Giappone: Day 9-10 Kyoto & Osaka

Giro di boa per questo viaggio, che coincide anche con la fine del mese di giugno. Ieri, primo luglio, ho avuto bisogno di un giorno di stop, per ricaricarmi e riposarmi. Ricaricato, ti racconto gli ultimi due giorni in Giappone, tra Kyoto e Osaka.

Day 9 – Venerdì 30 Giugno

Giornata in giro per Kyoto, l’ultima prima di partire per Osaka. Mattina diretti in un negozio dove lavora un’amica giapponese e poi in un kissaten dove i miei amici vogliono tornare. Il resto della giornata esploro la città da solo, per la prima volta da quando sono in Giappone, forte del modem portatile che mi permette di essere sempre online (indispensabile per spostarsi con Google Maps e poter comunicare con i miei amici in caso di bisogno).

In giro per Kyoto trovo su un albero questa forma di pubblicità leggera.
Attendo il bus per tornare alla zona dei templi delle volpi, dove siamo già stati la notte. Questa volta voglio arrivare fino in cima al monte, con il percorso nella zona del santuario. Per ogni bus c’è l’aggiornamento sulla posizione del bus in arrivo, con il passaggio nelle ultime due fermate precedenti.
In discesa dal percorso c’è una cerimonia in corso di preparazione. Poi passeranno dei monaci.
Un ristorante tipico. Tutte le porte dei ristoranti e dei bar sono protette da una tenda esterna. Più per la privacy degli avventori che per il sole. Purtroppo ne ho frequentati pochi, perché non hanno quasi mai menù in inglese e hanno quasi tutto a base di carne o pesce.
All’esterno di molti ristoranti tipici non ci sono foto, ma queste riproduzioni dei piatti.
Il percorso è immerso nel verde, tra sali e scendi continui. Impegnativo sotto la pioggerellina, al caldo e con un tasso di umidità da brivido.
Una parte del percorso, che in un tratto diventa un anello
Il percorso è caratterizzato da questi portali rossi. Ognuno riporta il nome del donatore che lo sponsorizzato con una donazione.
Ovviamente, neanche a dirlo, tutta la zona è infestata da turisti in posa. Di notte, senza gente, come tanti altri siti turistici, fa tutto un altro effetto. Felice di averlo visto di giorno, affollato, e di notte, semi deserto.
Molti devoti scintoisti vengono al tempio, buttano un soldino ed esprimono un desiderio, in forme e con riti diversi. Qui ho trovato una lista di desideri da esprimere, quasi come suggerimento a chi non ha ispirazione (o almeno l’ho interpretato così). Si va da un viaggio sicuro, alla sopravvivenza nel traffico, al trovare un partner, alla sicurezza in mare, alla salute, alla salute in fabbrica, all’avere un figlio e avanti così. Ampia scelta.
La mappa della zona del tempio delle volpi
In giro per Kyoto. La barca che porta sakè è per ricordo dei tempi passati. Kyoto ha molti canali.
Il kissaten dove abbiamo preso un caffè, completamente soli
In questo viaggio sono andato fuori dalla mia zona di comfort e ho esplorato nuovi mondi, compresa la colazione con un caffè (americano) invece del mio solito tè verde. A fianco una torta che definirei cheesecake.
Il pomeriggio, con la pioggia e dopo il giro alla zona dei templi (una delle tante, perché Kyoto ne ha in quantità esagerata) sono andato al MUMAK, museo di arte moderna dove non è possibile fare foto, se non nella sezione permanente, dove non ho trovato particolare ispirazione. La vista è notevole e c’è un altro portale, bello grande.
Vetrofania che promuove, credo, l’uso della sporta riutilizzabile per andare a fare spesa. In effetti il Giappone fa larghissimo uso di buste di plastica. Di fatto non ho visto nessuno fare la spesa con la busta da casa, anche se nei negozietti chi compra è un turista o un passante, quindi ci sta.
In Giappone è uso servire sempre da bere agli altri, mai a se stessi, soprattutto se alcol, ma per qualsiasi bevanda. Da qui l’immagine esplicativa dell’usanza.
La frutta è quasi un bene di lusso. Venduta singolarmente, protetta se nuda, se non imbustata nella plastica.
Pomodori venduti a due, ovviamente nella plastica. Consumo di plastica da andare via di testa. Il Giappone non è per niente ambientalista. Del resto caccia ancora balene e delfini. Non avevo alcuna aspettativa da questo punto di vista.
La segnaletica stradale per le bici indica l’approssimarsi di un incrocio.
4 consigli per combattere l’ondata di caldo, che in questa stagione in quest’area (Kyoto) è la norma: bere acqua, usare l’aria condizionata, tenere la finestra chiusa, fare esercizio fisico e mangiare bene.

Mi compiaccio con me stesso per essere stato capace di prendere bus, metro, mangiare e orientarmi da solo. Il Giappone è più navigabile di quanto immaginassi. Basta avere internet e sei autonomo, anche se non c’è niente in inglese.

Day 10 – Sabato primo Luglio

Trasferimento a Osaka, questa volta da solo. I miei amici sono partiti presto, diretti a un matrimonio. Io ho il check out, il trasferimento Kyoto-Osaka in treno e il check in nel mio albergo per due giorni in totale autonomia.

Non ho una grande documentazione della giornata. Pioviggina e la previsione del tempo è vento forte, temporali e pioggia intensa, con allerta meteo per tutti e tre gli eventi atmosferici. Di fatto poi pioverà una pioggerellina fine, più noiosa che altro. Il mix di caldo esterno umido e aria condizionata interna su temperature basse, nella metro e sul treno, finirà per provocarmi uno stato di stanchezza che ho potuto curare solo dormendo arrivato a Osaka.

Notare poi che sono riuscito a prenotare il treno sbagliato per Osaka o, meglio, credo di essere salito su un treno che è arrivato alla stazione di Osaka per lo Shinkansen e non nella stazione principale. Lo capisco perché, nonostante il treno partisse alla stessa ora sul binario per Osaka, non aveva lo stesso numero e il controllore è venuto a controllarmi il biglietto perché, immagino, non gli risultava che quel posto fosse occupato. Mi invita ad andare fuori dalla carrozza, per non disturbare gli altri viaggiatori – la cultura del silenzio sui treni giapponesi è qualcosa che noi in Italia ci sogniamo – e mi spiega che ho sbagliato treno. Nessuna conseguenza, se non che arriverò in una stazione diversa da quella prenotata e si premura che abbia capito. Poco male per me perché con la metro e un cambio linea, arrivo comunque di fronte al mio albergo sano e salvo.

Comunicazione che spiega molto efficacemente che lo spazio vicino alla porta della carrozza del treno della metropolitana è fatto per lasciare oggetti ingombranti, ma anche per posizionarsi nell’ora di punta.
In hotel mi aspetta la solita mini vasca da bagno fatta per immergersi nell’acqua calda, più che per lavarsi. In questo caso fa anche da doccia, perché la stanza è minuscola e il bagno pure. Due notti per 14500 yen, circa 100 euro. Il check comincia poco prima dell’orario ufficiale, le 15 – sembra che in tutte le città e in tutte le sistemazioni, private o alberghi, check in sia sempre non prima delle 15 e check put non dopo le 10 – con un processo automatico con touch screen dove inserire i dati del proprio documento e provvedere al pagamento, contanti o carta. Stremato arrivo in camera, mi faccio un bagno e mi metto a letto. Ho bisogno di dormire. Risveglio e ho una fame da lupi, avendo soltanto mangiando qualcosa al volo prima di partire da Kyoto. Propendo per un’altra esperienza giapponese: il fast food italiano.
Ce ne hanno parlato alcuni amici giapponesi, chiedendoci che ne pensavamo. Potevo quindi non andare a verificare di persona? Sera giusta, perché avevo proprio bisogno di un po’ di verdura e cibo familiare.
Pratico uso dello spazio per contenere le posate sul tavolo. Lo spazio è sempre ottimizzato, ovunque.
Opto per una insalata mista (non nella foto), broccoli, asparagi al pecorino e un piatto di spaghetti al pomodoro. Poi si rivelano spaghettini, non al dente ma neanche male. 1350 yen il conto: poco meno di 10 euro. Direi più che buono. Nel locale ho trovato un paio di ragazzini a mangiare da soli, giocando contemporaneamente a qualche videogioco sul telefono. In sottofondo grandi schiamazzi: il locale è quasi completamente pieno di clienti molto giovani, come forse avrei dovuto aspettarmi da un ristorante fast food. Il cibo si può ordinare al tavolo premendo un bottone. Le bevande sono gratis e si prendono da soli.
Nel menù quasi tutto regolare, salvo qualcosa che non è proprio da ristorante italiano, come questa pizza al mais
Curioso anche come un uovo venga proposto come opzione da mettere sulla pasta. Per i nostalgici, si può sempre chiedere una ciotola di riso bianco.
Di rientro vedo il castello illuminato sullo sfondo. Non piove più. Ho ancora un mal di testa con annesso dolore cervicale, che vado a curare con paracetamolo e sonno.
Prima mi faccio un tè verde. Notare come l’infusione sia consigliata per non oltre un minuto, dopo aver immerso su e giù la bustina per 5-6 volte.

La giornata termina e vado a letto. Devo recuperare. Recupero avvenuto con successo e oggi mi preparo al Day 11 sempre a Osaka. Non so ancora cosa farò ma so che per prima cosa andrò a caccia di cibo. Sono le 9:35 e ho fame!

Al prossimo aggiornamento. Restano ancora Hiroshima e Tokyo.

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