È un periodo che leggo pochi libri e molti giornali e magazine internazionali, complice l’arrivo a dicembre di un nuovo tablet. Dal New York Times / NYT Magazine trovo intelligenti considerazioni sull’amicizia, dalla rubrica The Ethicist, dove i lettori pongono questione etiche relazionali a un professore di filosofia. Rubrica in cui si trovano situazioni in cui riconoscersi o in cui conoscere gli altri.
Nel numero in questione, due domande vertono sull’amicizia. In un caso la questione è su un’amicizia che l’autore della lettera vorrebbe interrompere, considerando come la valuti di poco conto per lui, ma allo stesso tempo importante per l’altro. Nel secondo caso è un’amicizia che si è sfilacciata nel tempo e in cui l’autrice non si ritrova più. Che fare?
Leggi l’articolo per conoscere tutta la storia, anzi le storie.
Da entrambe ho ripreso dei passaggi, illuminanti per me, utili a ribadire concetti forse ovvi, ma espressi in modo brillante. Dalla prima risposta:
Friendships are different; they come in a variety of intensities. Romantic love, if you’ll indulge the caricature, has a toggle switch; friendships come with a dimmer switch. Some friendships have the “one soul in two bodies” intensity that Montaigne wrote about. Other friendships involve vague good will and an actual conversation every other year. You seldom see each other, but you have a blast when you do.
we can have friendships that range widely in their strength and intimacy. They don’t, in every instance, have to be all in. C.S. Lewis once wrote that we picture lovers face to face, absorbed in each other, while we picture friends facing forward, absorbed in a common interest. The friends stand side by side, but perhaps not always terribly close together.
Dalla seconda:
I can try to persuade you that there’s value in an expansive definition of friendship, and of maintaining casual, always-great-to-see-you friendships, not just the ride-or-die kind. If you came around, you might accept the fact that, though this woman cares about you, she would rather keep the relationship on a low flame, and you would try to recalibrate accordingly. You wouldn’t force the friendship to be something it isn’t and feel aggrieved because the more loving one is you.
But emotions can’t always be adjusted to fit someone else’s model. You’re plainly of Ferrante’s school, and a friendship has to work for both of you. If you don’t see the value of the more distanced friendship she apparently wants, you may have to refile your relationship among what Montaigne called mere “acquaintance and familiarities.”
Mi compiaccio nel notare il cambiamento avvenuto in me negli ultimi anni, dal volere amicizie profonde e intense, da pulsante acceso o spento, con le frustrazioni del caso, ad accettare che vecchie amicizie possono diventare più soffuse e meno intense e non per questo devono essere tagliate via. Di mio ci aggiungo che le amicizie più intime e profonde hanno la priorità e godono di un investimento maggiore; le altre non meritano la stessa attenzione e vengono derubricate a conoscenze, con tutte le conseguenze del caso. La saggezza di Montaigne.
L’articolo online contiene anche un link a una poesia particolarmente intensa. Link e citazione a seguire:
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