A che serve lo smartphone? Non è una domanda provocatoria, ma una domanda vera. A che serve? Come tutte le comodità include un prezzo da pagare. La comodità di avere sempre con sévari servizi (musica, notizie, messaggi, email, motore di ricerca, libri, videocamera, orologio) comporta il dover essere online, far sapere di essere raggiungibile di fatto in ogni momento, condividere con alcuni servizi la propria posizione geografica, rinunciare a parte della propria privacy.
Senza smartphone ho deciso coscientemente di riprendere il controllo del mio tempo e di rinunciare a essere sempre connesso, ad avere tutte le informazioni a portata di mano, ad avere navigazione e mappe, ad ascoltare la musica ovunque mi trovi, a leggere e-book, a leggere siti di informazioni. Continuo a comunicare, con telefono e SMS, decidendo quando scrivere e quando rispondere, senza che le persone si aspettino che io legga e risponda in tempo reale. Chi mi vuole raggiungere in tempo reale può continuare a farlo. Senza messaggistica instantanea. Del social web neanche ne parlo perchéda mobile non lo usavo più da tempo, a dimostrazione che si può avere una vita ricca sotto tutti i punti di vista, senza farsi distrarre ogni momento dalla vita online.
Ho avuto l’ulteriore conferma che passavo troppo tempo a consumare media. Bello l’Economist, bello il London Review of Books, belli i PDF dei giornali online, belle news dalle fonti che hai selezionato. Tutto a portata di mano, ovunque ti trovi, anche sul divano di casa. Senza queste app e senza questi contenuti la mia vita è più povera? Io direi più ricca. Se sono fuori casa, mi porto il mio e-book reader e leggo i libri che ho deciso di leggere. Un libro, per me, ha un valore superiore a una rivista o a un giornale. Il valore sta nel concentrarsi per lungo tempo a leggere, senza fare altro. La capacità di attenzione sale. Nel caso di narrativa, l’immaginazione viaggia molto più che vedendo una serie tv. Nel caso di un saggio, l’approfondimento è di gran lunga superiore a qualsiasi articolo giornalistico, rivista o quotidiano che sia. In movimento il consumo di media si limita, se c’è, al libro. A casa c’è il computer portatile che può essere consultato in caso di necessità, ma certamente non a letto e non durante i pasti e neanche in bagno.
Fuori casa quindi solo telefono e SMS. Niente WhatsApp, niente social media di qualsiasi genere siano. Tornare a scrivere SMS è stato divertente. Fai fatica con il T9 e quindi finisci per essere più sintetico. Niente chat infinite. O vai subito al punto, o telefoni. Semplice.
Sì, una scocciatura forte c’è ed è il blocco delle chiamate degli scocciatori. Di solito non insistono e con il telefono silenziato, il danno è limitato. Se non richiamano, era uno di loro. Se richiamano, rispondi una volta e poi capisci.
Considerando i ritmi di vita casalinghi degli ultimi mesi e dei prossimi, non vedo una ragione che sia una per aggiustare il mio smartphone o comprarne un altro. Ho ancora il cordone ombelicale collegato con l’unica app che continuo a usare dal computer, WhatsApp Web, ma ho capito che se il mio smartphone smettesse di funzionare, la web app non funzionerebbe più. Mi sono mentalmente preparato e posso staccare la spina o ridurre i controlli quando voglio. In questo momento, per esempio, ho chiuso la scheda con WhatsApp dal browser e chi mi scrive sa che se è urgente mi deve chiamare. Non chiama nessuno, quindi quanto sta su WA può attendere. La multimedialità della messaggistica istantanea è l’unica cosa che continua a legarmi a essa, incluso il fatto che non tutti sanno che non ho più accesso dallo smartphone.
Una ricerca Comscore afferma che solo il 7% degli italiani usa esclusivamente il computer per collegarsi a internet. Credo di non aver mai votato un partito che alle elezioni ha ottenuto una percentuale superiore. Sono in buona compagnia.