Un paio di settimane fa, esattamente il 18 Luglio 2007, Gabriela Jacomella ha dedicato un articolo di mezza pagina ai dieci anni dalla nascita dei blog nel mondo. Per farlo ha pensato bene di telefonarmi e di riprendere alcune mie dichiarazioni nell’articolo, uscito sulla cronaca nazionale del Corriere della Sera e anche online.
Una sezione della grafica riprendeva i primi dieci blog non commerciali della classifica di BlogBabel, dove Pandemia risultava primo. Oggi è secondo dopo Beppe Grillo.
«I media ci valorizzano poco —aggiunge Luca Conti, re dei blogger con il suo Pandemia — mentre all’estero siamo spesso considerati come fonti».Dalla classifica BlogBabel esce comunque l’istantanea di una blogosfera in cui la fama nel «mondo esterno» vale come un asso di picche: per i profani, i top blogger italiani sono quasi emeriti sconosciuti, compreso quel Gianluca Neri autore dello scoop del rapporto Usa sul caso Calipari. Due le eccezioni: Beppe Grillo e Luca Sofri. Ma dallo scorso autunno, qualcosa si è mosso. Sulle scrivanie dei manager europei è comparsa una ricerca Ipsos sull’influenza dei blog per l’orientamento agli acquisti «e le aziende — spiega Conti — hanno capito che avere buone relazioni con noi èvantaggioso: ben posizionati sui motori di ricerca, con un’ampia rete di contatti… e ora ci danno la caccia». Con buona pace di Bruce Sterling, il padre del cyberpunk che pronosticava la fine dei blog nel 2017, la second life dei blogger è appena iniziata.
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