Sei sotto il mio incantesimo

Se mi avessi dato per disperso in queste settimane (mesi?), non ti darei affatto torto. L’estate è stata intensa e questa intensità si è dilatata fino alla fine di ottobre. L’unico fattore in grado di modificare le mie abitudini è il Presidente del Consiglio con i suoi DPCM. L’ultimo in particolare, più il prossimo che arriverà a novembre, ha tagliato una buona parte della mia vita fuori casa, sospendendo yoga, palestra e cinema. Molto probabilmente, con le sue forti raccomandazioni, inibirà buona parte della vita sociale in spazi privati. Solo allora tornerò a uno stato simile a quello del confinamento primaverile, dove avevo le mie routine di lettura, scrittura e spazio per le passioni, in solitario. Ancora non è così e per questo non mi rassegno a vivere socialmente, ma torno a scrivere perché il tempo per riflettere sulle esperienze è aumentato, a svantaggio delle esperienze stesse. Poco male, perché di esperienze ne ho fatte tante. Del resto le giornate sono sempre di 24 ore, con o senza confinamento. In alcuni ambiti della mia vita, che non intendo discutere in questo spazio, sono cresciuto più in questi ultimi mesi che in anni della mia vita.

La musica

La musica è un elemento costante delle mie giornate. In questo periodo godo di un periodo di prova gratuito di Apple Music e mi permette di rifugiarmi in playlist e nuovi album senza pubblicità, quando la pressione di Spotify (gratuito) sale troppo. Ora sto ascoltando un EP di Neil Cowley e Ben Lukas Boysen, Grains & Motes, scoperto dalla Discovery Weekly di Spotify: la mia playlist preferita in assoluto, considerando la capacità dell’algoritmo di Spotify di propormi ogni settimana nuovi artisti e brani sconosciuti, che spesso finisco per adorare.

L’altra fonte di ispirazione sono i film e le serie tv. Negli ultimi due mesi, cinema a parte, ho visto una sola serie tv: Lovecraft Country. Gli italiani che non hanno confidenza né con l’inglese, né con torrent, potranno seguirla su Sky Atlantic dal 31 ottobre. La serie tratta il tema della discriminazione razziale, aggiungendo magia e mostri. Notevole sotto vari punti di vista. Cast quasi interamente nero e in gran parte femminile, creato da una donna. Minoranze al potere. Se non fosse stato per Lovecraft Country non avrei, forse, mai scoperto un brano che adoro, per la musica e per il testo: I put a spell on you.

I put a spell on you
Because you’re mine
You better stop the things you do
I ain’t lyin’
I ain’t lyin’
You know I can’t stand it
You’re runnin’ around
You know better daddy
I can’t stand it
Cause you put me down
I put a spell on you
Because you’re mine
You’re mine
Mine

Nel periodo più estivo c’è stato A ghost dei Travis. Brano con un testo intelligente, da cui è tratto un video divertente e ironico. Scoperto sempre da Discovery Weekly.

Ora è uscito tutto l’album: 10 songs. Non è l’unica canzone orecchiabile. Un bell’album.

Letto e non letto

Se la lettura e la scrittura sono state per anni tra le mie abitudini consaolidate, gli ultimi mesi le hanno viste notevolmente ridimensionate. Sulla scrittura c’è poco da dire. Continuo a scrivere per La Content Academy con riscontri molto positivi, ma quasi niente altro. Non scrivo più né libri, né articoli giornalistici, né blog post, né contenuti social e non chatto neanche più di tanto. Qualche email, ma ho ridotto anche quelle. Il poco tempo a scrivere è la conseguenza del meno tempo passato a leggere, molto molto meno di quanto abbia mai fatto. Notizie quasi azzerate, articoli messi da parte a centinaia, libri letti ma con meno intensità. Fondamentalmente quello che non amo è passare troppo tempo davanti agli schermi e il libro, per me, è comunque uno schermo. In ogni caso continuo a leggere libri molto più della media, quindi questo è un discorso relativo. Lasciato il mondo della produzione di contenuti, va da se che ho meno incentivo a stare davanti al computer a consumare fonti di ispirazione. Probabile che la riduzione della socialità per la seconda ondata del COVID-19 rimescoli le carte. Vedremo.

Ho letto poco, rispetto ai miei standard, ma non mancano i titoli che ho apprezzato e che consiglio. Macchine come me di Ian McEwan tratta il tema dell’intelligenza artificiale all’interno di una storia d’amore. Molto curioso Sto pensando di finirla qui, da cui è tratto un film uscito su Netflix a settembre, che ti consiglio vivamente. Puoi leggere prima il libro o vedere prima il film. Ora ho in lettura L’estate dei fantasmi, ricco di spunti, anche se non mi ha catturato.

Il cinema

Una cosa che non ho smesso di fare, fino a quando è stato possibile, è andare al cinema. Ho visto tutto quello che c’era da vedere o quasi. Tra i migliori c’è Babyteeth, visto in anteprima e poi non uscito, come anche Corpus Christi. Carino Un divano a Tunisi, ma niente di che. Padrenostro non mi ha convinto. Merita Volevo nascondermi, sull’artista Ligabue. Simpatico Le sorelle Macaluso, anche se è una commedia che volge al dramma. Undine ha una grande interpretazione, ma non capisco il premio della critica internazionale al festival di Berlino. La straordinaria vita di David Copperfield mi ha fatto prendere sonno. La candidata è un filmetto quasi amatoriale, se non fosse per la storia che racconta. Modigliani è un bel documentario sull’artista, più che sulle opere, ma si impara molto. Questi sono i primi 10 film visti negli ultimi due mesi, ma c’è sicuramente dell’altro. In streaming ho visto soltanto Sto pensando di finirla qui, di cui sopra.

La seconda ondata

Ebbene sì, sono a tornato a seguire l’evoluzione della pandemia. Non fosse altro per cercare di immaginare le prossime mosse. Che arrivassimo a una chiusura parziale non sono stupito, anche perché le azioni din contenimento del virus continuano a essere tardive e non efficaci. Scommetto che passeremo Natale e capodanno a casa a farci gli auguri in videonferenza. Il tempo dirà se avrò avuto ragione o meno. Nel frattempo c’è da stare in guardia, senza farsi prendere dalla paranoia. Un articolo di Enrico Bucci per Il Foglio spiega benissimo i limiti dei numeri e dei modelli, oltre all’irresponsabilità di molti virologi ed epidemiologi da salotto (televisivo). Peccato che sia sotto paywall.

Purtroppo poi questa vicenda ha mostrato ancora una volta l’inadeguatezza della classe dirigente e anche dell’incapacità di fare il proprio lavoro da parte di molti giornalisti. Mi appassiona così poco questo tema, ormai, che non vado oltre.