Salvador Mundi: una storia affascinante tra arte, denaro e politica internazionale

Salvador Mundi
Salvador Mundi prima del restauro

La storia del Salvador Mundi meritava di essere raccontata in maniera estensiva. C’è chi ci ha scritto un libro, L’ultimo dipinto di Leonardo di Ben Lewis (Mondadori, 2019) e chi ci ha fatto un film, andato in sala in questi giorni: Leonardo – Il capolavoro perduto. ieri ho visto il secondo e oggi ho cominciato a leggere il primo. Come l’ottimo documentario racconta nella divisione in tre parti, la storia di questo dipinto è affascinante perché esemplifica cosa è oggi l’arte e il mercato dell’arte: dispute e valutazioni sul piano artistico, il mercato dell’arte e il denaro, un gioco di potere tra potenti e politica internazionale.

The art game – L’arte oggi

La storia del Salvador Mundi è quella di tante opere controverse: non è facile attribuirne la paternità senza ombra di dubbio. Anzi, è impossibile. Non è un caso quindi se il quadro è stato aggiudicato prima per 1100 $ nel 2005, per arrivare a 400 milioni $ (+ 50 milioni di commissione) nel 2017. Chi l’ha venduto l’ha creduto un’opera leonardesca tarda e non della mano di Leonardo. Con un fortissimo restauro, l’opera è stata proposta a vari musei, che non l’hanno voluta. Fino a che un insieme di esperti, radunati dalla National Gallery di Londra, la valuta come possibile, ma non certa, a opera di Leonardo. Mostra su Leonardo, il quadro viene esposto nello stesso museo come di Leonardo, anche se in realtà non c’era alcun consenso da parte degli esperti accademici. Il quadro viene dato a un mercante che cerca di piazzarlo per 200 milioni, ma il meglio che riesce a fare è venderlo, con difficoltà, non a un museo, ma a un altro mercante, che fa da schermo (o cresta) a un oligarca russo.

Come letto già in altri libri, l’arte è ormai da decenni un mercato che segue regole che niente hanno a che vedere con la qualità (presunta) dell’opera. Perché abbia valore, un’opera deve avere l’aura di essere qualcosa di valore. L’aura gli viene attribuita dai soggetti del mercato dell’arte: curatori di musei e di mostre, galleristi, mercanti. Va da sé che il tutto comporta un conflitto d’interesse evidente, ma ciò non frena l’ascesa delle quotazioni per cui è il caso di dire “ad arte”, per certe opere.

In questo caso il dubbio sull’attribuzione continua e probabilmente ci vorranno anni perché si arrivi a un certo consenso. Il problema di questo quadro è che mancano riferimenti storici e la linea di possesso ha forti lacune. Oltre al fatto che molti elementi sono incerti, sul piano della tecnica pittorica, e il quadro è in forte stato di decadimento, tanto che se è nelle condizioni in cui appare ora è per la mano di una restauratrice che ci ha lavorato per anni. Anche lei è accusata di aver contribuito ad accreditare l’opera come di Leonardo per un interesse diretto, venendo pagata dal mercante/proprietario che ha commissionato il restauro con un compenso proporzionale alla vendita, poi avvenuta per 80 milioni.

C’è anche da dire che Dianne Modestini, non so se per difendere la propria reputazione o in buona fede, ha messo su un sito dove argomenta a favore dell’autenticità, mostrando l’opera nel dettaglio, con commenti competenti, come quello relativo ai pentimenti. Un esempio è il pollice rifatto.

Va da sé che in una copia non ci sono pentimenti, perché si riprende direttamente il soggetto copiato.

Il sito: https://salvatormundirevisited.com/

A leggere il libro, più dettagliato sotto questo punto di vista, emerge come il mondo accademico sia soggetto a pressioni di vario genere, spesso in buona fede, ma comunque al servizio di soggetti che chiedono una valutazione. Soggetti che hanno un interesse economico nell’orientare ricerche in una certa direzione, una volta che le hanno finanziate. Un po’, mi viene da dire, come le aziende che sponsorizzano ricerche scientifiche per cercare una validazione esterna autorevole a tesi di proprio interesse, a difesa delle sigarette, dello zucchero, del grasso, ecc.

The money game – Il mercato dell’arte

Il caso del Salvador Mundi è un caso anche perché è l’opera d’arte ad aver ottenuto la più alta valorizzazione economica al mondo nella storia. 450 milioni di dollari, battuti da Christie’s, come di vede nel video dell’asta di cui sotto. Emozionante.

Nel documentario si fa notare come il tutto sia palesemente artefatto, nelle pause, nei tempi. Il battitore, in un’asta qualsiasi, non tiene il martelletto in mano senza alcuna intenzione di batterlo e non si beve un bicchiere d’acqua compiaciuto, attendendo che si manifestino offerte.

Sempre nel documentario si viene a sapere che il vincitore dell’asta, fino a quel momento sconosciuto alla casa d’aste, si manifesta solo il giorno prima dell’asta e la casa gli chiede di depositare il 10% della cifra che intende mettere a disposizione per l’asta, prima dell’inizio dell’asta. Sul conto di Christie’s arrivano prontamente 100 milioni di $. Poi si verrà a sapere che l’acquirente è MBS, ovvero il governo dell’Arabia Saudita.

Prima però di questo ultimo passaggio ce n’è un altro, altrettanto scoppiettante e coinvolge un affarista svizzero e un oligarca russo. Ti invito ad andarli a cercare. Ti dico solo i nomi: Dmitrij Evgen’evič Rybolovlev (oligarca russo) e  Yves Bouvier (svizzero). La storia che li unisce è che lo svizzero è stato per anni il mercante per conto del russo, facendo sistematicamente la cresta sugli acquisti che ha intermediato. Sul Salvador Mundi ha trattato l’acquisto per l’oligarca, ha comprato per 82 e ha venduto al russo per 127,50 (milioni di $) senza che il russo sapesse della cresta. Quando il New York Times ha rivelato il prezzo ottenuto dagli americani, l’oligarca si è reso conto del raggiro dello svizzero, lo ha coperto di cause, e ha deciso di vendere tutte le opere che aveva comprato. Stiamo parlando di 2 miliardi di dollari di controvalore. Lo svizzero, con questo giochetto, si sarebbe messo da parte 1 miliardo di dollari. Poi c’è la storia dei freeport (visti nel film Tenet), i magazzini deposito all’interno degli aeroporti, dove vengono stoccate le opere d’arte milionarie, così che gli acquirenti non ci paghino tasse sopra la compravendita. Peccato che in tutto ciò le opere d’arte finiscano per diventare semplici beni collaterali in cambio di prestiti, per reimpiegare il costo dell’investimento nell’opera d’arte in altri affari. Così l’opera d’arte resta nel magazzino e nessuno ne può godere.

The global game – La politica internazionale

L’ultima parte del documentario indaga sull’acquisto e sulle implicazioni politiche, considerando che l’acquirente misterioso si rivela poi essere MBS e l’Arabia saudita, anche se ufficialmente non hanno mai confermato di essere i proprietari dell’opera. Perché? L’Islam vieta la rappresentazione dei profeti e Cristo è considerato un profeta dalla religione musulmana. Nello stesso momento in cui si aggiudicava l’opera, il principe imprigionava altri sceicchi accusati di aver rubato miliardi al regno, chiudendoli in un albergo di lusso per settimane, fino a che non hanno versato somme ingenti sui conti del regno. MBS, tanto per coerenza, comprava uno yacht per altri 450 milioni di dollari e un castello in Francia per altri 300 milioni.

L’opera non è più stata esposta al pubblico. Era annunciata in una grande mostra al Louvre nel 2019 ma alla fine l’opera non c’è, non viene prestata. Perché? Sembra che MBS la volesse nella stessa stanza della Monna Lisa, a stabilirne il valore. Ovviamente il Louvre non ha acconsentito e l’opera è rimasta nascosta. Giallo nel giallo, nel catalogo della mostra, in vendita per pochi minuti nei bookshop del museo all’apertura della mostra, c’è il Salvador Mundi e se ne certifica la paternità di Leonardo. Il libro però viene subito ritirato e l’ufficio stampa del Louvre neanche vuole discuterne il contenuto con i giornalisti, affermando che l’opera ufficialmente non esiste.

C’è chi ha speculato sul fatto immaginando che il Louvre non ha voluto dare alcuna patente di autenticità all’opera e per evitare incidenti diplomatici, il libro sia stato ritirato e l’opera non esposta. Se il libro è stato però stampato, mi viene da pensare che questa teoria sia bizzarra. Come quella seconda la quale l’opera non verrebbe esposta per non permettere ulteriori analisi che metterebbero in dubbio l’autenticità.


Nel documentario ci sono varie immagini del 2018 in cui MBS visita la Francia e il Louvre con Macron, a braccetto. A dimostrazione che gli affari sono affari e che i diritti civili e i diritti umani sono secondari. Con che credibilità, aggiungo io, l’Europa condanna Putin e la Russia e poi fa affari e vende armi a MBS e all’Arabia saudita, che in Yemen non si comporta in modo molto diverso di quanto la Russia faccia oggi in Ucraina. Ciò che ci interessa è mantenere il nostro tenore di vita, col nostro stile di vita. Punto. Il resto è retorica e difesa di altri interessi, per niente genuini.

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