La parola dell’anno è incertezza!

Quest’anno, fin dal principio, sento di dover far i conti con il non essere capace di controllare ciò che è fuori dal mio perimetro, anche quando lo sembra. Chissà perché, in molte situazioni della vita mi sento di pianificare, programmare, definire, prevedere, controllare ciò che mi succede. Tutti siamo così, ma questo lato di me è più forte che nella media degli individui. Il più delle volte è un bene perché significa che riesco a gestire meglio l’ordinario e in qualche caso anche lo straordinario. In altri ambiti significa non lasciarmi andare come potrei e dovrei o cercare di controllare ciò che non può essere controllato (questo succede molto raramente).

C’è chi promuove un podcast facendo leva sull’incertezza.

L’aspetto su cui voglio lavorare quest’anno, aumentando la consapevolezza e l’attenzione su questo, è il rapporto con l’incertezza. L’incertezza non si può né controllare, né azzerare. L’unica cosa che si può fare è tenerla presente e accettare che si può manifestare quando meno te l’aspetti o, più facile ma più fastidioso, essere presente in ambiti della vita per un tempo indefinito, apparire e scomparire e riapparire. Più facile perché sai che è parte attiva e quindi non ti dovrebbe sorprendere nella sua manifestazione; più difficile perché significa farci i conti costantemente, con il rischio di perdere la partita sul lungo termine.

Che quest’anno sarebbe cominciato sotto il segno dell’incertezza me lo ha segnalato con forza il primo dell’anno. Ho preso due aerei di prima mattina. Il secondo è partito in orario, ma con imbarco aperto improvvisamente, dopo una mancanza di comunicazione perdurata 15-30 minuti. Ha sorvolato l’aeroporto di arrivo per un po’ e proprio mentre il pilota stava informando sull’attesa causa nebbia, il messaggio è stato bruscamente interrotto per un tentativo di atterraggio, poi fallito. In attesa per qualche minuto, il volo è stato poi dirottato su un altro aeroporto. Nel nuovo aeroporto ho dovuto attendere informazioni sul bus sostitutivo e, nonostante mi fossi cautelato contattando il banco informazioni, al dunque il bus è partito senza di me, costringendomi a trovare un’altra soluzione per tornare a casa. Rientro alle 17 invece che alle 12. Se il buongiorno si vede dal mattino…

Tempo qualche giorno e un paio di viaggi, che avevo in fase di conferma per febbraio e marzo, sono saltati per ragioni discutibili. Per quanto fossero da confermare ne avevo cominciato a parlare con amici e li davo quasi certi. Mi sbagliavo, evidentemente. Oltre a dispiacermi, ho avuto la prima occasione per reagire e trasformare un cambiamento improvviso in un vantaggio.

Ci ho provato, ma a distanza di qualche giorno un altro ambito incerto della mia vita – la salute di alcuni miei cari – è tornata a manifestarsi con una nuova fase di incertezza sui tempi dell’indagine diagnostica e sulle terapie, tale da impedirmi di fare qualsiasi programmazione per il primo trimestre, almeno fino a quando non sono in grado di avviare il processo di indagine e cura. A prolungare questa fase un altro elemento imponderabile: il server dello studio medico ha avuto un problema e il 9 Gennaio il tecnico era al lavoro per ripristinare il tutto, impedendo alla segreteria e ai medici di registrare qualsiasi dato relativo ai pazienti o di generare ricette per farmaci e impegnative per richiedere visite mediche. Il tempo passa e non c’è che aspettare, lasciando nel limbo qualsiasi progetto mediamente impegnativo.

Allenarsi all’incertezza è una buona pratica che permette di cambiare approccio verso la vita: meno aspettative e consapevolezza che spesso l’unica cosa da fare è farsi trasportare dal flusso o, in altri casi, attendere che il flusso diventi più praticabile, attendere sulla riva o provare a cercare un’altra strada.

Altra lezione che cercherò di imparare quest’anno è che anche ciò che sembra certo e matematico può diventare incerto. Non che non lo sapessi già, anzi. Se nel 2022 ho viaggiato 14 settimane, compresa l’ultima dell’anno, è proprio per la consapevolezza che certe decisioni vanno prese quando si è nelle condizioni di poterle prendere, senza farsi troppi scrupoli. Un altro modo di vivere carpe diem.

Alla fine dell’anno farò un bilancio per capire se avrò fatto qualche passo avanti nell’affrontare l’incertezza che la vita mi proporrà. Razionalmente sono pronto alla sfida, anche se posso migliorare nell’accettare il cambiamento. Il tempo può solo essere un alleato in questo senso.

Qual è la tua sfida dell’anno?

Quale parola la rappresenta?

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