Riflessioni su Senigallia 2.0

Venerdì sera sono stato protagonista, insieme a Tommaso Sorchiotti e Carlo Infante, della serata di Senigallia 2.0 dedicata espressamente all’approfondimento del blog come strumento di comunicazione e promozione personale. Sulla carta c’erano tutti i presupposti per una serata interessante ma non si èvisto nessuno, salvo un gruppo di meno di 10 persone che la materia la conosceva già.

A mio avviso è necessaria una riflessione su questo genere di manifestazioni e sul risultato che portano. Non voglio tirare la croce addosso a nessuno, men che meno ad Andrea Garbin che mette tanta passione ed energia nel suo lavoro e che con tanta fatica ha messo in piedi l’idea e il programma di Senigallia 2.0, in maniera collaborativa. Non è questo il punto.

Il punto è che, se l’obiettivo è espandere la conoscenza di questi temi alla gente comune e suscitare la curiosità di queste persone, probabilmente fissare un incontro alle 21 di venerdì (o giovedì) sera, dovunque sia, non può portare a raggiungere l’obiettivo, soprattutto se non ci sono nomi di richiamo o non viene attivato un passaparola motivante tra la gente.

Che fare quindi? Di fronte alle riflessioni di Anna Torcoletti, a caldo ho risposto con un commento che riporto a seguire. Non è la soluzione e non è neanche detto che sia realizzabile o si riesca a fare. Certo è che romperebbe una barriera e farebbe un po’ di rumore. Non vedo alternative: o si rompono gli schemi, o questa comunicazione sarà destinata a rimanere di nicchia.

Con la logica di chi vuole promuovere una causa su Face-book, forse l’unica alternativa è cambiare gli schemi e organizzare questi incontri in luoghi e momenti diversi.
Lo stesso evento sarebbe da replicare alla domenica pomeriggio nel corridoio di un centro commerciale a Senigallia. Sicuramente l’attenzione sarebbe più bassa, ma qualche curioso in più lo si potrebbe raggiungere.
Oppure in mezzo al corso al sabato pomeriggio. O vai in mezzo alla gente e contamini le piazze quando c’è la gente oppure l’alternativa è il web, per chi c’è, con chi c’è.

16 risposte

  1. Ciao Luca, ribadisco anche qui che la mia volontà era completamente altra dal voler far polemica, è indubbio l’impegno di Garbin e nessuno lo ha mai messo in discussione, che si tranquillizzi.
    Avendo dato notizia di Senigallia 2.0 in post e avendo partecipato ad un paio d’incontri mi è sembrato più che naturale condividere impressioni sul mio blog, non credo di aver fatto torto a nessuno, forse l’avrei fatto a me stessa se non ne avrei parlato dato che ne ho avuto voglia di farlo.

    1. Avatar Luca Conti
      Luca Conti

      Anna stai tranquilla. Non ho letto alcuna vena polemica nelle tue parole. Se Andrea le interpreta in questo modo – spero di no – sarebbe lui a sbagliare. Se avessi portato i miei amici all’incontro, ma non ho questo potere di influenza diretta, sarebbe cambiato poco, come ho scritto sul tuo blog.

      Il problema è che le energie sono sempre troppo poche rispetto a quanto sarebbe richiesto e non si tratta di dare colpe, ma di cercare di far meglio. Non credo che nessuno si sia risparmiato, rispetto al tempo e alle energie che aveva a disposizione.

      Se qualcuno lo pensa, lo dica apertamente e argomenti il suo punto di vista. Non mi tiro certo indietro.

  2. Luca le considerazioni le ho riportate sul blog di Anna Torcoletti, perchè la sua frase sulla brochure mi è sembrata veramente offensiva o inutile perchè assolutamente banale. Per quello che riguarda i centri commerciali, la domenica sono chiusi, ma non è questo il punto, i centri commerciali o il corso il sabato sera, possono servire per pubblicizzare gli eventi, ma poi un evento come quello dell’altra sera è difficile da collocare in altri posti legati al commercio. Le piazze sono ottimi luoghi, ma forse a Marzo non vanno proprio bene. Venerdì sera comunque, c’era in contemporanea: Sotto le stelle del Jazz, Scripta volant, l’incontro del Gis ( che sicuramente ci ha tolto la presenza di diversi blogger)e un altro paio di eventi alla stessa ora. Il problema è semmai che non si riesce a collocare gli incontri in giorni diversi, perchè comunque durante la settimana sarebbero di difficile collocazione.
    Rimane il fatto che non a caso in Italia solo il 45% della popolazione è su internet, che i convegni vengono fatti spesso alla mattina per portarci, obbligatoriamente, i ragazzi delle scuole. Ciò non toglie che si possa fare meglio ma forse bisogna usare altri toni e altre considerazioni e non mi riferisco a te.

  3. Quando ce la finiremo di definire i centri commerciali come “non luoghi” ovvero dedicati puramente al consumo dopo che un’intera letteratura sociologica si è spesa e si spende a descriverli come territori di socialità che arrivano in certi casi ad accogliere performance artistiche e oltre, Andrea, saremo sempre in tempo.

    In quello che ho scritto sul mio blog non c’èra nemmeno una virgola che andasse letta su un piano personale, nessuno ha messo in dubbio il lavoro impegnato di ciascuno, mi sono limitata ad osservare in un quadro generale quello che è stato il risultato di un processo organizzativo che purtroppo, almeno per il momento, ha disatteso l’obiettivo per il quale era nato.
    Aggiungendo qualche spunto su cui riflettere per provare a coinvolgere il pubblico di riferimento, tutto questo nell’interesse di tutti, compreso il mio.

  4. Offro anche io qualche spunto di riflessione, Mario Pollo, Pedagogista sociale, http://www.francoangeli.it/ricerca/Scheda_Libro.asp?ID=12466&Tipo=Libro
    dice:I non-luoghi sono, infatti, quegli spazi umanizzati che non offrono né identità, né inseriscono in una storia, né tanto meno inseriscono in un sistema relazionale. I classici non luoghi sono, ad esempio, i grandi centri commerciali, i fast food, i bancomat, i distributori automatici di bevande, le autostrade con i loro autogrill, i grandi aeroporti, etc.

    Ad esempio un prototipo di non-luogo come il centro commerciale è diventato uno spazio di attrazione degli adolescenti e dei giovani, in cui transitano gruppi informali.

    Questi spazi sono totalmente neutri e non offrono identità, storia, memoria, tradizione, relazione.

    Poi senza demonizzarli io intendo sfruttare tutto quello che ci offre risorse, come il fatto che abbiamo aperto un centro di aggregazione proprio al Centro Commerciale Mulino perchè ce ne era l’occasione.
    Ciò non toglie che ad esempio quello spazio non ha alcuna identità storica, se non proprio quella casa colonica adibita a centro di aggregazione.
    Senza la storia del passato, non c’è il presente e nemmeno il futuro.

  5. scusate se m’intrometto, ma che qualcosa non funzionasse in Senigallia 2.0 s’era capito già dai primi due incontri

    fatta la tara dei bloggers presenti, ai primi due incontri (non specialistici) c’erano forse 8 persone interessate al variegato mondo del web 2.0

    forse è presto per appalesarsi al grande pubblico o per aspettarsi la curiosità dell’uomo della strada?
    non lo so, e non so neanche se i centri comm.li possano servire (forse a promuovere notebook durante l’incontro) ma quello che è certo (a mio avviso) è che Facebook, a prescindere da tutte le menate sul social network, sta distruggendo i blog, perchè consente a chiunque di essere letto da centinaia di persone (e di fare relazioni) quando parla della sua stitichezza o di quello che ha mangiato a colazione

    con un blog, per avere lo stesso pubblico, ci vuole applicazione, costanza e tonnellate di contenuti, tu Luca lo sai meglio di me…

    per quello che mi riguarda venerdì ho dovuto scegliere fra tre impegni e mi sono regolato di conseguenza…

    ciao

  6. è scaturito il dibattito auspicabile, a partire dalla contraddizione di base: la partecipazione.
    Perchè non si è visto un giovane a quell’incontro?
    Che lavoro fare?
    Nel mio blog ho rilanciato anche con un articolo uscito sul settimanale Il Monferrato (ma ne trovarte anche un altro uscito sulla pagina nazionale de L’unità)
    http://www.performingmedia.org/i-guerriglieri-del-web/#respond

    Vale la pena rilanciare la palla.

  7. Cos’è questo “Terrore dell’insuccesso”?
    Semplicemente i temi trattati probabilmente non raggiungono il grande pubblico.
    Andrea Garbin ce l’ha messa tutta.
    Il volantino era ben fatto e l’ho visto ovunque nei giorni precedenti gli incontri.
    Logico che i temi trattati non possono attrarre la massa ma questo era probabilmente preventivato.
    Organizzare questi incontri per il corso o in un centro commerciale?
    Davvero credete che un gruppo di ragazzotti che sgomma con lo scooter e si urla l’un l’altro “Ma chi sono questi?” o una massaia, una coppia di anziani che va a far la spesa o una famiglia in gita di piacere abbia il tempo o la voglia di fermarsi ad ascoltare La Piaga di Velluto che spiega ciò che scrive nel suo blog, o Luca Conti che parla di web 2.0?
    Da quanto tempo non entrate in un centro commerciale?
    La gente corre come schegge impazzite e se incontrate qualche conoscente vi saluta appena correndo dietro il carrello.
    Il luogo scelto è quello giusto.
    La pubblicità è quella giusta.
    Semplicemente l’argomento non interessa.
    Andrea Garbin ci ha provato.
    A me non sembra che le due serate alle quali ho partecipato siano andate male.
    Certo c’erano molti addetti ai lavori.
    Meglio però coinvolgere una cerchia di persone interessate all’argomento che organizzare il tutto in un rumoroso centro commerciale dove chi ascolta è solo qualche attempato signore che aspetta che la moglie finisca di fare spesa e che non comprende nemmeno la metà di quello che si sta dicendo….

  8. Andrea, se ti consola a Scripta Volant c’erano 10 persone…

  9. Tre anni fa Luca si inventò, con noi, “Scripta Volant – Blog Generation”. Eravamo al Centro Sociale Saline. La sala era piena, moltissimi gli amici che Luca e tutti noi avevamo raccolto. Molti venivano da fuori città, anche da lontano. Moltissimi erano già avvezzi ad Internet. Non saprei dire quanti “uomini della strada” ci fossero, ne ricordo pochi.

    Trattammo allora alcuni dei temi che Andrea ripropone oggi: i blog, i podcast, i giornali online; tre anni fa erano argomenti freschi, ancora da esplorare, anche da parte degli addetti ai lavori. Oggi credo siano meno allettanti.

    Provo a rilanciare quanto ha già detto Carlo Infante sul suo blog: servono format nuovi. Ripensiamoli.

    Da un po’ io insisto sui podcast perché credo che un evento, una relazione, una riflessione ascoltata da 10 persone spesso ne merita 100 o mille. E quelle cento persone, o quelle mille, arriveranno i giorni e i mesi successivi, con calma, quando e come sarà più comodo a ciascuno. Internet non costringe nessuno a stare nei vincoli di spazio e di tempo, come era invece per la TV o la radio, oppure per i convegni del venerdì sera alle 21.

  10. evidentemente le star della blogosfera ancora non hanno quel potere di attirare le folle come invece altre star del cinema o della tv

  11. Alcune considerazioni veloci.

    Purtroppo Scripta Volant e Senigallia 2.0 si sono sicuramente tolti pubblico a vicenda (si pensi solo al fatto che ben tre relatori di Senigallia 2.0 erano alla conferenza di SV e che tra il pubblico c’era gente che aveva partecipato ad altri incontri di S.2.0.). Il problema non è però questo, quanto, come già osservato, la scarsa/nulla partecipazione di persone “esterne”.

    Per quanto riguarda la pubblicità: nella mia scuola (superiore) i manifesti sono stati messi in luoghi davanti ai quali passano centinaia se non migliaia di persone al giorno; le brochure giravano perfino nelle aule.

    Noto inoltre una cosa molto interessante, almeno per me: mentre la maggior parte degli organizzatori di convegni millanta successi, pubblico, riscontri eccetera, qui ci si sta interrogando; non è poco.

  12. @Marco, erano 7 gli spettatori di Scripta Volant venerdì sera..!

    E per quanto riguarda la rassegna che facemmo con Luca nel 2006 “scripta Volant – Blog Generation”, la stragrande maggior parte delle persone era composta da amici di Luca, addetti ai lavori, redazione di GoMarche e di Vivere Senigalllia.
    E pochissimi senigalliesi, forse due o tre, non addetti…

    Io torno a ripetere che è difficile coinvolgere il senigalliese medio, se non gli proponi un evento “trendy”, e che la colpa non è di chi organizza e si spende…

    Forse l’unico difetto di Senigallia 2.0 è quello di apparire come rassegna troppo “tecnica” e specialistica, magari un po’ didattica e biosgna cercare di trovare nuovi “appeal” per coinvolgere la gente..
    mi sa che molti non hanno capito proprio di che si tratta…

    Un conto è una rassegna letteraria a cui la gente non vuole partecipare per disinteresse, scarsa sensibilità, ignoranza o paura (che è poi la stessa cosa)…
    altro è una rassegna di questo tipo, che può essere non capita…
    Il fatto è che rimaniamo sempre tra noi…, anche qui a discuterne sui social network e non invece nei luoghi dove vogliamo raggiungere le persone che sono “divided”, cioè escluse o autoescluse dal mondo del web 2.0…

    Proprio ora mi è venuta un’ideuzza…. 🙂
    Invece di andare nei centri commerciali, perché non organizzare un aperitivo 2.0…???
    Magari al locale che sta proprio lì al Foro, dove c’è spazio… creare una dimensione di scambio e di gioco…. un’occasione di convivialità e approfittare per promuovere la rassegna.
    Cercare di coinvolgere la gente….

    La butto lì

    Tanto, alla fin fine, bisogna corrompere la gente con il cibo…

  13. anche incentivare. mettere in palio un portatile per il miglior liveblogging. ci si assicura la presenza dei blogger, di molti studenti e di qualche altro affarista

  14. Mannaggia Malih, idea grandiosa ma la dovevi dire PRIMA che mi decidessi a comprarlo, sto benedetto portatile!!

    comunque concordo con Valeria, cercare di dare un’aura più glamour e meno seriosa alle conferenze potrebbe servire ad attrarre persone. Però se tali persone fossero interessate esclusivamente all’aperetivo, non so se varrebe la pena cercare di farle partecipare a tutti i costi, no? O dici che tra un martini ed un grissino qualche concetto 2.0 si veicola lo stesso, per osmosi? 😉

    Ciao
    Sere

  15. @ Sere
    brava vedo che stai attenta. però qui oltre all’osmosi c’entra anche la teoria dei bicchieri comunicanti

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