Non siamo qui per divertirci

Ogni giorno che passa mi sento meno sicura che abbiamo un istinto innato verso l’armonia e il benessere, che ricerchiamo in primo luogo felicità, gioia e piacere. Ho il sospetto che il nostro obiettivo sia tutt’altro, e che non sia necessariamente piacevole. Potrebbe perfino provocare più dolore che gioia. E perché no? Nella grande catena alimentare noi uomini siamo stati programmati per cacciare gli animali sotto di noi e fuggire da quelli sopra di noi, e forse siamo spinti dalla necessità congenita di trovare frizioni, contrasti, ostacoli. Qualcosa di cui sentire la mancanza, qualcosa a cui aspirare, qualcosa da bramare. Qualcosa su cui spalancare le mascelle, e poi serrarle con tutta la nostra forza.

Inquietudine e nevrosi non sono eccezioni o malattie, ma la base stessa dell’esistenza, perché se avessimo una capacità naturale e innata di vivere in armonia l’attimo presente, i nostri antenati sarebbero stati mangiati e sterminati molto prima di riuscire a lasciare le acque del mare. Siamo qui perché discendiamo da una linea infinita di inquieti nevrotici che non si sono dati per vinti, che attraverso tentativi ed errori, ansia e notti di veglia, hanno infine scoperto come far sopravvivere i loro piccoli e come difendersi dalle bestie selvagge. Non siamo qui per divertirci, e quelli che non l’avevano capito, quelli che allegri e spensierati non si accorgevano dei pericoli o non si curavano di prepararsi a incidenti e attacchi, loro sono morti con la risata in gola, e naturalmente senza riprodursi. Siamo qui perché i nostri antenati sono riusciti a procreare prima di essere uccisi o di morire di fame, e ce l’hanno fatta perché erano più bravi a scoprire il predatore acquattato nell’erba che a gioire dei bei fiori profumati che crescevano in quello stesso campo. È da questo tipo di nevrotici che discendiamo, proprio loro possiamo ringraziare per la nostra esistenza.

Il giorno in cui smetterò di dire sì di Nina Lykke

Sì, adoro la narrativa in cui l’autore, attraverso i pensieri del protagonista, fa considerazioni sulla vita, sulla società, sulle relazioni. Chi non legge narrativa, pensando che siano solo inutili storie inventate, be’, non ha capito granché della vita.

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