Da single over 40 senza figli, va da sé, ho molto tempo per pensare alle relazioni personali e all’amicizia. Il tema è ricorrente. Dopo aver letto Amici di Robin Dunbar, ho provato a tracciare i cerchi concentrici delle mie amicizie e cercare di collocare le persone che conosco nel cerchio relativo, in base all’intimità della relazione e alla frequenza di incontri. Ciò di cui mi sto rendendo conto, analizzando l’andamento delle mie amicizie degli ultimi due anni, è che la sezione relativa ai cerchi più vicini al nucleo si sta progressivamente svuotando. Dalla pandemia in poi, complice la scelta di ridurre i miei investimenti nel conto emozionale delle mie amicizie – ho smesso di essere proattivo, con i più, dopo anni di inviti e solleciti, per vedere cosa sarebbe successo – il risultato è stato una riduzione del tempo passato insieme con molti amici. Anche amici/amiche più stretti, con cui ho comunque mantenuto una certa frequenza fino all’anno scorso, quest’anno sono quasi spariti. Tracciando quando vedo chi frequento, va da sé che posso ricostruire quando ci siamo visti e anche dove, volendo. Due care amiche, S. e D., che vedevo e sentivo almeno una volta al mese, quest’anno le ho viste due volte ognuna con zero contatti negli ultimi due mesi. Dovendo aggiornare quindi chi sta in quale cerchio, devo prendere atto che, non solo che il cerchio “close friends” è vuoto – generalmente è occupato da 5 persone – ma anche il cerchio “best friends”, ovvero gli amici che vedi almeno una volta al mese (15 di solito, nella media della ricerca di Dunbar) si è ulteriormente assottigliato. C’è da prenderne atto.
Mi mancano questi contatti? In parte sì, in parte no. Mi manca il tempo passato insieme a persone con cui ho una certa sintonia in termini di interessi culturali. Non rimpiango nulla però, perché non ho che da accettare che per queste persone sono sceso nella lista di persone con cui spendono il proprio tempo, legittimamente a favore di altre persone. Avranno i loro legittimi motivi che non posso né discutere, né sindacare. La maggior parte ha figli e altri interessi. I percorsi delle nostre vite evidentemente ci hanno allontanato, per ragioni che non ha neanche senso, più di tanto, indagare o contestare. C’è da prenderne atto. Punto. Non ha senso né reclamare alcunché, né sollecitarli oltre, né chiedergliene conto. Sta a me però decidere come impiegare il mio tempo e su chi continuare a investire.
Forse è il momento di prendere atto, in maniera più o meno definitiva, della necessità di, non solo non nutrire aspettative o speranze che questi rapporti tornino stretti come prima, ma concentrarmi nella ricerca e nella coltivazione di nuove relazioni. Senza ragionarci troppo, è quello che ho cominciato a fare da un mese a questa parte, complice il ritorno a viaggiare in modo più intenso. In un mese ho conosciuto nuovi amici, ho coltivato una relazione a distanza (ciao M.!), ho partecipato a un evento, sono andato a trovare un altro amico che si è trasferito a Roma (ciao A. e ciao M.!). Sto lavorando nella direzione giusta, consapevole che devo cominciare a fare lo stesso lavoro sul piano locale, anche se il materiale umano è quello che è e lo conosco abbastanza bene. Ho più facilità nel creare connessioni con stranieri o viaggiatori di passaggio che con gente del posto, che ha mediamente una mentalità più chiusa e meno sofisticata di quanto sia stimolante per me.
Ciò che non farò, né con i vecchi né con i nuovi contatti, è accontentarmi. Una possibilità la concedo a tutti – nell’ultima settimana ho ripreso a ristabilire contatti locali, vecchi e nuovi – ma ciò che mi riprometto di fare è di mollare più o meno completamente le vecchie amicizie che si sono o si stanno inaridendo. Comincerò a dire qualche no in più: in questo momento preferisco uscire con un nuovo amico o starmene per conto mio, ma non rivedere qualcuno che non vedo da un anno e che si fa vivo spuntando dal nulla. No, grazie. Non porto rancore con nessuno, non taglio alcun ponte, ma i miei risparmi emozionali li vado a investire altrove. Ciò che devo decidere è quanto essere onesto con queste persone: dirgli cosa penso, senza tanti giri di parole, o dissimulare trovando scuse? Il secondo approccio è più facile e tende al quieto vivere. Il primo è quello che preferirei, ma al dunque non so come potrebbe essere interpretato e quali effetti potrebbe determinare. In un rapporto franco è ciò che sarebbe necessario fare, ma le persone spesso preferiscono non sentirsi dire la verità. Comunque la mia disponibilità, con molti amici stretti che di fatto non lo sono più, tenderà a zero. Più tempo e più spazio per aprirmi al nuovo, consapevole che fare amicizia a 46 anni è arduo. Colgo la sfida e vediamo che succede. Crogiolarsi su ciò che andava e non va più, aspettando che le persone cambino, è in ogni caso tempo perso. Perso per perso, meglio perderlo chattando e incontrando nuove persone.
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