Probabilmente avevo questo documentario di un’ora nella mia coda di guarda più tardi da oltre un anno. Oggi finalmente ho trovato il tempo di vederlo. Molto semplice e molto efficace. Un lavoro amatoriale che aiuta quanto meno a percepire tutto quel che c’è dietro il fenomeno crescente dello sciamanesimo e dell’Ayahuasca.
Ci sono arrivato interessandomi all’applicazione dell’uso di sostanze psichedeliche in relazione alla salute mentale e al trattamento di ansia, depressione e altri problemi. Un fenomeno in crescita, almeno nel mondo americano, perché se ne parla di più e perché la malattia mentale è molto diffusa e curata con successi alterni.
Qualche nota sparsa sul documentario a seguire.
A vedere i partecipanti, tra cui la persona che ha girato il documentario, si tratta quasi totalmente di maschi bianchi occidentali. Triste che questo tipo di trattamento sia alla fine soltanto accessibile e sfruttato da pochi privilegiati. Allo stesso tempo fa riflettere come gli stessi pochi privilegiati soffrano di depressione cronica o ansia. Non metto in dubbio che l’Ayahuasca sia una potente medicina, ma non riesco a non chiedermi quali sia la causa di una profonda depressione (o ansia) in persone che stanno bene fisicamente, che hanno grandi risorse economiche – andare in Perù per questa esperienza non è certo a buon mercato – e certamente anche istruiti. Che sia lo stile di vita americano (occidentale) a generare questa alienazione? Comprendo che una persona che si sente male cerca di stare bene combattendo i sintomi per prima cosa, ma non sarebbe forse necessario andare alla radice del disagio, quando possibile?
Non per niente nella parte finale del documentario, a distanza di un paio d’anni, gli intervistati dicono che quell’esperienza li ha avviati in un percorso e non gli ha risolto i problemi. Dopo pochi mesi sono ricaduti nelle stesse routine e hanno dovuto sforzarsi ulteriormente per tornare sulla via che l’Ayahuasca ha loro aperto, tornando in Perù per successive cerimonie o ritornandovi con la mente, a dimostrazione, secondo il mio modesto parere, che l’ambiente che ti circonda (e le persone) e lo stile di vita che promuove siano causa diretta del disagio. Mettere in discussione il modello e allontanarsene diventa allora essenziale per non ricadere nella trappola che causa la malattia mentale.
Ero già convinto del potere terapeutico delle sostanze psichedeliche e resto convinto a) di volerle sperimentare appena ne avrò l’occasione – non essendo legale in Italia, va da sé che è più complicato – e che b) esista un collegamento tra la nostra mente e il nostro corpo e tra noi, singoli individui, e l’ambiente che ci circonda, inclusi uomo e altri animali. La sostanza psichedelica ci permette di percepire più direttamente questa connessione che esiste a prescindere da quella esperienza. Predisporsi a questa percezione, nella vita di tutti i giorni, non richiede l’uso di psichedelici.
Delle sostanze psichedeliche e degli effetti positivi sulla salute mentale se ne parla troppo poco in Italia.
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