Da tempo meditavo questa scelta e da oggi è realtà: ho disattivato il mio profilo personale su Facebook. Perché desiderare di uscire da Facebook, anche se con la possibilità di rientrare, oggi che il 100% degli Italiani che si collega tutti i giorni su internet usa Facebook?
Sulla base della mia esperienza personale, le ragioni sono molteplici. Provo a sintetizzarle a seguire. Il tutto non è una critica a chi Face-book lo usa e non è neanche un invito a lasciarlo. Giusto un punto di vista che mi piace condividere e sul quale raccogliere eventualmente opinioni.
Face-book è una gran perdita di tempo. Perdere tempo non è necessariamente un male, se lo si fa in maniera limitata e consapevole. Ciò che ho sperimentato è che Facebook è capace di assorbire un tempo illimitato e allo stesso tempo di generare un valore prossimo allo zero per lo stesso tempo investito. Conoscere cosa stanno facendo i tuoi amici o cosa pensano, in base a quanto attivi essi siano, può dare l’impressione di conversare, partecipare, condividere, quando in realtà non è niente di tutto questo. Che valore ha una pioggia di mi piace su contenuti degli amici in termini reali? È un modo concreto, ma superficiale, di stare vicini a qualcuno. Migliora le relazioni personali? Non mi risulta.
Più contenuti produci, più attivo sei, più sei invogliato a tornare per vedere le reazioni generate e più sei portato a interagire con i contenuti prodotti dai tuoi amici. Quanto valore si può estrarre da tutta questa attività, valore concreto non monetario? Poco, purtroppo, per me.
A questo si aggiunge l’aspetto relativo alle tracce che lasciamo in rete, più o meno pubbliche, quasi sempre permanenti: chi ha voglia di cancellarle, una volta che sono online? Quasi nessuno. Ebbene, come questo video illustra bene, ogni informazione personale pubblicata online può diventare sensibile in un momento successivo, a distanza di giorni o di anni. Ha senso quindi lasciare tracce permanenti e personali su Facebook? A mio avviso il gioco non vale la candela.
Non la metto sul piano del valore creato per Facebook, perché nessuno costringe nessuno a lavorare gratis per Facebook caricando pagine su pagine, interagendo con altri utenti, producendo contenuti. Non è questo un argomento contro, anzi. Facebook fa benissimo a monetizzare tutto ciò che ritiene sia possibile monetizzare, fino al momento in cui gli utenti ritengono questa attività lecita e legittima: informazioni personali in cambio di un servizio gratuito di relazione.
Ho deciso quindi di venirne fuori, almeno per un po’, pagando un prezzo. Allo stesso tempo voglio vedere come le relazioni personali saranno influenzate da questo cambiamento. So già che per molti contatti internazionali verrà a cadere un punto di incontro unico e che alcune amicizie perderanno tono. Allo stesso tempo sono convinti che gli amici che contano rimangono, usando altri mezzi di relazione alternativi. Voglio pensare che Facebook, per quanto pervasivo, non sia indispensabile.
Questo esperimento non ha una scadenza. Potrei tornare tra un paio di settimane, far passare le feste di Natale o tornare per cancellare il profilo e tutti i suoi contenuti una volta per tutte, facendone a meno o ricominciando da capo con un nuovo network di amici.
Una cosa la so già. Stare fuori da Facebook libera un sacco di tempo da usare in altro modo. Senza app sul telefono, ti puoi dedicare a leggere un libro o gli articoli di giornale che ti sei messo da parte, o comunicare direttamente con qualcuno degli amici più importanti che hai. Dalla scrivania vale la stessa cosa, con la possibilità di passare meno tempo davanti allo schermo, o valutando attività che trasformano informazione in conoscenza. Quante persone dicono di non avere tempo per la loro attività preferita? Il tempo si trova, basta volerlo.
Per quanto curioso, conosco chi ha già fatto questo percorso, tornando indietro, o chi disattiva il proprio profilo in maniera periodica, quasi a prendersi un sabbatico. Conosco persino chi si è cancellato da tempo e ne fa del tutto a meno. Incredibile, o forse no.
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