuminazione: usare il messaggio broadcast per condividere link utili a un pubblico limitato, ma privilegiato.

Le relazioni che contano

Un messaggio broadcast può essere inviato a un massimo di 256 contatti e se questi contatti non hanno il tuo numero salvato in rubrica, non vedono i link. Evidente misura antispam che dissuade chi vuole sparare link a destra e a manca, bravo Whatsapp. Si possono gestire più messaggi broadcast? Credo di sì, ma non ho sperimentato ancora. Certo è che, in assenza di strumenti dedicati, la gestione amatoriale non giustifica lo sforzo per gestire grandi numeri, ovvero non scala. Repubblica ha fatto un esperimento e subito è emerso il limite del tutto. Vale la pena quindi usare questo strumento per diffondere contenuti? Secondo me sì.

La chiave èfare di necessità virtù e usare il limite come un vantaggio. Non ho interesse a fare spam, né a inondare la mia rubrica di link per comprare qualcosa. L’interesse è di mantenere una relazione privilegiata con chi lo merita e offrire a queste persone un servizio riservato, chiuso e quindi esclusivo in questo senso.

Quali contenuti?

Ho pensato “Pausa pranzo”, inviata verso mezzogiorno tutti i giorni feriali, come una appendice della newsletter “Vivere e lavorare meglio con il digitale” aperta a tutti, con tre link al giorno brevemente presentati, su tre temi a me cari: content marketing, social media e salute. Il primo è per lavorare meglio, l’ultimo per vivere meglio e social media può giocare un doppio ruolo. Niente di invasivo quindi – il messaggio ti arriva nella chat con il mio nome e non vedi i nomi degli altri – ma qualcosa di utile e personale. I link sono tracciati, così posso vedere cosa interessa meno e cosa di più.

Vorresti ricevere questa newsletter? Se ci conosciamo, abbiamo lavorato insieme o ci siamo frequentati, probabilmente hai il mio numero di telefono. Salvalo in rubrica e mandami un messaggio con cui mi inviti a mandarti Pausa pranzo. Se non ci conosciamo, iscriviti alla newsletter via email.

Durerà?

Ho cominciato da meno di una settimana e mi sono convinto che la gestione non è difficile (link accorciati, descrizione scritta per email, copiata e incollata dallo smartphone nella chat broadcast di Whatsapp), oltre all’inserimento (spero non cancellazione) dei nomi dalla rubrica alla lista, e che il vantaggio c’è, per me e per chi la riceve. Tra qualche settimana tornerà a dirti perché, se ho visto giusto oppure no. Dopo tutto è pur sempre un esperimento!

5 risposte

  1. Avessi usato Telegram, che ha anche un client web e una app per tablet, c’avrei anche pensato. L’idea di dover aprire un link su Whatsapp, su un cellulare non più scattante (un iPhone 4) e poi essere obbligato a tornare indietro per cercare il link successivo su un monitor piccolino non mi incuriosisce assolutamente. Lo stress sarebbe maggiore del beneficio. Se può esserti utile, ecco il mio feedback.
    Ciao,
    Emanuele

  2. Grazie Emanuele 🙂

    Telegram ha una frazione degli utenti di Whatsapp. Nessuno vieta a chi ha un cellulare meno scattante di copiarsi il messaggio e guardarselo su altro dispositivo. Il concetto è di relazione personale, diretta, cosa diversa da qualsiasi altra cosa. Non è l’email, non è un blog, è un’altra cosa.

    Rispetto chi mi ha detto che preferisce quel tipo di contenuto su altro mezzo. Per ora la risposta è stata di gran lunga positiva e in ogni caso lo spirito è di creare valore. Se chi lo ricevi non lo vede, nessun problema a mantenere relazioni su altri canali in altra forma, come qui con te 🙂

    Grazie del feedback

  3. Hai provato il web client di Whatsapp? Ti può aiutare?

  4. Avatar davide secchi
    davide secchi

    è da tempo che se ne parla.. personalmente ho già approfondito la cosa con diversi clienti e stanno nascendo sul mercato piattaforme in grado di gestire la delivery di comunicazioni su whatsup… onestamente sono contrario allo strumento. Whatsup ad oggi è considerato un mezzo di comunicazione personale, il più personale, sicuramente più della mail (diventata strumento di lavoro) e quasi certamente più degli sms (per lavoro mando un sms, ma non un whatsup). Per questa ragione lo ripeto fin troppo invasivo, oltretutto dal punto di vista legislativo (privacy) è da approfondire la possibilità di mandare una comunicazione WU a chi ha dato il consenso per inviare comunicazioni sms (a quanto pare servirebbe un’autorizzazioen ad hoc)

  5. wechat è ancora poco diffuso in italia, però attraverso l’apertura di un account ufficiale hai di fatto la possibilità di mandare da web messaggi broadcast a tutti gli iscritti, potendo inoltre osservare statistiche e molto altro.

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