Che mattina!

Quel che si riesce a fare con il telefono spento è notevole. Non incredibile, perchéci vuole poco in realtà. La nota modalità aereo, che funziona anche meglio se la sera prima decidi di non mettere il telefono a caricare e la mattina lo prendi all’1%. Il tempo di inviare un messaggio, leggerne un altro e il telefono si spegne. Il colpo di genio sta nel non riaccenderlo e neanche metterlo a caricare. Questa mattina non ho impegni e posso permettermi di tenerlo spento. In questo momento è ancora spento.

Ho curato le mie 3 pagine del mattino, a cui ho aggiunto le schede dell’ultimo libro finito due giorni fa e alcune schede di agosto che ho deciso di inserire nel nuovo diario di lettura, tanto per prendere il ritmo. Poi ho finalmente avviato il diario cartaceo, pensato per essere conservato o almeno più strutturato delle 3 pagine del mattino. 2 pagine in questo caso, con risposte a prompt del tipo: cosa hai fatto ieri, cosa hai imparato, cosa hai letto, come ti senti oggi, cosa farai oggi, 3 cose di cui sei grato, la cosa più importante da fare oggi. 2 pagine che sintetizzano la giornata passata e presente, che stimolano a riflettere sulle proprie emozioni e a essere grati di quello che si ha. C’è sempre qualcosa di cui essere grati.

Primo giorno senza più l’impegno dell’università e ho subito tolto tutti i miei legami con le attività del corso: blog degli studenti su WordPress.com che uso da tempo e continuo a usare e poi le pagine su Face-book di cui ero amministratore. Non mi loggavo su Face-book da tempo. Una ottima occasione per limare la mia lista di amici, con un po’ di oblio digitale su relazioni che non ha più alcun senso mantenere, o perchénon ci sentiamo da anni, o perchéci sentiamo su altri canali. Ne ho lasciati meno di 20, giusto per non andarmi a segnare email e numeri di telefono adesso. Poi ho disattivato il profilo. Non che ci siano rischi sul fatto che mi venga voglia di usare Face-book, anzi. Per un po’ ho accarezzato l’idea di fare lo stesso con Twitter e LinkedIn, ma sembra che in entrambi i casi sia solo possibile una eliminazione definitiva del profilo. Quindi per il momento mi limiterà a continuare a ignorare LinkedIn (sì, il mio ultimo libro è stato su LinkedIn, grazie) e a interrompere la distribuzione di link del blog in automatico su Twitter. Chi clicca è un numero sparuto di contatti e gli altri leggono solo il titolo, a volte con commenti inutili e parziali. Non ne ho bisogno, grazie.

Questa attività ha portato via più tempo di quel che puoi immaginare, ma è una manutenzione che ho ritenuto necessaria. In sintesi, più scrittura con carta e penna, più tracciamento privato e non pubblico, analogico e non digitale. Potrei anche pensare di cancellare il mio account GoodReads, previa esportazione dei dati, e continuare a registrare i miei libri su carta e foglio Excel privato. Gli amici che frequento leggono poco e non usano comunque le piattaforme di lettura condivisa, quindi la perdita è prossima a zero. Come la perdita di informazioni personali sulla vita di amici che non sento e non vedo da mesi o anni. Che senso ha? Per gli amici che vedo con una certa frequenza o che sento con una certa frequenza, non ho bisogno di sapere cosa scrivono o pubblicano o fanno. Me lo dicono loro quando li sento. Nel tempo guadagnato rifletto, studio, leggo e mi dedico ad attività offline. Senza il carico psicologico di vedere come si divertono gli altri, pressione sociale, tenersi al passo con i Jones, eccetera. Posso rendermi la vita miserabile (non lo è affatto in questo momento) se voglio, senza il contributo di altri.

Ora vado a metter l’acqua sul fuoco, per preparare un bel pranzetto da mangiare al sole, per poi andare a organizzare spesa, cucina di una nuova ricetta, momenti sociali del pomeriggio e della sera. Tutte attività che richiedono l’uso di internet solo per comunicazioni di carattere logistico. Niente chat fini a se stesse, niente distrazioni.

Dovrei ripetere questo esperimento casuale anche nelle prossime mattine. Fantastico!