Uno dei modi più efficaci per approfondire un argomento, uno stile, è leggere la bibliografia a margine di un libro. Te lo insegnano all’università e ti fanno applicare il concetto nell’elaborazione della tesi.
Accademici a parte, i lettori comuni raramente leggono le note e prendono spunto dalla bibliografia che l’autore ha raccolto. Un po’ perché, per quanto l’argomento del libro sia interessante, per pochi lettori quello è un argomento veramente importante. Il più delle volte si finisce per passare a un altro libro e a un altro argomento.
Un paio tra le ultime letture mi hanno stimolato a tornare indietro e approfondire gli spunti dell’autore.
Come far saltare un oleodotto
Andreas Malm sostiene, con ottimi argomenti, che l’era dell’ambientalismo pacifista sia giunta al termine e che è necessario un cambio di passo: sabotare le infrastrutture del carbonio, per impedire fisicamente l’emissione dei gas serra in atmosfera e stimolare una presa di posizione forte e immediata dei governi e dell’opinione pubblica. Libro più che attuale, superato già dagli eventi dell’ultimo mese: abbiamo riaperto centrali a carbone, abbiamo riattivato investimenti per lo sfruttamento del gas, perché abbiamo capito che a) la transizione dal carbonio è più impegnativa di quanto immaginato e b) perché non abbiamo alcuna intenzione di ridurre il nostro tenore di vita, pur in uno scenario sempre più concreto di catastrofe climatica. Tutto ciò merita un articolo a parte. Qui voglio parlare di ciò che mi ha stimolato a leggere.
Malm cita altri autori e li commenta. Prende Jonathan Frenzen e il suo “E se smettessimo di fingere?“, insieme a Roy Scranton, non tradotto in italiano, con due titoli sul fatto che non ce la faremo a salvarci dai cambiamenti climatici. Bolla entrambi come fatalisti climatici e li critica aspramente. Certamente leggerò Frenzen, perché è poco più di un articolo lungo. Altro titolo interessante è Deep Green Resistance, dove gli autori hanno una tesi completamente diversa: il capitalismo industriale è incompatibile con la sopravvivenza del pianeta, quindi va contrastato con ogni mezzo. Dal non fare nulla e attendere gli eventi di Frenzen, magari mangiando un bel cheeseburger, passiamo alla lotta indiscriminata per ridurre la popolazione sulla terra (!). Come, dice Malm, non è ben spiegato nel libro. Follia pura? Bisogna leggerlo.
Le perfezioni
Ho letto e apprezzato il libro, narrativa italiana in questo caso, qualche settimana fa. Ieri mi sono imbattuto in una intervista all’autore, Vincenzo Latronico, in cui cita Perec e Le cose come sua fonte di ispirazioni, come fatto nei ringraziamenti del libro, e un altro libro: Sottomissione volontaria di Lena Andersson. Il primo per la descrizione degli oggetti all’interno dell’abitazione dei protagonisti, che ho trovato abbastanza noiosa, il secondo per lo stile, definito:
Neanche a dirlo, ho scaricato entrambi i libri e ho cominciato a leggere Perec.
Nel caso specifico non è approfondire lo stesso argomento di un libro di saggistica, da punti di vista diversi, ma di andare alle fonti d’influenza di uno scrittore e leggere i libri che lo hanno ispirato, non per la storia ma per lo stile. Esperienza interessante, almeno se il punto di partenza di questo percorso ti è piaciuto. Considerando come mi piaccia leggere libri che mescolano i generi e gli stili, un libro di narrativa scritto con lo stile della saggistica, a prescindere dalla storia, mi incuriosisce già e sale nella coda di lettura.
In definitiva, ogni tanto è bello perdersi in un percorso di lettura non pianificato, intrecciando titoli che avevi già sentito ma che non avevi ancora letto, oppure seguendo un percorso che un autore ti suggerisce attraverso la sua scrittura. Lo trovo arricchente, anche solo come esercizio.
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