La mia antibiblioteca richiederebbe una manutenzione continua, per una ragione molto semplice: non tutti i titoli hanno i metadati (autore, titolo, genere, editore) corretti e, se faccio una ricerca, non è detto che il titolo che ho, spunti tra i risultati. Lavoro immane quando si tratta di centinaia e migliaia di titoli.
Imperativi sessuali
Sfogliavo qualche titolo aggiunto recentemente e appare qualche perla: gli imperativi sessuali.
These imperatives define not just who gets to be sexual, but how sex should happen. In Mediated Intimacy: Sex Advice in Media Culture, Meg-John Barker, Rosalind Gill, and Laura Harvey document the ubiquitous imperatives in sex advice in mainstream media like women’s magazines and TV shows. Do any of these sound familiar?
The “coital imperative” to have penis-in-vagina sex (since heterosexuality is just assumed)
The “variety imperative” to have manual, oral, and anal play, in addition to penis-in-vagina sex
The “performance imperative,” to enhance your sexual skill set like an ambitious employee pursuing a promotion, “to work on and discipline the body” and “make time to work at sex”
And more: the “confidence imperative,” the “pleasure imperative,” the imperative to have a relationship “because sex is better within an intimate relationship,” and the “sex imperative” itself, to be a sexual person who wants and has and even likes sex.
To this list, I add the “monogamy imperative,” because you should have only one sexual relationship (at a time), and the “desire imperative,” which I described in chapter 2—the imperative to experience spontaneous desire on a regular basis, regardless of the context.
We can also list any number of body imperatives, what my friend would describe as the “fuckabilty imperative,” to conform as closely as you can to a culturally constructed (and highly gendered) aesthetic ideal, and to work relentlessly to discipline your body, never to accept your body as it is.
Where do we get these ideas about the sex imperatives? From everywhere.
Come Together
Faccio una ricerca per vedere se ho Mediated Intimacy: Sex Advice in Media Culture e scopro che è citato in almeno una decina di titoli della mia collezione.
Novità americane
Un giro sulle novità americane, segnalate da Lithub e mi incuriosisce un titolo, The Cleaner, che ha un incipit divertente:
EVERY DAY, SOME rogue shitter leaves a streak of feces on the back of the toilet seat, right where his ass crack would be. He picks a different toilet each time, like we’re playing a game of cat and mouse. Sometimes, before I look, I imagine that this time he’s shuffled forward and missed the seat, or that he’s constipated so there’s no shit at all, but it’s always there. Imagine seeing that first thing in the morning. Imagine the kind of tone that would set for your day. Trying to write emails and finish presentations and smile in the hallway, but thinking ass crack, ass crack, ass crack.
The Cleaner
Anche la copertina è simpatica.
Ai Weiwei ha pubblicato Zodiac, un memoir sotto forma di graphic novel.
Sembra interessante.
Lettere in video
Girando per liste su Letterboxd sono finito su una lista di titoli di avanguardia, molto curiosi, alcuni su YouTube e Vimeo. Da Vimeo poi scopro questo corto che gioca con le lettere nel mondo reale. Delizioso.
Ho rivisto in sala, in anteprima per l’Italia, Past Lives. Un film delizioso, introdotto da un Q&A con la regista, Celine Song, collegata da New York in diretta. Bella serata.
Un’ora e 45 minuti di buoni sentimenti, riflessioni durante la visione, sguardi che dicono più di tante parole. Alla seconda visione, stimolato dalle considerazioni della regista, ho apprezzato ancora di più le implicazioni relative al bilinguismo e al biculturalismo. Da persona che ha viaggiato molto e ha sviluppato relazioni con persone di culture e continenti diversi, mi ci ritrovo molto. Stra-consigliato.
Film #40 di Gennaio e del 2024. Sicuramente un mese di grande cinema, a casa e in sala.
Non sono ancora morto
“La mia amica Ruth Zylberman mi manda due brevi lettere scritte da un bambino di otto anni alla nonna durante le purghe del 1936 in Unione Sovietica. Ecco la prima: «Cara babuška, non sono ancora morto. Sei la sola persona che mi resta al mondo e io sono la sola che resta a te. Se non muoio, quando sarò grande e tu sarai molto vecchia, lavorerò e mi prenderò cura di te. Tuo nipote Gavrik». E la seconda: «Cara babuška, non sono morto nemmeno questa volta. Non è la volta di cui ti ho parlato nell’ultima lettera. Continuo a non morire».”
Emmanuel Carrère, Yoga
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