Alcune delle reazioni alla mia comunicazione pubblica di abbandonare il social media marketing, per dedicarmi ad altro, mi hanno dato del coraggioso e del visionario. Allo stesso tempo però, le stesse persone mi hanno fatto capire, implicitamente o esplicitamente, che loro non avrebbero potuto concedersi lo stesso lusso. Trovare soddisfazione nel proprio lavoro non èfacile e , se non la si trova, cercare un altro lavoro non è necessariamente la scelta seguente o quanto meno la preoccupazione più prioritaria. Mi sono reso conto quindi, semmai avessi avuto qualche dubbio, di essere veramente coraggioso, almeno secondo i parametri della società in cui viviamo. Lasciare il certo per l’incerto, anche quando si soffre per il certo, è raro.
Una conferma di quanto sopra mi èvenuta dalla storia di copertina del New York Times Magazine sul mondo del lavoro, dove il pezzo principale include questo aneddoto:
One classmate described having to invest $5 million a day — which didn’t sound terrible, until he explained that if he put only $4 million to work on Monday, he had to scramble to place $6 million on Tuesday, and his co-workers were constantly undermining one another in search of the next promotion. It was insanely stressful work, done among people he didn’t particularly like. He earned about $1.2 million a year and hated going to the office.
“I feel like I’m wasting my life,†he told me. “When I die, is anyone going to care that I earned an extra percentage point of return? My work feels totally meaningless.†He recognized the incredible privilege of his pay and status, but his anguish seemed genuine. “If you spend 12 hours a day doing work you hate, at some point it doesn’t matter what your paycheck says,†he told me. There’s no magic salary at which a bad job becomes good. He had received an offer at a start-up, and he would have loved to take it, but it paid half as much, and he felt locked into a lifestyle that made this pay cut impossible. “My wife laughed when I told her about it,†he said.
Il grassetto sopra è mio
L’autore dell’articolo ha di proposito giocato col paradosso di guadagnare un milione di euro l’anno e non andare in ufficio con piacere. Per quanto bizzarro, non fatico comunque a credere quanto dichiarato e lo faccio mio. Negli ultimi anni non mi sono (sempre) messo alla scrivania con piacere, anzi. Nei giorni no, ho provato e riprovato, ma la scrivania mi respingeva. I miei valori non erano più allineati con quello che facevo. Ora che ne sono pienamente consapevole e che sto costruendo il futuro, non vedo l’ora di mettermi alla scrivania a fare ricerche, leggere articoli, commentarli, condividerli e muovere i prossimi passi.
Si può arrivare a vivere una vita infelici e insoddisfatti, convincendosi che lo si fa per i figli, per la famiglia o per sostenere uno stile di vita che permette di avere una bella casa, una bella macchina, numerosi abbonamenti (Sky, palestra, Netflix, Amazon Prime, app, Audible, StoryTel, ecc.), una casa al mare, weekend fuori, cena fuori spesso e volentieri. Oppure si può decidere di tagliare il superfluo e accontentarsi di un lavoro con meno stipendio, ma più tempo libero. Oppure di lavorare meno, da freelance, e avere più tempo da investire in cultura, relazioni, viaggi (low cost).
La vita è una questione di scelte. Le scuse o quello che fanno gli altri non contano. Conto io per me e conti tu per te. Punto. Il coraggio si trova, se c’è una forte motivazione. Casca a fagiolo a questo punto una citazione di JoséOrtega y Gasset, trovata in un’intervista alla moglie dello scrittore John Williams:
The hero is someone in continual opposition to the status quo. The hero is always becoming himself
Voglio essere un eroe.