Riprendo un articolo scritto per Il Sole 24 Ore pubblicato nell’edizione di oggi.
Nel sottobosco del social web, all’ombra dei grandi network supportati dalla pubblicità, prosperano community tematiche in cui la privacy degli utenti è rispettata e i dati sono protetti.
Mentre esplode il Facebook Datagate, lo scandalo che sta mettendo in crisi il social network di Mark Zuckerberg, accusato di aver ceduto i dati degli utenti alla società di analisi Cambridge Analytica, è più che mai attuale scoprire come funzionano i social network «discreti»: le community che «per statuto» dichiarano di non memorizzare i dati dei propri utenti. E che quindi usano modelli di business alternativi alla proliferazione degli utenti venduta al migliore offerente.
Da Ello (per gli amanti dell’arte) a Letterboxd (per gli appassionati di cinema), piccoli anti-Facebook crescono.
