Dopo aver visto il remake di Robert Eggers, tra ieri sera e stamattina ho visto l’originale del 1922.
Quanto mi diverte – dovrei farlo più spesso – vedere un film e poi andare a fare una ricerca nella mia biblioteca digitale, a caccia di riferimenti e approfondimenti (cosa non possibile con libri cartacei!). Con Nosferatu immaginavo sarebbero stati numerosi e non mi sbagliavo: quasi l’1% dei titoli, 152 per la precisione, riporta qualche riferimento. Del resto si tratta di un film che ha fatto la storia del cinema e non solo. Preso a riferimento come uno dei film più spaventosi, oltre a essere citato come il primo vampiro. Topos, il vampiro, che ha aumentato la sua presa nel tempo, sia sul cinema, sia sulla letteratura.
Tornando a Nosferatu, voglio riportare a seguire alcuni dei passaggi che ho trovato più interessanti in questa ricerca.
Il film è disponibile su Youtube con gli scritti in italiano da più canali, essendo non più coperto da copyright.
Quello che segue è solo una piccola parte delle citazioni emerse. Spero che, dopo la lettura, ti venga voglia di vedere Nosferatu, sia l’originale, sia il remake.
L’ombra è un elemento ricorrente, come avevo dedotto dal remake di Robert Eggers.
Nel film Nosferatu, il cui sottotitolo originale è Eine Symphonie des Grauens (Una sinfonia dell’orrore), assistiamo, sequenza dopo sequenza, a un accumulo di indizi, segni premonitori, allusioni che convergono verso quell’ombra che compare nella scena in cui la malefica creatura penetra nell’abitazione degli Hutter. In questo senso la definizione di sinfonia è pertinente poiché il film consiste in una vera e propria orchestrazione di variazioni sul tema dell’orrore. Non a caso si è parlato per questo film di montaggio sinfonico.
[…] Lungo questa catena di legami associativi si colloca l’ombra del vampiro che sale le scale e incombe sull’uscio di casa Hutter. L’effetto prodotto sullo spettatore da quest’ombra, conosciuta e divulgata come l’essenza stessa del vampirismo, può essere interpretato secondo due differenti e tuttavia complementari prospettive: quella dell’analisi testuale, seguendo l’esemplare modello del saggio già ampiamente citato di Michel Henry; e quella dell’analisi dell’immagine, della cesura che la pura e semplice silhouette nera del vampiro introduce nel tessuto narrativo e iconografico del film. Essa potrebbe essere interpretata come ombra portata che, pertanto, postula l’esistenza di un corpo che la produca, anche se esso non compare nell’inquadratura in questione.
Il richiamo dell’ombra di Antonio Costa
Curioso leggere un commento di chi l’ha visto all’epoca in cui è uscito, come Joseph Roth.
La casa cinematografica Prana ha invitato la stampa ad assistere ad alcune interessanti riprese di Nosferatu. Il film (scritto da Henrik Galeen, con musica di Hans Erdmann) si svolge sui monti Tatra e ha per tema una leggenda popolare – avvolta dal mistero, e di presunte origini rumene – sul sinistro personaggio di «Nosferatu», uno spettro dalle sembianze umane che si insinua nelle vite altrui. Eccoci di nuovo alle prese con uno di quei film carichi di mistero e molto in voga negli ultimi tempi. Per l’accuratezza della realizzazione, per l’amore dedicato da tutti i collaboratori a ogni dettaglio, Nosferatu si distingue però, beneficamente, dai prodotti in serie d’oggigiorno. Per la prima volta sembra qui risolto con facilità un problema tecnico del cinema: l’irruzione del mistero nell’aperta natura – e non solo in luoghi chiusi, fra scenografie stilizzate. Se davvero sia riuscita l’operazione di trarre dal fantastico più arbitrario i massimi risultati a cielo aperto, solo il film ultimato potrà naturalmente dimostrarlo. Le foto, da sole, non convincono a sufficienza, pur essendo molto promettenti.
L’avventuriera di Montecarlo SCRITTI SUL CINEMA (1919-1935) di Joseph Roth
Murnau, come Eggers, fa riferimento nei titoli a Dracula di Bram Stoker, come fonte d’ispirazione. Curioso che non abbia pensato di pagarne i diritti d’autore, cosa che poi è stati costretto a fare. Eggers avrà pagato? Scommetterei di sì.
Nel 1922 Murnau realizzerà Nosferatu, Eine Symphonie des Grauens, la prima riduzione cinematografica del Dracula di Bram Stoker. Si tratta però di una versione largamente infedele al romanzo, nella quale tra l’altro Mina, la protagonista, viene costretta a passare una notte accanto al vampiro, in una orribile intimità che varrà la salvezza al fidanzato Jonathan Harker e dell’intero genere umano, e che la fanciulla santifica ulteriormente con il sacrificio della propria vita. Questa licenza rispetto al testo originale, che i seguaci della psicoanalisi vorranno per loro conto sviscerare, non distoglie Mrs Florence Stoker, vedova dello scrittore, dal procedere legalmente nei confronti del regista per il mancato pagamento dei diritti d’autore (causa vinta).
Bela Lugosi – Biografia di una metamorfosi di Edgardo Franzosini
La questione dei diritti d’autore portò alla distruzione del film, di cui si è salvata una copia. I riferimenti al satanismo nel film sono ben documentato, a quanto pare:
Raramente ho letto tante contorte considerazioni e deliranti masturbazioni mentali da parte di fanatici cinéphiles (categoria spesso incline all’elucubrazione) come riguardo all’interpretazione dei suoi film. Nosferatu, la sua opera più nota (1922) ha prodotto fiumi di inchiostro che spaziano da interessanti disquisizioni sulla tecnica cinematografica (Murnau è stato un pioniere, ha inventato la soggettiva, inaugurando uno stile mai visto prima), intrisa di riferimenti pittorici e letterari frutto della sua immensa cultura, a congetture filo occultiste inerenti le riprese del film. A proposito di Nosferatu, fra i tanti contributi, mi sono imbattuta in un documentario in cui veniva intervistato un esperto di occultismo, massoneria e Rosacroce, che illustrava l’influenza determinante di Albin Grau, produttore del film e noto satanista, che collaborò anche come scenografo e costumista inserendo riferimenti mistici e simboli alchemici più o meno evidenti. In questo caso non si tratta di illazioni, Albin Grau era davvero un cultore di esoterismo, e lo stesso Murnau, per un periodo della sua vita, si interessò alla materia. L’idea di raccontare la storia di un vampiro (il primo di una lunga serie cinematografica) fu di Grau, che si ispirò al Dracula di Bram Stoker facendo andare su tutte le furie gli eredi dello scrittore che intentarono una causa alla produzione (la Prana-Film, nata e morta con Nosferatu…) ottenendo la distruzione di tutte le copie. Murnau disattese la condanna e occultò, per sua e nostra fortuna, una copia.
Spiriti di Francesca D’Aloja
Murnau, tra l’altro, non sembra fosse molto popolare alla morte:
Il 13 marzo 1931 venne celebrato a Los Angeles il funerale del “più grande regista che i tedeschi abbiano mai avuto” come ebbe a scrivere la rinomata critica cinematografica Lotte Eisner. Sebbene tale definizione fosse condivisa dalla maggioranza dei professionisti del cinema, alle esequie di Friedrich Wilhelm Murnau, morto a quarantadue anni, parteciparono soltanto undici persone.
Spiriti di Francesca D’Aloja
Curioso da dove provenga la parola nosferatu:
Stoker aveva consultato l’Account of the Principalities of Wallachia and Moldavia (1820) del console William Wilkinson, dove scoprì il nome di «Dracula», e da cui trasse la storia politica e razziale del territorio – alcune parti sulla storia della Voivodína sono state copiate quasi testualmente.14 Scoprì la parola «nosferatu» nell’articolo di Emily de Laszowska Gerard, apparso su «Transylvanian Superstitions» (1885), dove apprese anche dell’abilità dei vampiri di provocare la siccità.
Vampiri di Nick Groom
Nosferatu è un appellativo del Diavolo in rumeno antico.
Curiosa anche la storia delle copie distrutte e poi riemerse in proiezioni sparse, per essere di nuovo distrutte, fino a che l’erede di Bram Stoker non è morta e la copia sopravvissuta è prima passata in televisione, con i nomi cambiati, per poi essere restaurata e mostrata al Festival di Berlino nel 1984!
Florence Stoker asked for the destruction of all copies of the film. The matter was finally settled in July 1925, when all copies owned by the German receivers were destroyed. However, in October of that year, she was contacted by a new organization in England. The Film Society solicited her support for its private screenings of “classic” movies. On its first list was Nosferatu by Murnau. She now had a dispute with the society, which initially refused to cancel its showing or tell her where they had obtained a copy of the film.
In 1928, Universal Pictures purchased the film rights of Dracula. As owners of the film rights, they then granted the Film Society the privilege of showing Nosferatu. Florence Stoker protested, and in 1929, the Film Society turned over its copy to her for destruction. Later that year, copies appeared in the United States in New York and Detroit under the title Nosferatu the Vampire. In 1930, these copies were turned over to Universal to also be destroyed.
After Florence Stoker’s death in 1937, various versions of the film became available, though there was little demand for it. In the 1960s, a condensed version was aired on television as part of Silents Please, a show based on old silent movies. In this version, the characters’ names were changed back to those in the Stoker novel and the name of the movie was changed to Dracula. This version was then released by Entertainment Films under the title Terror of Dracula. In 1972, Blackhawk Films released the original film to the collectors’ market under the title Nosferatu the Vampire and the Silents Please version as Dracula. In spite of the destruction of most of the copies of the original Nosferatu, one copy did survive, and a restored version of the film was finally screened in 1984 at the Berlin Film Festival and has since become commonly available.
The Vampire Book di J. Gordon Melton
Tra l’altro si spiega anche perché Nosferatu non sembra avere le caratteristiche tipiche di Dracula, ma ricorda un topo. Si tratta di una scelta precisa, per ricollegare il vampiro alla peste portata dai topi.
The Dracula character’s appearance was altered to appear rodent-like, and his persona tied to the rats who gathered in great numbers in Bremen when he arrived.
In the screenplay, Murnau made a variety of additional changes, including the names of all of the leading characters. Dracula was transformed into Graf Orlock, played by Max Schreck. Orlock was developed into a monstrous figure with exaggerated features—a bald head, long, claw-like fingernails. His pair of vampire fangs, rather than being elongated canines, protruded from the very front of his mouth, like a rat’s teeth.
The Vampire Book di J. Gordon Melton
Mi sono chiesto se si fosse trattato quindi di una copia perduta e ritrovata. No.
It is important to notice that, despite its difficult survival, Nosferatu was never really a lost film and there were various copies appearing and disappearing around Europe and the United States. For example, Henri Langlois, director of the Cinémathèque Française in Paris, preserved a copy of the second version of the film dated 1926 or 1927. A print from this version – that was in black and white and not with the original tones and tints – travelled to the Museum of Modern Art in New York in 1947 where its intertitles were translated into English and the names of the characters were changed to those in the novel. This was also the version that returned to Europe and was presented around in the 1960s as a prime example of Weimar cinema that by then was going through a phase of rediscovery and reevaluation.
NOSFERATU A SYMPHONY OF HORROR di Cristina Massaccesi
Non a tutti piace l’horror e non tutti sono cinefili. C’è chi, pur non avendo titolo, vede le sue discutibili opinioni pubblicate anche in un libro. Affabulatore, lo definisce il suo editore Iperborea, a ragione. Lo trovo ridicolo, ma anche divertente.
Probabilmente avrei apprezzato Nosferatu nel 1922, quando le immagini in movimento erano sensazionali in sé.
Inizialmente, l’idea era di realizzare una trasposizione di Dracula, il romanzo dell’orrore di Bram Stoker, uscito più di vent’anni prima. La vedova dell’autore, purtroppo, si mise di traverso e si rifiutò di concedere i diritti, di conseguenza i tizi della casa di produzione berlinese, spudoratamente creativi, scelsero di cambiare i nomi ai personaggi e si inventarono un altro titolo, ma per il resto rubarono tutto.
Scoppiò un putiferio. La vedova montò su tutte le furie, si mise a strillare alla violazione del diritto d’autore e incaricò degli avvocati notoriamente crudeli di intentare causa alla casa di produzione, che fece bancarotta e fu condannata a distruggere tutte le copie del film. Solo alcune sopravvissero, il che ovviamente contribuì alla fama dell’opera. La fissazione odierna per l’orrore sintetico fece il resto, così come il giro d’affari che ruota attorno a tutto quel che ha a che vedere con i vampiri.
Chi sostiene che Nosferatu sia un capolavoro espressionista mi ricorda quegli archeologi che vanno in brodo di giuggiole di fronte alla cruda forza artistica delle incisioni rupestri dell’Età del bronzo. Spiace contraddirli.
MAMMA È MATTA, PAPÀ È UBRIACO di Fredrik Sjöberg
Un commento più tecnico viene, non per niente, da un libro sul cinema:
E se Nosferatu (Nosferatu. Eine Symphonie des Grauens, 1922) è spesso interpretato come un capolavoro dell ‘espressionismo, il cinema di Murnau è tuttavia considerato da Bazin come un esempio di cinema realistico al tempo del muto.
Invero entrambe le ipotesi sembrano inadeguate a interpretare lo stile della messa in scena di Murnau, che sa avvalersi di suggestioni diverse in una prospettiva personale. Certo in Nosferatu Murnau costruisce una rappresentazione intensiva del mondo del vampiro, attraverso procedure differenti di messa in scena. Da un lato, con la collaborazione di Grau, seleziona spazi non ricostruiti in studio, ma ricchi di una suggestione singolare. Il castello del conte Orlok è una reggia dell’incubo, fatta di architetture ogivali, di passaggi oscuri, di arredi inquietanti. È uno spazio dove si nasconde il mistero e si realizzano riti demoniaci. La nave invasa dal vampiro è una sorta di veliero fantasma in cui le vele e gli alberi sono lo scenario allucinato della presenza del male. La città quasi deserta, invasa dalla peste, è un ossario architettonico, un cimitero urbano di rara suggestione. Sono spazi segnati dall’esistenza del male, che domina poi attraverso l’estensione minacciosa delle tenebre che invadono tutto l’orizzonte visivo. Il lavoro di regia potenzia in modo straordinario la suggestione dei contrasti di luce ed ombra e la lotta del male per affermarsi ovunque. Grazie alla maestria tecnica di Wagner il visibile è scandito in settori diversi, ora segnati dal forte contrasto luministico, ora dal passaggio tra gradi diversi di oscurità. Ma la presenza del male si manifesta in tutta la natura, appare con la iena notturna, le piante carnivore, come un tessuto nascosto che afferma la naturalità del male. E nel gioco simbolico che si stabilisce tra Hutter, la moglie Helen e il vampiro, Helen scopre di identificarsi progressivamente con il vampiro, è attratta da lui e finisce per sacrificarsi, cedendo a istanze, o desideri, profondi.
INTRODUZIONE ALLA STORIA DEL CINEMA a cura di Paolo Bertetto
Chiudo con una citazione
Nosferatu: «Si è ferita lei… prezioso sangue!».
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