Giovedì 26 Gennaio 2023

Citazione

We should not feel embarrassed by our difficulties, only by our failure to grow anything beautiful from them.

ALAIN DE BOTTON

Benessere

Stamattina, passata la parentesi del malessere da raffreddamento, curato con più sonno e un rimedio scientificamente validato (gargarismi con acqua e sale), sono tornato a muovermi. La bilancia mi ha detto che sono sceso dai 68,2 Kg – mio picco negativo degli ultimi anni – a un livello nella mia norma e questo mi rincuora che sono sulla strada giusta per tornare al massimo della forma.

10 minuti di allenamento HIIT e non ne potevo più, segno che ho perso il ritmo e che l’esercizio è necessario. Terminato questo post vado a fare una camminata di almeno 30 minuti, altro tassello fondamentale per il mio benessere psicofisico, al quale non voglio in nessun modo rinunciare!


Lavoro

Da una newsletter celebrativa dei 15 anni del libro 4-hour Work Week, che ha influenzato milioni di lettori incluso il sottoscritto, ho trovato un libro – The Pathless Path (il percorso senza percorso) – dove ho trovato questo passaggio:

[…] It was the idea of a “pathless path,” something I found in David Whyte’s book The Three Marriages . To Whyte, a pathless path is a paradox: “we cannot even see it is there, and we do not recognize it.” 1 To me, the pathless path was a mantra to reassure myself I would be okay. After spending the first 32 years of my life always having a plan, this kind of blind trust in the universe was new, scary, and exciting. Whyte says that when we first encounter the idea of a pathless path, “we are not meant to understand what it means.”
To me, however, it meant everything.
The pathless path is an alternative to the default path. It is an embrace of uncertainty and discomfort. It’s a call to adventure in a world that tells us to conform. For me, it’s also a gentle reminder to laugh when things feel out of control and trusting that an uncertain future is not a problem to be solved.
Ultimately, it’s a new story for thinking about finding a path in life.

Va da sé che mi sono subito riconosciuto nel percorso dell’autore, Paul Millerd, nel suo cercare un percorso alternativo a quello della carriera aziendale, del denaro come misura del successo, del consumo come surrogato della mancanza di tempo. Mi trovo in questa fase di incertezza ormai dall’inizio del 2019, quattro anni interi. Mi pesa? Raramente. Sento il bisogno di tornare su un percorso più tradizionale? Ancora più raramente. Il tema si ripropone ogni qualvolta incontro qualcuno in un ambito sociale/professionale e devo rispondere alla domanda su cosa faccio. All’inizio mi metteva un po’ in difficoltà. Oggi non ho alcun problema nel dare una risposta parziale, interlocutoria o sviante. Non mi interessa.

Ciò di cui mi rendo conto, settimana dopo settimana, mese dopo mese, è che non sono l’unico e neanche l’ultimo a entrare in questo percorso senza percorso. C’è chi mi guarda da fuori curioso, chi mi invidia, chi mi prende da esempio, chi vorrebbe essere al mio posto e magari ci sta lavorando. Sono certo che il libro aumenterà il mio livello di autoconsapevolezza.


Media

Su Audm ho ascoltato un articolo del New Yorker che recensisce un libro: The Wandering Mind: What Medieval Monks Tell Us About Distraction. Il tema della distrazione è un tema attualissimo, certamente nel mio percorso. Dall’equilibrio digitale, alla produttività, alla gestione del tempo, alla mindfulness. Tutto torna. Associare questo tema all’evoluzione degli ordini monastici e delle loro pratiche è semplicemente affascinante. Articolo consigliato e libro da mettere in coda.

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