È raro che, nel corso della vita, non capiti di provare la sensazione – in genere venata di segreta agonia, magari alla fine di una relazione, o mentre siamo a letto accanto al partner, frustrati, e non riusciamo a dormire – di avere uno strano rapporto con il sesso. È un ambito in cui la maggior parte di noi nutre la dolorosa e profonda convinzione di comportarsi in maniera atipica. Nonostante sia una delle attività più private, il sesso è accompagnato da una serie di preconcetti forti, anche di tipo sociale, che codificano il modo in cui le persone normali dovrebbero viverlo e affrontarlo.
In realtà, però, dal punto di vista sessuale pochi di noi sono sia pur lontanamente normali. Siamo quasi tutti perseguitati da sensi di colpa e nevrosi, da fobie e desideri sconvolgenti, dall’indifferenza e dal disgusto. Nessuno di noi si avvicina al sesso nel modo in cui bisognerebbe farlo, con l’atteggiamento allegro, generoso, non ossessivo, coerente ed equilibrato che siamo convinti caratterizzi il resto del mondo, e perciò ci torturiamo. Siamo universalmente anormali, ma soltanto in base a ideali perversi di normalità.
Visto che essere strani è ormai considerato normale, è davvero un peccato che si discutano così raramente in pubblico le diverse realtà della vita erotica. È impossibile rivelare in maniera completa la nostra identità sessuale a chiunque debba, a nostro avviso, formarsi una buona opinione di noi. Gli uomini e le donne innamorati evitano istintivamente di condividere più di una minima parte dei rispettivi desideri per il timore, in genere giustificato, di suscitare nel compagno un disgusto insopportabile. Forse è più facile morire senza dover intavolare certe conversazioni.
Come pensare (di più) il sesso
Readwise (un mese gratis per te) ha fatto riemergere un passaggio, che avevo sottolineato leggendo Come pensare (di più) il sesso. Non ho resistito e l’ho voluto condividere con te. Tra l’altro si tratta proprio dell’incipit.
Libro che ti consiglio vivamente.
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