Sono fortunato, lo riconosco. Faccio un lavoro che mi appassiona e mi diverte al tempo stesso. Ieri, per esempio, ho fatto una trasferta toccata e fuga a Milano per tenere una conversazione sul social networking, l’innovazione e le aziende.
Il pubblico era costituito da una dozzina di professionisti europei appartenenti al mondo bancario, con incarichi diversi. La chiacchierata si è svolta in inglese e, salvo qualche svarione corretto in tempo reale, direi che sono riuscito a farmi capire abbastanza agevolmente, soprattutto considerando i feedback finali, del pubblico e degli organizzatori.
Certamente farsi 7 ore e mezza di viaggio in treno in 24 ore, di cui 4 abbondanti in interregionale, non è cosa leggera, ma neanche tanto pesante quanto si può immaginare e certamente lo sforzo è ben ripagato, non solo dal punto di vista economico (è pur sempre lavoro!), anzi.
Finché siamo qui, online, nella parte abitata della rete, a raccontarcela tra noi, ci divertiamo e impariamo qualcosa ogni giorno, ma il mondo fuori di qui continua a girare su un altro binario. Occasioni come quella di ieri sono invece utilissime, per allargare la platea del web sociale anche a chi non l’ha ancora scoperto o compreso, e per raccogliere la sfida dell’evangelizzazione.
Spiega in maniera sintetica a qualcuno a digiuno che cosa èTwitter e il Web 2.0, in inglese, e vediamo poi che succede. Per me tutto ciòrappresenta una sfida, non soltanto professionale, ma anche educativo. Per questo tipo di attività sono sempre disponibile, anche se si tratta di sacrificare un bel sabato di sole.
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