I no che aiutano a crescere, professionalmente

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Non èfacile dire no, ma spesso è la scelta giusta.

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Può sembrare paradossale, ma per un lavoratore freelance, saper declinare alcune offerte di collaborazione, è un investimento nel futuro. All’inizio è faticoso, ma sul medio-lungo termine paga. In salute, in clienti più facili da gestire, in maggiori ricavi e soprattutto in un allineamento con i propri valori.

Non voglio citare casi e potenziali clienti che ho declinato, non è questo il punto. Il punto è che aver bisogno di lavorare non significa dover accettare tutte le richieste che ti vengono proposte. Uno dei miei più cari contatti professionali, diventato presto un amico, ha sempre pensato di propormi attività su cui lavorare insieme, solo dopo avermi chiesto se trovavo la proposta allineata con le mie esigenze di crescita professionale. Di fatto è l’unica persona con cui ho lavorato ad essersi posta in questo modo. Neanche a dirlo, abbiamo sempre lavorato insieme in maniera soddisfacente e stimolante.

Dire no, se non c’è un comune metodo di lavoro

Nella mia pagina contatti è specificato chiaramente. Non amo ricevere telefonate. Puà sembrare un vezzo, ma c’è un motivo. Le telefonate richiedono un impegno sincrono tra le parti. Il 90% di quanto ci si trova a gestire in una collaborazione di lavoro, non richiede un impegno sincrono. Per chi svolge un lavoro creativo/intellettuale, ci sono orari della giornata da difendere con le unghie e con i denti. Per me è la mattina e, quando sto scrivendo un libro, anche il primo pomeriggio. Poi ci sono orari sacri: il pranzo e la cena, che avvengono spesso in orari umani, in cui c’è chi ancora lavora.

Se il mio cliente potenziale ama telefonare in maniera smodata, non è un cliente con cui voglio lavorare. Niente di personale, ma non siamo allineati sulla gestione del tempo.

Dire no, se non c’è stima reciproca

Recentemente mi è capitata una proposta in cui, al primo incontro di persona, chi mi ha invitato mi ha raccontato di avermi trovato con una ricerca online, su un sito non mio. Mi è stato fatto capire che non c’era gran fiducia verso quel sito, ma mi hanno contattato lo stesso. A questo si è aggiunto il fatto che il committente ha invaso il mio campo, imponendo una modalità di risoluzione del problema per cui è stato richiesto il mio supporto professionale, prima ancora di sentire la mia opinione. In aggiunta, il potenziale cliente ha ammesso di non conoscere il mondo su cui ha richiesto il mio supporto, con commenti negativi su strumenti e servizi oggetto della collaborazione.

Un lavoro impostato in questo modo nasce con un compromesso che non mi permetterebbe di lavorare in modo sereno. Le mie scelte sarebbero condizionate dal giudizio del cliente, con poca soddisfazione da parte mia sul valore aggiunto offerto, pur assecondando le manie del cliente. No, grazie. Non sono un banale mercenario, buono per tutte le stagioni.

I miei rospi

Detto questo, ho ingoiato anch’io i miei rospi e posso permettermi di valutare i miei potenziali clienti come sopra, perchého una sicurezza economica, guadagnata faticosamente, grazie alla quale riesco a sbarcare il lunario anche nei tempi di magra.

In ogni caso, se accetti un lavoro con un cliente con cui non sei allineato, certamente non avrai tempo per seguirne un altro che dovesse approcciarti nel frattempo. Saper attendere, a volte, è la scelta giusta, anche se contro intuitiva. Vale la pena fare qualche sacrificio e rischiare. L’allineamento con i propri valori ripaga n volte il sacrificio iniziale, almeno questa è la mia esperienza.

Aggiornamento

Caso vuole che, appena finito di scrivere e pubblicare questo post, mi imbatta in una intervista con Guillermo del Toro, in cui dice le stesse cose di cui sopra, in riferimento a tutta la propria vita:

We all live for the last three minutes of our life. We all live our entire life for the three, agonizing, last three minutes in which you are going to die. And you very fast realize at a speed beyond anything we know you realize what you did, and what you didn’t. And as your life force fades, you quickly realize who you were, and what you did. And you’re summed in brackets between your birthday and your death day. And, if in those three minutes you know you didn’t do and you didn’t choose what was best for you and those around you, those last few seconds are pure hell. But if you made the right choices, the last few seconds are release.

Non potrei essere più d’accordo.