Meditazione, journal e vita sociale

Ho ripreso da qualche giorno a scrivere le mie paginette del mattino. Un paio di pagine di un’agenda inutilizzata, scritte a mano, strappate e cestinate, in cui scrivere ciò che mi passa per la testa, di solito di prima mattina. In questo momento ho proprio carta e penna vicino alla tastiera mentre scrivo. Un esercizio utile per non perdere l’abitudine di scrivere a mano, riflettere un minimo sulle emozioni del momento e consumare anche un’agenda che non voglio continuare a tenere inutilizzata nel cassetto della scrivania.

Ormai è quasi un anno che ho smesso di tenere un journal quotidiano, oltre che a tracciare come mi sento, chi frequento e altre attività. Ho ripreso però a usare un fitness tracker, quindi misura non solo minuti di attività fisica, passi e distanza quotidiana percorsa, ma anche livello di stress e qualità del sonno. Misurazione passiva: non segno quante ore dormo, ma lo strumento cerca di dedurlo da solo. L’assenza di pratiche per sentirmi meglio (meditazione e journal) mentalmente, insieme ai dati recentemente raccolti mi spingono a qualche considerazione che può essere utile anche a te, anche se alla fine è un ripetere cose che sai già e che so già. I latini dicevano che ripetere fa bene, quindi lascio una traccia qui.

Prima considerazione. Il modo migliore di coltivare la salute mentale e psicofisica è avere una vita relazionale/sociale/sessuale varia e appagante. Vivere all’aria aperta, al sole. Mangiare leggero, sano e dormire il necessario. La meditazione, il journaling, il chiederti come stai sono tutte pratiche positive, ma non sono più necessarie, almeno per me, quando ho modo di viaggiare, vedere faccia a faccia persone, confrontarmi, consigliarle, fare esperienze insieme, passare tempo fuori casa, in spiaggia, a camminare, col bel tempo e il sole. Ne ho fatto a meno da quando ho cominciato a viaggiare lo scorso anno, a metà febbraio, e poi anche a casa non ne ho sentito il bisogno, se non occasionalmente.

Seconda considerazione. La vita sociale è parte del benessere, ma anch’essa è da ricondurre a un equilibrio, seppur dinamico. Nella seconda parte del 2024 ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare nuovi amici. Persone che ho cominciato a vedere con un’alta frequenza, al punto da non aver avuto una serata da solo, per un paio di mesi, se non occasionalmente, tanti e vari gli amici, gli eventi, le occasioni di uscire, andare al cinema, viaggiare, socializzare. Forse troppo. Mi è mancato un po’ di tempo per la riflessione, per pensare alle mie priorità, per progettare l’immediato futuro, per quanto possibile ovviamente.

In queste settimane di inizio anno ho ridotto la socialità, per scelta, sono stato più in casa, per il vento e il freddo, e ho avuto modo sia di ricaricarmi, sia di acquisire nuova consapevolezza sul mio cammino. Vivo in un ambiente pulito e ordinato, con ciò che mi serve e poco altro. Ogni cosa sta al suo posto. Questo aspetto mi mette serenità mentale e mi infonde fiducia. Come scritto in passato, mi piace ogni tanto pulire e ordinare, casa e altro, come se dovessi partire per un lungo viaggio o per non tornare più. Mi piace l’idea di tornare e trovare un ambiente accogliente che non richiede energie per essere gestito o che chi viene dopo di me si trovi il compito facilitato nel gestire quello che ho lasciato indietro.

Una condizione fortunata perché chi ha responsabilità verso terzi o non ha risorse da parte, spesso non ha il lusso di potersi fermare, riflettere e riordinare pensieri e cose, seppur allo stesso tempo l’italiano medio (che lavora e ha una famiglia) passa 3 ore al giorno davanti alla televisione. A dimostrazione che, alla fin fine, non è una questione di tempo, ma di volontà e di energia mentale. Priorità che c’è o non c’è.

Oggi c’è un bel sole e il vento sembra essersi attenuato. Pur con temperature invernali, conto di uscire e fare due passi, oltre che di finire di scrivere le mie due paginette, per elaborare le emozioni negative delle ultime 24 ore, prima di riprendere la giornata con un po’ di socialità e pianificazione di viaggi in arrivo.

Non esiste, in definitiva, un solo modo per gestire la propria igiene mentale. Si può meditare, si può scrivere, ed è bene farlo in assenza di alternative, oppure si possono vedere amici, camminare all’aria aperta, spendere tempo con le persone che contano per te.

Nota a margine. Ieri leggevo il bilancio dell’anno di una persona che stimo: Anne-Laure Le Cunff di NessLabs. L’autrice condivide gioie e dolori. La gioia di aver terminato un libro di imminente pubblicazione, il successo del fare un lavoro che le piace e le difficoltà che le relazioni personali e lo stress metropolitano (a Londra) generano in una persona che ha il compagno che vive a Singapore e la famiglia sparsa tra Europa e Stati Uniti. Un mondo complicato, in cui ciò che vogliamo – successo e stimoli – provoca anche crisi e difficoltà. Si può prendere un aereo e girare il mondo per vedere le persone a cui vuoi bene, ammesso che hai le risorse economiche necessarie, ma poi nella quotidianità ti mancano e devi fare i conti con la distanza. C’è internet, evviva, ma le relazioni mediate dallo schermo non sono niente rispetto alla conversazione faccia a faccia e al contatto fisico. Anne-Laure è aperta e consapevole al punto tale da saper ricorrere agli psichedelici, illegale in Italia tra parentesi, e ad altri strumenti intellettuali per fare fronte alle emozioni negative, ma nonostante tutto sono rimedi a problemi creati dalle scelte della vita.

Stimo Anne-Laure e ho avuto modo di far parte della sua community per un paio d’anni, oltre a condividere esperienze in alcuni webinar. Detto questo, la sua esperienza mi affascina e mi respinge allo stesso tempo. Straordinario avere una newsletter ricevuta da 100.000 persone, poter vivere con una community online a pagamento con 1000-2000 iscritti paganti, bello studiare neuroscienze, scrivere un libro, avere relazioni internazionali e stimoli continui, ma a quale prezzo? Pur in un contesto generale positivo e stimolante, lei stessa confessa di non riuscire a stare al passo e a soffrire. Indubbiamente c’è chi soffre per le stesse cause e non è neanche consapevole che può ridurre la propria sofferenza, se non con altre droghe o alcol o mangiando in eccesso. Non invidio Anne-Laure e sono contento di essere sceso dalla ruota del criceto del produrre contenuti continuamente, del personal branding da coltivare e dare in pasto alla rete, del dover scrivere, scrivere, scrivere, partecipare a eventi spesso inutili, dormire in albergo in stanze anonime, perseguire uno stile di vita che porta a consumarti dentro, pur con regole e meccanismi di contenimento.

Sono felice di vivere a Senigallia e non a Londra. Sono felice di scrivere per me, senza obblighi verso nessuno. Sono felice di potermi fare una passeggiata approfittando della bella giornata, se c’è una bella giornata, come di avere un’agenda vincolata solo da viaggi di piacere, che ho scelto io. Felice di starmene a casa in vestaglia, sorseggiando un tè invece di attendere un treno o un aereo in ritardo, al freddo sul binario o al caldo in un terminal. Felice di mangiare quello che fa bene al mio benessere, quando voglio, invece di adattarmi al meno peggio di quanto disponibile in giro, sicuramente con più sale e più zuccheri di quanto io abbia bisogno. Vivere è un compromesso e il mio attuale compromesso, pur senza stimoli esterni, senza fama, senza gloria e con ricavi ridotti o azzerati, è ciò di cui ho bisogno ora e non tornerei mai, dico mai, alla vita di anche solo 10 anni fa. Non per niente i miei sonni sono d’oro e il mio livello di stress basso. Non avevo bisogno del fitness tracker per scoprirlo.

Detto questo, mi sento forse arrivato? Per nulla. Arrivare in cima è qualcosa che molti possono fare. La cosa ancora più difficile è restarci. L’equilibrio è sempre dinamico e la perturbazione la regola, come l’incertezza. Tutto sta ad avere valori e principi saldi, così da non perdere mai di vista la direzione da seguire. Dopo alcuni mesi positivi, in cui mi sono un po’ smarrito, ora mi sento di nuovo determinato e pronto a tornare in cima e magari a scalare qualche nuova vetta.

Ci vediamo lassù.

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