17 anni di blog, anche se a ritmi alterni, hanno lasciato un segno. Nonostante abbia deciso di condividere sempre meno online, continuo a trovarmi in situazioni in cui penso a scrivere un post per raccontare la riflessione frutto dell’esperienza che sto vivendo. A volte mi viene in mente anche il titolo, come quello di questo post.
Da più di un anno, una delle strade che collegano casa mia col centro della città è stata risistemata e trasformata in una strada con limite di 30 km/h e alcuni dossi. Dossi e limite imposti sia perchéc’è una scuola vicino, sia perché sarebbe una strada cittadina in cui correre. I primi mesi ho sofferto questa novità: possibile che una strada nuova e senza buche fosse diventata una strada lenta? Possibile che avrei dovuto stare almeno sotto i 50 km/h per non prendere i dossi troppo velocemente? Non lo ritenevo giusto. Perché sistemare una strada per mettere un limite così basso? Con le vie limitrofe a 50 km/h? Non aveva senso e probabilmente non ce l’ha neanche adesso.
Da ottobre ho cominciato a frequentare un centro yoga con 2-3 lezioni alla settimana, il mattino. Il mio status sabbatico comprende il lusso di fare yoga, mentre la maggior parte della gente lavora. La pratica dello yoga, il rallentare la respirazione, il qui e ora, in poco tempo mi hanno fatto percorrere la stessa strada in un modo completamente diverso. Ho realizzato che potevo tranquillamente rispettare il limite di velocità e non avrei subito alcun danno, anzi. Ho cominciato a perseguire scientemente il limite di velocità, cercando di avvicinarmi il più possibile ai 30 km/h, senza mai superare i 40 km/h. Il tutto, rallentando il respiro, soprattutto andando e tornando da yoga. Ho incluso il viaggio in auto di 10 minuti nella pratica della mattina e ho continuato a fare lo stesso ogni volta che percorro la stessa strada.
Il risultato? Ho trovato un momento in più nella giornata per meditare e rallentare. Niente frustrazione o rabbia per il limite discutibile, ma accettazione della realtà e rispetto delle regole. L’ostacolo è diventato l’opportunità per adottare una diversa mentalità. Forte della pace interiore acquisita rallentando, ho notato la frustrazione (e la mancanza di disciplina e di rispetto delle regole) di chi si è permesso di superarmi e, in un caso, anche suonarmi. Semplicemente perchérispettavo il limite di velocità. In un paio di casi mi sono arrabbiato e ho suonato anch’io. Nella maggior parte dei casi non mi volto neanche a vedere chi è l’indisciplinato. Guidare non è una gara con qualcuno. Io seguo le regole e rispetto gli altri, anche se gli altri non rispettano le regole. Come nella vita e nello yoga. Non è una competizione con nessun altro. In alcuni casi è con me stesso, per tirare fuori il meglio di me. Niente altro.
Questo è solo un esempio, banale certamente, di come la vita può prendere una piega diversa, con un po’ più di consapevolezza, allenando la pazienza. Il beneficio è una maggiore pace con me stesso, meno stress, meno ansia, un sonno immediato e senza risvegli. Più pazienza per le situazioni che la richiedono. Le occasioni per sviluppare consapevolezza sono tante, in tutto l’arco della giornata. Va da sè che mentre guido non ascolto radio, né musica, né podcast. Qui e ora. Mindfulness. Consapevolezza di cosa sto facendo. Concentrazione sul respiro. Il consumo di media, in situazioni simili, èzero.