Il consumismo è una piaga. Ne siamo pervasi. Internet ha accelerato il fenomeno, purtroppo, per vari motivi. Non solo puoi comprare quasi qualsiasi cosa in qualsiasi momento ti viene voglia, ma la pressione all’acquisto arriva anche dalle tue fonti informative e dai tuoi amici.
I giornali online, specialmente quelli nativi digitali (nel senso che non hanno uno storico su carta o su altri mezzi) hanno capito che per sostenersi hanno bisogno di avvalersi anche delle opportunità di guadagnare una percentuale dai prodotti che promuovono direttamente. Il Post, per esempio, ha una newsletter dedicata a suggerire prodotti da comprare (su Amazon) e scrive periodicamente articoli su cosa comprare, soprattutto in questo periodo dell’anno in cui gli acquisti online si moltiplicano per via del Natale in arrivo. Consumismo puro.
Lo stesso viene da amici e persone che segui online (in passato lo facevo anch’io!) che su newsletter, articoli e post su altre piattaforme recensiscono prodotti o semplicemente ti suggeriscono genuinamente prodotti che hanno comprato e che potresti usare anche tu. Con un link ad Amazon che contiene un codice che permette loro di trattenere una piccola percentuale sugli acquisti. Non è questo un incentivo al consumismo?
Forte di queste riflessioni da un po’ di tempo evito di scrivere di prodotti che reputo utili e che uso, proprio per non incentivare l’acquisto di qualcosa di cui probabilmente non hai bisogno. Lo so, è una battaglia quotidiana, perché quando i siti che frequenti e i contenuti che… consumi ti suggeriscono acquisti continuamente, comprare diventa quasi qualcosa di inconscio o di naturale.
Io stesso, quest’anno, mi sono interrogato sul comprare un nuovo computer portatile o comprare un nuovo ebook reader, convincendomi che ne avevo bisogno. Posso lavorare in un caffè col mio portatile che non ha più la ventola funzionante e ha un problema nella cerniera dello schermo? Troppo fragile, meglio comprarne uno nuovo no? Ho dedicato ore a cercarne uno nuovo per poi decidere di farne a meno, almeno per un altro po’. Il mio portatile ha 9 anni e potrebbe tranquilllamente arrivare a 10, no? Il mio ebook reader ha circa 7 anni e si è usurato. Lo schermo non risponde al tocco in maniera efficiente. È uscito un nuovo modello fiammante, perché non sostituirlo? Ho i soldi: perché non migliorare leggermente la mia qualità della vita. A che mi servono i soldi che ho disponibili se non li spendo? Questo è consumismo. Disporre di denaro in eccesso e pensare che sia legittimo usarlo per sostituire prodotti che funzionano. Perché no? Lo fanno tutti. Poi succede che leggi Sapiens di Harari e il consumismo torna fuori:
L’etica capitalistico-consumistica è rivoluzionaria sotto un altro aspetto. Quasi tutti i sistemi etici presentavano agli uomini un patto piuttosto oneroso. Promettevano il paradiso, ma solo se avessero coltivato la compassione e la tolleranza, vinto la bramosia e l’ira, contenuto i propri interessi egoistici. Per i più era una lotta dura. La storia dell’etica è una triste rassegna di splendidi ideali cui nessuno è riuscito a tener fede. La maggior parte dei cristiani non ha imitato Cristo, la maggior parte dei buddhisti non ha seguito l’esempio di Buddha e la maggior parte dei confuciani avrebbero fatto venire uno scatto di nervi a Confucio. Per contrasto, quasi tutti oggi seguono con successo l’ideale capitalistico-consumistico. La nuova etica promette il paradiso a condizione che i ricchi restino avidi e spendano il loro tempo a fare ancora più soldi, e che le masse diano libero sfogo alle loro voglie e passioni –e comprino di più, sempre di più. Questa è la prima religione nella storia i cui seguaci fanno effettivamente quello che viene chiesto loro di fare. Come facciamo però a sapere che in cambio avremo il paradiso? L’abbiamo visto in televisione.
Sapiens di Harari (Bompiani)
No, mi dispiace, non aderisco all’ideale capitalistico-consumistico o almeno cerco di resistere il più possibile. Non è impossibile, anzi. Basta pensarci un po’, identificarlo quando lo vedi e chiederti: ne ho veramente bisogno?
Il tutto poi ha conseguenze anche sulla salute, sempre da Sapiens:
L’obesità rappresenta per il consumismo una doppia vittoria. Invece di mangiare poco, cosa che porterebbe alla contrazione economica, la gente mangia troppo, per cui compra anche i prodotti per la dieta, contribuendo doppiamente alla crescita economica.
Sapiens di Harari
No, a questa crescita economica non voglio contribuire.
Pensaci ogni volta parli in pubblico di un prodotto o di un’azienda. Che tu ne tragga un vantaggio diretto o meno, indirettamente stai promuovendo il consumismo.
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