Il primo viaggio in un paese nuovo dal 2016, il numero 55, si è concluso. Da oggi sono di nuovo in Italia. La visita di Tunisi e dintorni entra nell’archivio. Vado a raccontarti la conclusione e a fare qualche considerazione di carattere generale sull’idea che mi sono fatto della Tunisia.
Giornata, l’ultima prima della partenza, dedicata a Cartagine e all’area archeologica, sparsa quasi totalmente in un raggio che permette di spostarsi a piedi. L’ho visitata con un tunisino che non l’aveva mai vista, quindi è stata una comune esperienza. Mattinata caldissima e assolata, pomeriggio coperto e poi piovoso. Non il clima ideale per una visita del genere, ma è stato comunque divertente. Con una guida forse sarebbe stato tutto più godibile, ma questa volta è andata così. Turisti pochissimi, quasi nessuno, nonostante lo spazio per la fila all’ingresso in alcuni siti sia molto ampio. Probabilmente gli unici che visitano in massa l’area sono turisti portati con pullman di tour operator o crociere, che evidentemente in un giorno feriale di fine maggio non erano particolarmente attivi o l’orda è passata prima di noi. Non credo però. Il personale all’ingresso, in tutte le aree, era della specie ministeriale: seduta a chiacchierare con colleghi, se non assente. Siamo entrati nel primo sito senza neanche la custode/bigliettaia, che è apparsa solo dopo un po’: ingresso per stranieri 12 dinari, tunisini 9 dinari (meno di 4-3 euro a testa), per l’ingresso a ognuno dei siti. Erbacce ovunque, a dimostrazione che la manutenzione dell’area è quella che è, anche se probabilmente è l’unico motivo per cui ci sono turisti a Cartagine. Per il resto la città oggi è molto chic, fatta di ville recintate dove vivono i ricchi locali, a quanto mi dicono e posso crederci. Niente di entusiasmante.
Pranzo, a base di pizza, da Pizza Phone, che a differenza del nome è un ristorante vero e proprio, per benestanti locali e turisti, visto che i prezzi sono almeno il doppio della zona più commerciale di Tunisi. Una pizza 19 dinari e niente di straordinario, anzi. Una delle peggiori mangiate nella settimana, ma certamente la più cara che ho pagato. La visita è finita sotto la pioggia. Per consolarci ci siamo presi un caffè o lait (o come si scrive) più un dolcetto preso in una pseudo pasticceria. Qui usa mangiare qualcosa al bar, dopo averlo comprato altrove, insieme al caffè. Nonostante la bevanda più popolare sia il tè alla menta, in molti caffè offrono solo varianti del caffè e niente tè. Questa la dice lunga su come cambiano i costumi e le abitudini con le nuove generazioni.
Finale di giornata/serata solito, con la preparazione del bagaglio.
Stamattina mi sono svegliato presto e mi sono incamminato fuori dalla medina per intercettare un taxi. Questa volta ho usato Bolt, app che permette di agganciare un taxi online, come con Uber, ma pagandolo in contanti come un qualsiasi taxi. L’app stima il costo della corsa e ti dice chi è il tassista che sta arrivando a prenderti e vedi da dove e in quanti minuti. Fantastico! Provo e ne intercetto subito uno. Per le 6,30 ero già in aeroporto, spendendo meno di quanto indicato dall’app: 12,50 dinari. Pensare che all’andata il tassista mi ha fatto pagare 50 dinari, senza tassametro. Cosa che ho accettato solo perché il B&B mi ha detto che avrei potuto spendere 40-50 dinari. Truffatore il tassista e B&B che non ha fatto l’interesse del cliente. Ragion per cui non consiglio di andare a Dar Ya, il B&B nella medina di Tunisi, e ne intendo tornarci. Se e quando dovessi tornare a Tunisi, opterò al 100% per un appartamento privato.
Morale della favola, sono arrivato in aeroporto ben prima del necessario, anche perché il volo non partiva alle 9,15 come ricordavo – orario dell’andata – ma alle 10,25! Non ho potuto cambiare neanche l’equivalente di 10 euro rimasto, perché ho scoperto che avevo bisogno di mostrare una delle ricevute con cui ho cambiato gli euro in dinari. Il bello è che non tutti mi hanno lasciato una ricevuta e nessuno mi ha detto che sarebbe stata necessaria per l’operazione. Poco male perché sono tornato con 21 dinari e il resto l’ho speso per fare colazione. Una colazione piuttosto cara per Tunisi, considerando che un tè verde, un muffin, un croissant e un succo alla fragola mi sono costati 26,90 dinari, ovvero poco meno di 7 euro in totale. Ho atteso pazientemente l’apertura del check-in per lasciare il bagaglio e ho dovuto scaricare il PDF del green pass, perché la signorina del check-in voleva controllare che vaccino avessi fatto: per fortuna l’aeroporto di Tunisi ha il wifi e ho potuto completare l’operazione di download del documento dal sito del Ministero della Salute abbastanza rapidamente. Il resto delle operazioni come da programma e volo senza alcun problema.
Tornerei in Tunisia?
Ho un sentimento ambivalente a questa domanda. L’idea non mi respinge, ma neanche mi entusiasma al momento. Provo a elencare gli aspetti positivi e quelli negativi.
Positivi. Paese dinamico, molto giovane. Si percepisce una voglia di emergere, di fare, che non c’è in Italia e neanche in Europa occidentale. Il cambio è molto favorevole e il costo della vita basso. Ammortizzando il volo con un soggiorno lungo, stare in Tunisia ha un costo competitivo con altre mete low cost come il Sud Est Asia. Il clima è favorevole, seppur l’onda africana attiva in Italia si sia fatta sentire anzi tempo anche a Tunisi in questi giorni. Meta quindi da mezza stagione, se non anche più inoltrata. A poco più di un’ora di volo da Roma.
Negativi. L’inglese serve a poco e devi saper comprendere ed esprimerti in francese, base ma necessario. Il turismo funziona quasi soltanto per turisti organizzati con tour operator. Gli altri sono quasi lasciati allo sbando. Non c’è una cultura diffusa del turismo e del servizio al turista. Si vede ovunque. La città è sporca: buste di plastica ovunque, anche sulla spiaggia. Fa veramente schifo. Sarà che sono abituato a vivere in una città turistica organizzata e abbastanza pulita – non a Roma e non in altre città italiane poco curate – ma questo aspetto non mi è piaciuto per niente. L’economia è in difficoltà, c’è in corso un mezzo colpo di stato e l’incertezza si percepisce palpabile: la popolazione non se la passa bene. Ciò ovviamente incentiva i comportamenti da “si salvi chi può”: il tassista che fa il furbo, il cambista che fa il furbo, il cameriere che fa la cresta e altri comportamenti simili che abbassano e rendono negativa l’esperienza del turista straniero. L’acqua non è potabile e questo significa un alto consumo di plastica. Per uno straniero significa non poter consumare frutta e verdura fresca, se non igienizzata. Non c’è per niente una cultura del vegetarianesimo, per cui salvo pizza vegetariana non c’è letteralmente niente da mangiare al ristorante e men che meno in termini di street food, se non spiegare pazientemente che vuoi tutti gli ingredienti, meno la carne: ti guardano come se fossi matto, ma a forza di ripetere capiscono. La sicurezza è bassa: ciò significa che, soprattutto di sera e in alcune zone (la medina, dove avevo il B&B), bisogna stare molto accorti. Non puoi rilassarti, camminare spensierato: devi stare attento a dove hai il portafogli e dove hai il telefono, cercando di non destare troppa attenzione. Ciò rende il passeggiare e lo spostarsi poco piacevole.
Se tornerò, la prossima volta starò a Tunisi solo per qualche giorno, concentrandomi su altre città, come Hammamet di cui mi parlano molto bene. Il mio interesse per la spiaggia in quanto tale è basso, avendola quasi sotto casa, ma fuori stagione potrebbe essere una meta dove cambiare scenario senza spendere troppo. Ne riparleremo.
Cartagine e l’area archeologica diffusa:
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