Non ce la possiamo fare. No. Non ce la possiamo fare.
Non è voler essere profeti di sventura, ma guardare semplicemente i dati.
Sul cambiamento climatico non ce la possiamo fare.
Gli obiettivi di Parigi del dicembre del 2015, sottoscritti da 196 paesi, sono ormai carta straccia. Ammettiamolo. Riconosciamolo. Facciamoci i conti. Illuderci è un insulto all’intelligenza. Forse aveva ragione Franzen, che lì per lì ho disdegnato.
Il blog del Financial Times Alphaville pubblica qualche dato sui prezzi del carbone e fa qualche veloce analisi sull’andamento del suo consumo. Come conseguenza delle sanzioni alla Russia, nei prossimi anni ne andremo a consumare di più. La Russia venderà il suo ad altri paesi, perché la domanda di energia resta alta. Anche se ci fosse una recessione, che farà abbassare i prezzi, sarà solo un effetto temporaneo, come lo è stato il COVID-19.
Morale della favola? Siamo fottuti.
L’unica cosa sensata da fare è ciò che predica Andreas Malm in Come far saltare un oleodotto: attaccare direttamente le infrastrutture del carbonio per impedire fisicamente nuove emissioni. Ovviamente è uno scenario di conflitto sociale a un livello elevato, visto che la stragrande maggioranza della popolazione piange un paio di giorni, se piange, sulle vittime del ghiacciaio della Marmolada e poi torna ad accendere il condizionatore a palla e a girare col SUV perché questo è ciò che veramente vogliamo. Volontà di cambiare stile di vita è pari a zero.
Un altro dato? Wizz Air comunica al mercato l’andamento del traffico aereo al mese di Giugno 2022 e il risultato è un aumento. I passeggeri degli ultimi 12 mesi sono quasi triplicati (+190%) e le emissioni sono più che raddoppiate (+130%). Hai voglia a dire che le emissioni per passeggero sono diminuite del 20%.
Ciò che conta ai fini del cambiamento climatico è ridurre il totale delle emissioni, non ridurre la quota pro capite, del trasporto aereo.
* “Greta Thunberg, look away now” è l’incipit dell’articolo del FT.
Lascia un commento