Evitare pensieri ed emozioni negativi è controproducente.
It’s normal to not want to experience discomfort. To keep you safe, your brain evolved to problem solve ways for you to escape and avoid pain. If it’s cold outside, you find shelter. If a car swerves at you, you try to dodge it. Attempts to avoid and control pain keep you safe from physical harm, but this strategy backfires when you use it with psychological pain. Why? Avoiding psychological pain:
Is a short-term solution, and what you’re avoiding will return
Can intensify the very experiences you’re trying to suppress
Consumes resources that you could be using for other things that matter to you
Restricts positive emotions
Introduces a whole new set of problems
Loops us in a cycle of psychological suffering
Experiential avoidance sends us around and around the roundabout of suffering. When we keep turning away from discomfort, we can end up in what Kevin Polk and colleagues (2016) call “stuck loops.” These loops of experiential avoidance contribute to the development and maintenance of many of our mental health problem.
È normale non voler provare disagio. Il tuo cervello si è evoluto per risolvere problemi e trovare modi per evitare il dolore e garantirti sicurezza. Se fa freddo fuori, cerchi riparo. Se una macchina ti sfiora, cerchi di evitarla. Tentare di evitare e controllare il dolore ti protegge da danni fisici, ma questa strategia fallisce quando applicata al dolore psicologico. Perché? Evitare il dolore psicologico:
- È una soluzione a breve termine e quello che stai evitando tornerà
- Può intensificare le stesse esperienze che stai cercando di sopprimere
- Consuma risorse che potresti usare per altre cose importanti per te
- Limita le emozioni positive
- Introduce un nuovo set di problemi
- Ci fa entrare in un ciclo di sofferenza psicologica
L’evitamento esperienziale ci fa girare intorno e intorno al ciclo della sofferenza. Quando continuiamo a girare le spalle al disagio, possiamo finire in quello che Kevin Polk e colleghi (2016) chiamano “loop bloccati”. Questi loop di evitamento esperienziale contribuiscono allo sviluppo e al mantenimento di molti dei nostri problemi di salute mentale.*
ACT Daily Journal
Ho fatto un giro in libreria per comprare un libro regalo per un’amica. Ho curiosato un po’ e ho trovato, guarda caso, dei riferimenti a imparare in libri che avevo già, semplicemente sfogliandoli, gesto che in digitale è più complicato e meno pratico.
Salgono nella mia coda due nuovi libri. L’arte del monotasking, ha un capitolo su leggere e uno su imparare:
Ci sono due consigli operativi su imparare che mi sembrano familiari: definire un piano di apprendimento e imparare qualcosa di nuovo:
IMPARARE A FARE QUALCOSA DI NUOVO
Dopo qualche ora, riprendete in mano il piano stilato durante il monotask nº1 e prendetevi il tempo che vi serve (ovvero esattamente quello che vi siete dati e che avete messo per iscritto nel programma).
Seguite alla lettera i passaggi riportati.
Rimanete fedeli a ogni step anche qualora vi distraeste e vi rendeste conto di aver sbagliato qualcosa in fase di progettazione. L’obiettivo non è soltanto quello di imparare una cosa nuova, ma anche di imparare a imparare.
Osservatevi e imparate anche qualcosa su di voi. Cosa avete appreso sulla vostra capacità di stilare un piano? Avete scoperto qualcosa in più su quale sia per voi la strategia di apprendimento migliore? Cosa potreste fare di diverso la prossima volta?
L’arte del monotasking
L’altro libro è Perché nessuno me l’ha detto prima.
In questo libro, sorpresa sorpresa, torna il tema dei valori, per cui ho già preparato un esercizio per Saper Imparare programmato per domani.
Ci sono alcuni semplici esercizi che possono aiutarvi a fare chiarezza sui vostri valori attuali. Abbiamo già detto che i valori mutano nel tempo in base alla fase della vita in cui ci troviamo e a ciò che stiamo affrontando. Non solo cambiano i valori, ma cambiano anche le azioni necessarie per rimanere in linea con quei valori. La vita va avanti e quando ci troviamo in difficoltà o viviamo un brutto periodo, le circostanze possono allontanarci da ciò che per noi è più importante. Ecco perché è utile di tanto in tanto rivalutare i nostri valori: è un modo per riaggiustare la bussola e la mappa allo stesso tempo. Dove sto andando? Voglio davvero continuare in questa direzione? Se la risposta è no, come posso andare verso ciò che per me conta di più?
Perché nessuno me l’ha detto prima
Mi fa piacere sentirmi sulla strada giusta, nell’investire tempo su attività che danno significato alla mia vita e a quella di chi mi circonda.
Ieri ho continuato a sperimentare con il Copilota di Microsoft (come cavolo si chiama??) che sfrutta ChatGPT-4 e con ChatGPT-3. Ho fatto emergere una quantità notevole di idee e una l’ho anche sviluppata, sul tema dell’apprendimento continuo per la carriera.
A questo punto c’è da continuare a lavorarci su, pubblicare un centinaio di articoli simili nell’arco di qualche mese e vedere che succede rispetto alla visibilità della community. L’esercizio non è fine a se stesso, perché mi permette di capire le ulteriori potenzialità di Saper Imparare a cui non avevo pensato.
Usato con sale in zucca e con intelligenza, ChatGPT (e compagni) è una manna. Più lo uso, più ne sono convinto.
Visto che c’ero ho anche cambiato tema al sito di Saper Imparare, aggiornato i colori e il logo. Segnalata la prima puntata del podcast e sistemato le categorie. Ho anche cominciato a mappare le competenze che devo rafforzare e sviluppare. Lavoro che richiede tempo e pazienza. Lavoro comunque necessario.
Ho anche svolto un esercizio sui miei valori e ne ho identificati 4 prioritari, in ordine di importanza: salute (cura di sé), libertà, onestà, indipendenza. Mi ci riconosco in pieno.
Buon 25 Aprile! Senza retorica. Non serve.
*Traduzione a cura di ChatGPT, con qualche mia modifica.
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