Il tempo che passa

Dopo l’avventura tunisina che, come molti tra i miei viaggi internazionali, genera relazioni che continuano e contaminazioni culturali, è stato il momento del weekend in Calabria, ospite della Content Fest, tappa conclusiva del mio mini tour. Ultime due notti e tre giorni, prima del rientro a casa, dopo già dieci notti fuori. Pur arrivando già carico di esperienze, ho avuto modo di aggiungerne di nuove e di inaspettate. Sono arrivato con l’intenzione di godermi i servizi del villaggio in cui si sarebbe svolto l’evento, con l’unica aspettativa di rivedere di persona qualche vecchio contatto, più qualche membro delle community che seguo. Posso dire, sul treno di ritorno verso casa, di essere andato oltre le migliori aspettative.

Il bello di eventi che si svolgono in una location che comprende anche l’alloggio dei partecipanti è che diventa una full immersion. Puoi rivedere le persone a pranzo, cena e colazione e stabilire, pur in un tempo limitato, contatti profondi e densi di significato: cominci a parlare del meteo e finisce a parlare di vita e morte. A questo ha contribuito anche il mio contributo in programma, dedicato a fare i conti con il tempo che passa. Mi aspettavo una conversazione tra pochi curiosi e invece, nonostante l’appuntamento fosse per le 8,30 del sabato mattina, l’attenzione è stata elevata, gli interventi partecipati e la presenza più numerosa del previsto. Va da sé che ciò che ho suggerito ha avuto immediate conseguenze: più di una persona si è sentita libera di condividere esperienze, difficoltà, successi, considerazioni. Un weekend umanamente molto più intenso, spensierato, allegro, ricco di umanità di quanto avessi preventivato.

In occasioni simili, anche semplicemente per essere uno dei relatori, tutti o quasi mi conoscono/riconoscono e io non conosco loro. Questa piccola fama ha l’effetto inconscio di generare una risposta da palcoscenico: mi sento sotto osservazione e tendo a controllare, almeno in parte, il mio comportamento. Per questo, da tempo a questa parte, tendo a starmene per i fatti miei in tutti i momenti social di un evento, per relazionarmi solo con chi conosco già e che non mi induce quindi in una simile risposta. Questo weekend tutto ciò non è successo. Il venerdì me ne sono stato sulle mie, complice l’arrivo in ritardo e la cena anticipata, ma dal sabato ho trovato il giusto bilanciamento tra Luca pubblico e Luca privato. Mi sono divertito a conoscere e conversare con alcuni dei partecipanti, con cui mi sono subito sentito in sintonia. A tavola, a bordo piscina, dopo cena, in discoteca. Momenti che hanno reso La Content Fest un evento memorabile. Certamente uno di quelli in cui mi sono divertito di più – chi mi è stato intorno mi ha visto fare confidenze che di solito non si fanno (e non faccio) con persone appena conosciute o quasi – e in cui mi sono più sentito di essere me stesso. Tutto questo, pur dedicandomi quasi soltanto al networking e non alla traccia formativa dell’evento, se non per qualche minuto, oltre al momento del mio intervento.

Il merito va a chi ha organizzato l’evento e ai partecipanti che hanno saputo vincere la timidezza iniziale e socializzare. Molto del valore aggiunto degli eventi, almeno per quelli che hanno una scala come La Content Fest, sta proprio nel networking, nel conoscere gente, nello scambiare esperienze, nel chiedere consigli e nel dare opinioni. Ci vuole un po’ di coraggio iniziale, soprattutto se non conosci nessuno, ma ne vale la pena.

Se c’è un proposito con cui chiudere questo weekend è di tornare a partecipare a più eventi di questo tipo, come partecipante e non solo come relatore, per coltivare una rete di contatti diversi, farmi contaminare da esperienze alternative e aprirmi a nuove idee e punti di vista, oltre a quanto faccio già con libri e contenuti online. Oltre a questo, sarebbe bello tornare anche a organizzare eventi in prima persona, per promuovere questo tipo di relazioni. Anche ristrette. Anche limitate. Ma sono sicuro, dopo questo weekend, che ne vale la pena. Il contatto personale, faccia a faccia, conta. Non l’ho imparato questo weekend, ma oggi ne sono ancora più convinto.

Quando ci rivediamo di persona?

Una risposta

  1. Che bella energia!
    Dimostrazione che viaggiare fa davvero bene allo spirito… sono molto contento per te Luca.

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