Adelphi ha ripubblicato in digitale una nuova edizione di La Russia di Putin di Anna Politkovskaya, pubblicato in russo nel 2004, di nuovo in libreria dal 14 Marzo prossimo.
Mi sembra un dovere, in questo momento storico, ricordare chi è Putin, ricorrendo ai libri. Ieri, davanti al caminetto virtuale, ne ho letto il 40%, dedicato a raccontare i crimini di guerra della Seconda guerra in Cecenia, da parte dell’esercito russo, con ovvia copertura da parte dei vertici militari e dello stato. Già allora Anna Politkovskaya – assassinata poi nel 2006 – illustrava come Putin avesse allora infiltrato membri del FSB (ex KGB) a tutti i livelli di governo, per godere di massima fedeltà.
Chi spera nel rovesciamento interno di Putin temo dovrà continuare a illudersi ancora a lungo.
La Russia non è una democrazia. Il potere giudiziario, come si evince da episodi raccontati con dovizia di particolari nel libro, non è che una estensione del potere esecutivo. Non è indipendente.
Piangere davanti al sensazionalismo delle vittime di guerra mostrate in prima pagina e sui telegiornali a tutte le ore non serve a niente. Renderci conto, fino in fondo, con chi abbiamo a che fare, è la mia risposta. Il fatto che, a livello politico internazionale, sia l’Italia sia l’Unione Europea abbiano continuato a trattare Putin come un capo di stato più o meno come gli altri, quanto meno dall’annessione della Crimea in poi (8 anni fa!), è tutto dire. Oggi paghiamo le conseguenze del non voler affrontare problemi che, col tempo, sono solo peggiorati.
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