Più personale, meno professionale

Questo spazio ha subito sorti alterne. Dopo essere nato come spin off di Pandemia, attraendo tutto quanto non era internet media e tecnologia (e quindi ambiente, politica, affari personali e locali), Lucaconti.it è diventato sempre meno personale e più professionale. Professionale nel senso in cui l’obiettivo di questo spazio è diventato filtrare e proporre la parte di Luca più pubblica e legata alla sfera lavorativa. Esperienze personali condivise sì, ma con un risvolto professionale: nuovi libri in uscita, presenze sui media, partecipazione a eventi ed esperienze a cavallo tra la sfera personale e quella professionale.

Con il mutamento progressivo della mia identità professionale, gioco forza questo spazio si è inaridito. Meno contenuti da condividere e meno voglia di condividerli. Certamente con meno entusiasmo. Paradossalmente Pandemia ha assunto, per un certo periodo, il ruolo di spazio personale, certamente legato a media consumati da Luca ( quasi sempre libri), ma più personale.

In una ennesima evoluzione di questo spazio, dopo essermi preso una pausa per riflettere, fare nuove esperienze e scrivere altrove, su carta e a penna in privato, voglio provare a ritornare a usare questo spazio per condividere idee, pensieri, più della sfera personale che di quella professionale. Certo, c’è da ricostruire una sfera professionale quasi da zero e il tutto gode dall’essere condiviso, ma non sarà il focus principale di questo spazio, non più. Chi capita qui oggi è perché mi conosce e si è chiesto che fine abbia fatto o ha ricevuto un mio messaggio/email e vuole vedere se ci sono novità. Il Luca Conti pubblico ormai quasi non esiste più, se non come eredità di attività del recente passato: libri pubblicati e ancora in vendita, studenti che devono dare il mio esame all’università o a cui sono tornato in mente e qualche sparuto rappresentante del mondo dei media e delle PR che non ha perso l’abitudine di tracciare le mie avventure, quale eredità in questo caso del mio cappello di giornalista/blogger/influencer.

Commentare l’attualità è un’attività fine a se stessa nella quale non trovo alcun interesse ormai. Tra una settimana, un mese o un anno saranno byte inutili e non ho bisogno di sviluppare affinità politiche o ideologiche con altri membri della rete. Quella fase è passata. Voglio invece condividere esperienze, pensieri, idee, frutto di riflessioni su temi di lungo respiro, di come mi fanno sentire. Più introspettivo, meno utile per chi cerca notizie, anzi completamente inutile. Utile invece per me per riflettere su me stesso, nel momento in cui scrivo (cosa ben diversa dal guardarsi l’ombelico, ma non sta a me giudicare alla fine). Utile magari anche ad altri, amici o sconosciuti, vicini o lontani, che per caso o per scelta, potranno fare proprie le mie riflessioni, sviluppando altre riflessioni.

Essere vulnerabili fa parte dell’esperienza umana. Perché l’esperienza umana digitale non dovrebbe esprimere la stessa vulnerabilità. Se tornassi indietro, forse ciò che farei è dare un’immagine di me meno controllata e meno analitica di me stesso, cercando di coltivare il mio io più emotivo e intimo, possibilmente senza eccessi nel verso opposto. Oggi probabilmente sarei circondato da persone da cui mi sentirei più compreso e allo stesso tempo mi sentirei più libero di essere me stesso, anche online. Non è mai troppo tardi, no?