Quando guardi l’abisso, l’abisso guarda in te

“Anyone who spends some of their time thinking about climate change and about the politics of the world it is producing (and there are a lot of people like that) knows that the going is often tough, the future looks very bleak, and the nights are sometimes sleepless. At times, it is hard not to want to hide away. The more one knows and the longer one stares into the abyss, the more one may be tempted to abandon all hope.”

Joel Wainwright, Climate Leviathan

La citazione, apparsa oggi su Readwise (tra quelle sottolineate negli anni), casca a fagiolo.

Non credo più che riusciremo a evitare l’effetto dominio dei cambiamenti climatici, superata la soglia di 1,5 C rispetto all’era pre-industriale. Ciò significa che gli sforzi individuali sono inutili. Non vale la pena spendere di più per compensare le emissioni di oggi, piantando alberi che toglieranno anidride carbonica solo tra X anni. Il danno lo stiamo facendo oggi. Il freno che stiamo tirando è insufficiente. Lo sappiamo ormai. L’IPCC ha redatto un documento, note incluse, di 2913 pagine, che copio a seguire.

Quando leggi quindi di tecnologie che salveranno il mondo o di impegni di aziende o di governi al 2050, al 2040 o al 2030, sappi che negli ultimi anni abbiamo aumentato le emissioni, invece di ridurle secondo gli impegni già presi.

La mia prossima auto non sarà un SUV. Non prenderò i prossimi aerei a cuor leggero. Continuerò ad adottare una dieta vegana/vegetariana. Eviterò il più possibile di consumare imballaggi e plastica. Non mi illudo però che cambio qualcosa o non crederò ad impegni vuoti da parte di aziende o governi. Consapevole sì, fesso no.

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