L’ultimo anno non è stato facile. La scomparsa di una persona cara e il nuovo equilibrio familiare conseguente ha causato effetti sulla mia capacità di concentrazione e sulla mia energia creativa. Tutto ciòha provocato un ritardo nella consegna di un libro, che ho procrastinato oltre l’immaginabile. Mi sono detto per mesi che la causa di tutto ciòera semplicemente la mia incapacità contingente di concentrarmi e che con metodo sarei stato capace di tornare sulla retta via.
A inizio 2018 mi sono messo d’impegno a riprendere il lavoro, che aveva fatto pochi passi avanti in mesi, e poco dopo mi sono di nuovo bloccato. Una notte ho voluto pensarci bene e cercare di capire perché ogni volta toccavo quel materiale, mi veniva un blocco quasi invicincibile. Mi sarei messo a fare di tutto, pur di non mettermi a tavolino a scrivere quel libro. La risposta èvenuta dopo poco: mi sentivo inadeguato a produrre materiale all’altezza delle aspettative del lettore. Per la prima volta mi sono detto che la mancanza di voglia era un modo del mio inconscio di dirmi che non avrei prodotto nulla di buono, pur impegnandomi. Per il mio ego non è stato facile accettarlo e comunicarlo a chi aveva creduto in me e che si aspettava da me un risultato. Per fortuna sono circondato da gente che mi stima e il tutto è stato compreso senza grandi tragedie.
Riconosciuto questo fallimento e presa coscienza delle necessità di mettere un punto e voltare pagina, mi sono subito concentrato su altri due progetti editoriali la cui scadenza stava per avvicinarsi. Mi sono impegnato per diverse settimane, quasi senza fare altro, e il risultato c’è stato. A inizio aprile ho consegnato la prima bozza di due nuovi libri. Uno scritto da solo, uno scritto insieme al mio partner editoriale preferito. Non è stato facile, ma ce l’ho fatta. Probabilmente ci sarà da rimetterci mano, almeno un po’, ma sono più che fiducioso che a giugno usciranno il mio quattordicesimo e quindicesimo libro pubblicato con Hoepli.
Da questa vicenda ho imparato molto. Se un progetto subisce un blocco prolungato, questo blocco ha una ragione di essere. Meglio fermarsi e cercare di capire l’origine di questo blocco, che far finta di nulla e addebitare il tutto a qualche causa esterna. Capire i perchéè il primo passo per capire se il progetto può essere o meno salvato. Se non ci sono le condizioni per andare avanti, meglio assumersi il prima possibile le conseguenze del caso, per quanto dolorose e rischiose. Mettere da parte il progetto diventa l’unico modo per liberare la mente e dedicarsi al progetto successivo. Se c’è una cosa che cambierei tornando indietro è l’indagine interiore, che avrei dovuto adottare mesi in anticipo, invece di negare a me stesso lo stato dei fatti.