Varie ed eventuali #5

Ho messo da parte qualche articolo ed è uscito anche qualche libro interessante. A seguire.


Le aziende non sono da amare

But I need to remember, now and again, that Apple is a corporation, and corporations aren’t people, and they can’t love you back. You wouldn’t love GE or Exxon or Comcast — and you shouldn’t love Apple. It’s not an exception to the rule: there are no exceptions.

Brent Simmons

Lo dice lo sviluppatore di NetNewsWire, parlando nello specifico di Apple, ma vale per tutte le corporation. Oserei aggiungere un bel: amen!

Lo penso da sempre rispetto ai fanatici di tutte le sette informatiche religiose, qualsiasi esse siano. Doppio amen.


Il business del cinema indipendente americano: A24

Bella storia di copertina di Bloomberg Businessweek su A24, casa di produzione e distribuzione americana. Solo tra gli ultimi film prodotti: Past lives e La zone di interesse.


Il mondo dello zucchero

Einaudi ha appena tradotto una storia dello zucchero tutta da leggere. Sull’argomento ho un po’ cognizione di causa, avendo già letto altro. Lo leggerò senz’altro. Copertina discutibile.

Per capire quanto lo zucchero sia diventato importante per le nostre vite, basta prendere un qualsiasi alimento confezionato da uno scaffale della credenza e dare una scorsa all’elenco degli ingredienti, dove è quasi sempre citato. Lo zucchero ha cambiato radicalmente il nostro modo di nutrirci, ha influito profondamente sui rapporti umani attraverso il suo antico legame con lo schiavismo e ha prodotto un vasto degrado ambientale. È davvero sorprendente se si considera che questa sostanza è rimasta ignota all’umanità per gran parte della sua storia.

Il comune zucchero bianco ha impiegato molto tempo a diventare un prodotto di uso quotidiano, perché è difficile da fabbricare. Molto piú difficile del sale, ad esempio. Ci vogliono ingegno e pazienza per estrarre dal materiale vegetale la complessa molecola del saccarosio (C12H22O11), un disaccaride risultante dalla condensazione di due molecole, una di fruttosio, piú dolce, e una del meno dolce glucosio. Lo zucchero bianco da tavola cosí ottenuto era un bene di lusso ancora duecento anni fa, quando lo si produceva in piccoli quantitativi mediante un lungo e costoso processo artigianale. Oggi enormi fabbriche munite di giganteschi frantoi, bollitori e centrifughe trasformano nel giro di poche ore enormi quantità di canna o barbabietola in candidi cristalli di zucchero.


Siamo tutti venditori

Negli anni il concetto di personal branding è diventato pervasivo e oggi chiunque agisca sul mercato, qualsiasi esso sia (lavoro, arte, media, servizi) deve vendere sé stesso. Sembra non ci sia alternativa.

The labor of making TikToks — and if you want to reach the most people in the shortest amount of time, TikTok is pretty much the only place to go — requires both tedium and skill. You’ve got to get used to the app’s ever-evolving editing features, understand the culture of the platform, make yourself look presentable but not too presentable or risk coming off as inauthentic, prepare for and practice what you’re going to say, but again, not too much. And you’ve got to do it again and again and again, because according to every single influencer ever, the key to growing your audience is posting consistently.

Articolo ricco di spunti, soprattutto per uno come il sottoscritto che non ha alcuna intenzione di tornare sui propri passi rispetto alla logica corrente dell’uso delle piattaforme social.


12 regole di vita

Non mi piacciono gli articoli che ti dicono come dovresti vivere, anche perché, quasi sempre, dicono cose scontate e banali. Questo articolo aggiunge qualche consiglio originale, condivisibile o meno. Da leggere, rifletterci su, sperimentare e discutere.

Always order one extra dish at a restaurant, an unfamiliar one. You might like it, which would be splendid. If you don’t like it, all you lost was a couple of bucks. If you can’t afford to order that one extra dish, then the restaurant is too expensive for your budget and you should find a cheaper one.


Super comunicatori

Charles Duhigg, l’autore del mio libro preferito sulle abitudini, Il potere delle abitudini, ha scritto un nuovo titolo sulla comunicazione. Sembra interessante.

This book, then, is an attempt to explain why communication goes awry and what we can do to make it better. At its core are a handful of key ideas.
The first one is that many discussions are actually three different conversations. There are practical, decision-making conversations that focus on What’s This Really About? There are emotional conversations, which ask How Do We Feel? And there are social conversations that explore Who Are We? We are often moving in and out of all three conversations as a dialogue unfolds. However, if we aren’t having the same kind of conversation as our partners, at the same moment, we’re unlikely to connect with each other.
What’s more, each type of conversation operates by its own logic and requires its own set of skills, and so to communicate well, we have to know how to detect which kind of conversation is occurring, and understand how it functions.

Supercommunicators

La cultura dell’audit

Libro molto interessante sulle conseguenze del valutare qualsiasi cosa in termini numerici, con effetti distorsivi della realtà e dei comportamenti. Più a livello sociale ed economico che personale, ma anche personale. Illuminante.

[…] audit culture’ refers to contexts where the principles, techniques and rationale of financial accounting have become dominant features of the way society is organised. This includes the ways to measure quality in the provision of public services, the ‘quality of life’ or the success of military interventions.

[…]

As Albert Einstein allegedly remarked, ‘not everything that can be counted counts, and not everything that counts can be counted’.

[…]

Our fourth observation is that the digital revolution and new social media technologies have enabled individuals to produce numbers for monitoring themselves and their own routines, movements and bodily practices. When these are combined with ever more powerful and sophisticated devices for harvesting that personal data, the relation between the producers and users of those numbers becomes increasingly distant and blurred. The result is a self-reinforcing and potentially dangerous combination of self-auditing that creates big data which is then used to try and influence and manage people without their knowledge or consent

Audit Culture

Leggere il capitolo sul fenomeno della misurazione personale (Quantified Self) mi ha fatto ricordare perché, ormai forse 10 anni fa o quasi, ho smesso di utilizzare un fitness tracker e tutte le app affini. Da allora Google ha comprato FitBit e le misurazioni sono entrate a far parte delle app di sistema degli smartphone. Non mi piaceva l’idea che tutti questi (miei) dati fossero usati da terzi e non mi piace ancora.

Non ho bisogno di un’app che mi dica di muovermi. Lo faccio senza bisogno di stimoli terzi e so quanto è necessario che mi muova. Non i 10000 passi promossi da app e tracker, ma 30 minuti al giorno di camminata veloce al giorno. Amen.

Memo da Il capitalismo della sorveglianza, citato nel libro:

Google aims to ‘co-pilot’ individuals through life, not only by reflecting their needs but by ‘influenc[ing] actual behaviour as it occurs in the real spaces of everyday life’ (Zuboff 2019: 153).

Audit Culture

I feed RSS non sono morti

Ho scritto un post settimane fa in cui citavo dall’ultimo libro di Chris Dixon in merito ai feed RSS.

Da leggere questa critica all’autore e alla sua affermazione.

Morale della favola: diffidare sempre dei venture capitalist e di tutti gli attori (interessati) che ci gravitano attorno, come lo stesso Dixon, e dei libri che scrivono e promuovono. Perché? Per conflitti di interesse non dichiarati.


La posizione ideale per dormire bene

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