In questo momento sto scrivendo attraverso il mio nuovo computer. Quasi a 10 anni di distanza dall’ultimo cambio (ottobre 2012), ho procrastinato questo passaggio per molto, troppo tempo. Ero convinto, fino a oggi, che un computer di fascia alta di 10 anni fa, corazzato di ulteriore memoria RAM e forte di una connessione in fibra (FTTC) potesse reggere alla prova del tempo: mi sbagliavo di grosso.
Un paio d’anni fa, con l’aumento delle comunicazione video di gruppo per il lockdown, avevo cominciato a notare dei rallentamenti nella gestione delle videochiamate. Un anno fa il tutto si è manifestato come un rallentamento delle presentazioni che tenevo in video comunicazione. Ho ovviato usando lo smartphone come video, lasciando al computer la presentazione. Da molto più tempo – non saprei neanche dire più a partire da quando, se non forse dall’avvento della versione Gutenberg (quando, Nicola?) – ho cominciato a notare rallentamenti nell’uso di WordPress, nello scrivere come faccio ora. Il testo che digitavo non appariva subito sullo schermo. Ho pensato potesse essere un rallentamento dovuto alla connessione o al server dove era installato WordPress (motore di questo e degli altri miei siti). All’inizio ho procrastinato il nuovo editor (Gutenberg appunto), rimanendo all’editor classico, poi ho ceduto e me ne sono fatto una ragione. Anche aprire più pagine del mio blog dentro il browser era lento, seppur la banda fosse elevata e non avessi chissà quali altre applicazioni attive in quel momento.
Il colpo di grazia è arrivato con Roam Research, cominciato a usare nell’aprile del 2020. All’inizio andava più o meno bene, con qualche rallentamento. Normale, più o meno, visto che altri in rete affermavano che Roam succhiava risorse come poche altre applicazioni. In effetti ho notato fin da subito un carico elevato sulla memoria, ma non era solo quello. In vari frangenti il tutto diventava inusabile. Arriva l’estate e riduco il tempo dedicato al computer. Nell’autunno del 2020 il problema ovviamente si ripresenta e mi disaffeziono allo strumento, pur amandone le funzionalità. Ho pensato fosse troppo macchinoso per la memoria del mio computer, ma ho continuato a usarlo. Con grande pazienza. A dicembre 2021 non riesco più a entrare nei miei contenuti. Pensando fosse una questione di versione del software, cancello e reinstallo, finendo per non riuscire a recuperare nulla. Un sabato pomeriggio lascio tutto acceso per ore e, come per magia, tutto torna a funzionare (ho capito poi che il database di tutte le mie pagine e i collegamenti relativi era in corso di ricostruzione e con la potenza della mia macchina ci sarebbero volute ore per completare l’operazione). In quei giorni ho anche seriamente valutato alternative (Logseq), senza grandi risultati. Sono così tornato a Roam. Con l’aiuto dell’assistenza tecnica il mio grafo si è leggermente accelerato, pur non funzionando con la velocità che avrei auspicato.
Un paio di settimane fa l’illuminazione definitiva. Registro la prima puntata del podcast con Massimo l’Abbate per Saper imparare e al termine Massimo mi dice che probabilmente un passaggio della registrazione non è stato perfetto. Nei giorni successivi riascoltiamo il file audio e concordiamo sulla diagnosi: il mio computer non riesce a gestire tutte le operazioni con la velocità necessaria e si trova a dover rallentare, causando una distorsione del mio audio. Finalmente – qualcuno esclamerà, giustamente, alla buon’ora! – capisco che il problema non è la RAM, per quanto più ce n’è, meglio è, ma è il processore. Mi convinco quindi a pensionare il mio portatile, cominciando a cercarne un altro.
Dopo una sessione di quasi due ore, riesco a trovare un computer – Windows, perché per me Linux resta troppo difficile (ho provato) e Mac non ha per me il giusto rapporto prezzo/prestazioni (non sono disposto a pagare un premium price per lo status, per il brand e per il design, ma rispetto chi ha altre priorità. Niente guerre di religione per la tecnologia, per favore) – che abbia 14 pollici, 16 GB di RAM e sia relativamente recente, sotto i 7-800 euro. Un’impresa non da poco, perché il mercato premia i 15,6 pollici – immagino sia una questione di scala nella produzione degli schermi LCD – e gli 8 GB di RAM, perché evidentemente considera 16 GB indicati per un uso professionale che giustifica un prezzo ben superiore della macchina, anche con altre funzionalità professionali di cui non ho oggettivamente bisogno. Finisco per trovare un buon compromesso per 620 euro e dopo pochi giorni, ieri, mi arriva.
Oggi ho completato tutti gli aggiornamenti, ho installato Windows 11, ho installato i software che uso più frequentemente e ho avuto la conferma di qualcosa che non credevo fino in fondo: il processore top gamma, o quasi, di 10 anni fa, oggi non è in grado di far girare applicazioni abbastanza semplici e non è assolutamente capace di usarne tante altre comuni quanto impegnative sul piano delle risorse.
WordPress, che altro non è che un software di videoscrittura avanzato, che gira nel browser, prima era molto rallentato, fino anche al caricamento lento delle pagine web. Ora invece è tutto sorprendentemente veloce. La scrittura è fluida e il caricamento delle pagine istantaneo. Roam Research è diventato un programma fluido e indolore. Anche le operazioni più complicate, in termini di caricamento di dati, ora richiedono una decina di secondi al massimo. Pensandoci ora, forse parte della responsabilità è del reparto grafico, in negativo prima e in positivo poi, che non sono in grado di confrontare tra il vecchio e il nuovo portatile. Potrei confrontarlo, ma ora non mi interessa andare a prendere le specifiche e metterle a confronto. Amen.
Ciò che conta è che ora mi trovo una macchina super performante, capace di riprodurre senza problemi anche video in 4K, tanto da farmi tentare di aggiornare anche il monitor, passando dall’attuale 24 pollici Full HD a un 4K da 27-34 pollici. Non ne ho veramente bisogno, perché non devo fare gaming, video editing o riprodurre film, ma l’idea mi stuzzica. Del resto, con lo schermo nuovo, spenderei la stessa cifra che sarebbe stata necessaria per un Mac con prestazioni analoghe o inferiori. Vedremo se la voglia mi resta o se verrà meno. Per il momento mi godo la fluidità con cui riesco a scrivere. Già questo è un ottimo risultato.
Morale della favola: oggi sono al settimo cielo. Non sto nella pelle. Considerando le ore che passo davanti al computer a creare contenuti e a lavorare, mi rendo conto che l’aggiornamento era di gran lunga necessario e giustificato. Resta l’amarezza del dover constatare che l’evoluzione e l’innovazione tecnologica non vada nella direzione di aumentare l’efficienza del software per non richiedere nuove macchine o prestazioni più energivore, ma consideri il fattore dell’efficienza nell’uso delle risorse un qualcosa di cui non tenere conto. Il mercato poi offre soluzioni sempre più performanti per giustificare la produzione e l’acquisto di nuove macchine, quindi non c’è alcun incentivo a sviluppare in questa direzione.
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