Temperature che ritornano su valori nella norma del periodo – ormai la norma è diventata l’eccezione – e la vita ti sorride. Sorrideva anche prima, ma un po’ più affaticata. Risultato: mi sono concesso due film, considerando che ho una coda che mi attende da un po’. Ho anche ridotto notevolmente i contenuti in coda e ho chiuso due libri, anzi tre. Niente male per le ultime 24/30 ore.
L’ultima notte di Amore è un film su cui avevo qualche aspettativa. Non fosse altro perché è passato al Festival di Berlino e apprezzo l’inventiva di Andrea di Stefano, il regista. Risultato ahimè deludente. Apprezzabili alcune scelte di regia: l’inizio col drone, la stessa scena raccontata da un punto di vista diverso dopo un lungo flashback. Giudizio negativo sulla scena d’azione: senza spoiler, la dinamica non è proprio chiara. A seguire succedono cose comprensibili sul piano dell’evoluzione della trama, ma poco verosimili o comunque con molte forzature che rendono il tutto improbabile. Non condivido poi la scelta di far parlare vari personaggi in un dialetto a tratti quasi sussurrato, di difficile comprensione. Non perché stretto, ma perché preso male. Eppure l’audio del mio sistema era al volume giusto. Morale della favola: tentativo apprezzabile di un cinema italiano diverso dalla solita minestra, ma non del tutto riuscito. Peccato.
Ho invece apprezzato un altro film passato a Berlino quest’anno: Le Paradis (The Lost Boys). Per essere un’opera prima è un ottimo film. Introspettivo, ben girato, ben recitato, con una colonna sonora a tratti scoppiettante, come il brano che scorre sui titoli di coda. Promosso a pieni voti. Non mi sembra abbia ancora un distributore italiano.
Ho finito The Beautiful Burocrat. La seconda parte non mi ha convinto per nulla. Ero per mollarlo. L’ho portato alla fine riducendo l’agonia. Non ha niente a che vedere con Severance/Scissione. Mi sono tolto il dubbio. Non lo consiglio.
Avevo anche lì, sospeso, L’immoralista, cominciato non so quanti giorni fa (oltre 2 mesi fa), letto tutto d’un fiato e poi interrotto a tre quarti. Concluso in poco tempo, considerata la brevità dell’opera. Non mi ha entusiasmato. Letto probabilmente con gli occhi dell’epoca in cui è stato scritto farebbe probabilmente un effetto diverso. Glielo concedo. Da leggere forse come documento dell’epoca. Breve ma abbastanza ripetitivo nella trama e prevedibile anche nella conclusione.
Considerando il tema – ciò che ci aspetta dalle sempre più frequenti ondate di calore estremo (e altre catastrofi naturali) causate dal cambiamento climatico – voglio iniziare subito The Heat Will Kill You First. Le recensioni sono ottime e credo non ci sia niente di più attuale.
Abbandono/Archivio definitivamente The Late Americans di Brandon Taylor, dopo aver apprezzato il suo debutto Real Life, perché mi ha preso e perché non mi va proprio in questo periodo di leggere (altre) storie americane in cui non riesco a rispecchiarmi. Non è il momento.
Ieri ho archiviato circa 2/3 degli articoli che avevo nel mio flusso e nella coda di lettura, riducendola stamattina a 60 contenuti, tra video e articoli. In periodi come questo mi rendo conto di spendere tanto tempo nella selezione di contenuti che poi mi rendo conto essere interessanti ma poco rilevanti rispetto ai miei interessi principali e soprattutto troppi rispetto al tempo che voglio/posso dedicare al consumo di media. Questa consapevolezza affiora periodicamente ed è sempre latente nel resto del tempo. Eppure non riesco a ridurre questo tempo. Certamente soddisfa la voglia di nuovi stimoli e la ricerca di nuove idee. Col risultato però di ridurre il tempo dedicato all’approfondimento vero. Una tensione che non si può cancellare, se non controllare e ridurre.
Sempre ieri ho cancellato troppe newsletter a cui mi ero abbonato incoscientemente in un momento di debolezza, con la mia email principale. Ho provveduto a ripulire la posta in arrivo e a trasformare in feed RSS ciò che ho mantenuto. Sicuramente troppo materiale, ma il flusso posso sempre azzerarlo quando non riesco a stargli dietro. Posta elettronica (quasi) di nuovo sotto controllo ed è bastato un pomeriggio con una temperatura casalinga intorno a 30 gradi.
Non ho ancora trovato il tempo di selezionare le foto relative agli ultimi 4 giorni in Giappone, a Tokyo, per concludere il diario di viaggio. Con calma, ce la posso fare.
Lascia un commento