Un anno fa scrivevo di aver perso l’ispirazione. Oggi, forse, l’ho ritrovata, almeno in parte. L’entusiasmo viene da uno strumento che ho cominciato a usare con ottimi risultati. Si tratta di NotebookLM, servizio di intelligenza artificiale generativa di Google, disponibile ormai da alcuni mesi. Lo spunto è venuto da Massimo, che nel weekend mi ha (indirettamente) suggerito di dare in pasto al servizio i miei libri digitali, allo scopo di estrarre informazioni, analisi e altro.
Ho provato e il risultato è estremamente stimolante. Così stimolante che ho provato a generare sintesi ed estrarre consigli da libri letti e libri della mia antibiblioteca, fino a pensare di rivitalizzare il dominio del mio progetto dormiente Saper Imparare e pubblicare due articoli: Aiutare in modo sano e Come affrontare l’inverno.
Ho anche dato in pasto a NotebookLM altri libri sul cinema, per estrarre sintesi e consigli di visione. Da Uncanny Cinema* è emerso un ragionamento interessante sulle aspettative relative alla visione di un film, tema oggetto di discussione ricorrente con i miei amici cinefili:
“Aspettative” è un tema che emerge in diversi modi nei testi forniti, specialmente in relazione all’esperienza dello spettatore cinematografico, alla costruzione di personaggi e all’interazione tra film e pubblico.
Le aspettative dello spettatore sono un elemento cruciale nell’esperienza cinematografica [1]. Gli spettatori arrivano alla visione di un film con determinate attitudini e aspettative [1]. L’esperienza cinematografica non è solo la visione del film, ma anche ciò che lo spettatore porta con sé [1]. Il film, dal canto suo, modella le aspettative e le guida [2].
- Costruzione dei personaggi: Le aspettative giocano un ruolo nella creazione di personaggi [3, 4]. Le caratteristiche dei personaggi sono costruite, non intrinseche [3]. Ad esempio, un personaggio che appare sempre desideroso di essere visto, può interpretare innumerevoli ruoli in cui il personaggio è sempre desideroso di essere visto o al contrario si nasconde da sguardi [3]. Analogamente, un personaggio femminile con labbra che sembrano sussurrare, può essere inserita in un dramma dove la sua persona sussurra segreti e desideri [4]. Il personaggio di Quasimodo è un esempio di come le deformità e l’umiltà siano confezionate insieme [5]. L’aspetto e i gesti dell’attore, la sua voce e le sue espressioni, sono tutti elementi che contribuiscono a creare aspettative nel pubblico [6]. L’aspetto di una star è fondamentale, più di ciò che dice, per fissarsi nella memoria dello spettatore [6].
- Il ruolo della regia e del montaggio: Le inquadrature ravvicinate possono essere utilizzate per mostrare l’abilità del regista e la sua “visione unica” [7]. Le riprese in primo piano di dettagli che non danno informazioni che già non abbiamo, suggeriscono qualcosa che non potrebbe essere illuminato in nessun altro modo. La regia ha la capacità di enfatizzare particolari dettagli [7]. La scelta di un’inquadratura o di un dettaglio, e il loro montaggio, contribuiscono a dare un certo ritmo e un certo significato al film [8]. La regia, attraverso inquadrature e tagli di montaggio, influenza le aspettative dello spettatore, mostrando la sua capacità di “vedere meglio” la scena [7].
- L’uso della voce: La voce narrante fuori campo può avere un ruolo nel guidare lo spettatore e creare aspettative [9]. La tonalità della voce di un personaggio può essere usata per creare un effetto narrativo specifico [10]. Il suono può creare aspettative riguardo a quello che succederà in scena [11]. La voce può anche essere fonte di un senso di mistero e di non definito, soprattutto quando non è collegata ad una immagine [12].
- Il telefono come simbolo di aspettativa: L’atto del telefono che squilla crea aspettativa nello spettatore. Il suono del telefono è associato alla presenza di qualcuno “là fuori” e alla voglia di sapere chi è. Il suono del telefono crea un desiderio di ascoltare e capire [13]. L’attesa che qualcuno risponda al telefono aumenta la paura di una perdita di contatto [14].
- La rottura delle aspettative: Le aspettative dello spettatore possono essere sovvertite. Questo può avvenire a livello di trama, ma anche a livello tecnico [15]. La rottura delle aspettative può portare lo spettatore a mettere in discussione la propria comprensione del mondo e la propria capacità di interpretazione [15]. Il film è in grado di generare un’esperienza che non solo congiunge frammenti in unità, ma anche che invoca il divario tra i frammenti stessi [16]. Il cinema ha la capacità di creare meraviglia e incanto, rompendo l’organizzazione razionale delle cose [16].
- Il ruolo del dettaglio: La macchina da presa, in certi momenti, è come uno sguardo viscido, che si aggrappa alle cose e ne percorre le superfici perché lo spettatore possa vedere e rivedere [17]. L’atto del vedere ha il potere di far dimenticare lo spettatore, il suo posto nel mondo, il suo bisogno di luce. Lo spettatore si lascia trasportare da ciò che gli viene dato da vedere [18].
- L’importanza della ripetizione e dell’eco: La ripetizione di un comando in un film sottomarino, per esempio, sottolinea l’importanza di un evento, e crea echi e riverberi, con un effetto musicale e ricorsivo [19, 20].
Le aspettative sono quindi un elemento dinamico che viene costruito, soddisfatto e talvolta infranto, guidando così l’esperienza dello spettatore. Il cinema usa questi meccanismi per immergere il pubblico nel mondo narrativo e per suscitare una gamma di emozioni che vanno dalla suspense alla sorpresa.
Ho chiesto quali film il libro consigliasse e ne ho ottenuto una lista suddivisa per categorie:
Film che esplorano la natura dell’esperienza cinematografica e le aspettative:
- Singin’ in the Rain (1952) viene menzionato in relazione alla “stratificazione performativa”, dove si vede un’attrice uscire dal personaggio [1]. Il film viene anche usato per discutere la capacità del cinema di presentare sia la performance che ciò che si trova “dietro” essa [1].
- The Philadelphia Story (1940) viene citato per mostrare come ogni momento del film apra a nuove aspettative, in una sorta di “ricorsività” dove ogni evento spinge lo spettatore a chiedersi cosa accadrà dopo [2]. Il film è anche menzionato in relazione a come i film sono teorie che propongono un ordine logico che lo spettatore tende ad accettare come vero [3].
- Blow-Up (1966) è citato per il modo in cui il film sovverte le aspettative dello spettatore e porta a riflettere sulla natura della visione [4]. Il film presenta una scena in cui un personaggio scopre un cadavere, con un uso della tensione che guida l’immaginazione dello spettatore [4].
- Vertigo (1958) è presentato come un “enigma senza fine”, un film che si presta a molteplici visioni e che mette in discussione la memoria e la percezione della realtà [5]. Il film viene citato ripetutamente per la sua complessità e per il modo in cui gioca con le aspettative dello spettatore [5-9].
- My Dinner with Andre (1981) è usato come esempio di film che gioca con lo spazio e con le aspettative di dove il film si stia svolgendo. Si interroga su dove lo spettatore si trovi realmente nel corso del film, se in un ristorante o in altri luoghi [10].
- Psycho (1960) è menzionato per come crea una partecipazione emotiva nello spettatore, con commenti che si sentono dall’audience in sala durante la visione [11]. Viene citato anche come esempio di un film che crea tensione tramite il suono [11].
- Rear Window (1954) è usato come esempio di come il cinema permette allo spettatore di “spiare” il mondo e di assumere un “sguardo potenziato” [12].
Film che evidenziano l’uso del suono e della voce:
- Casablanca (1942) viene citato come esempio di come la voce di un personaggio possa guidare lo spettatore, anche quando il personaggio non è visibile sullo schermo [13]. Il film è anche un esempio di come le aspettative dello spettatore vengono costruite e poi lasciate in sospeso [14].
- Rebecca (1940) è menzionato per l’uso della voce fuori campo, che crea un senso di mistero [15].
- The Magnificent Ambersons (1942) è un esempio di come la voce narrante possa guidare la visione, commentando ciò che accade e aiutando lo spettatore a comprendere la storia [16].
- The Maltese Falcon (1941) è utilizzato per dimostrare come la voce di un personaggio può introdurre lo spettatore in un evento criminale [13].
Film che esplorano i temi della mortalità, della solitudine e dell’intimità:
- Marriage Story (2019) viene citato per la sua rappresentazione della vulnerabilità e dell’incertezza della vita [17, 18].
- Some Like It Hot (1959) è menzionato per la costruzione del personaggio tramite dettagli fisici, come labbra che sembrano sempre sussurrare [19].
- 20,000 Leagues Under the Sea (1954) è un esempio di come il cinema crea un’esperienza “immersiva” in cui lo spettatore si sente sia “imprigionato” che “ospite” [20].
- Dr. No (1962) viene citato per l’esplorazione della malvagità tramite un cattivo colto e affascinante [21].
Film che trattano il tema dell’identità e della percezione:
- Bunny Lake Is Missing (1965) è un film che esplora come vedere non sia sempre conoscere, e che solleva la questione della percezione dello spettatore [22].
Film che illustrano come il cinema usa il tempo e lo spazio:
- The Manchurian Candidate (1962) presenta una scena di transizione senza tagli che crea sorpresa e shock, alterando il senso del tempo [23].
- Ugetsu monogatari (1953) è un esempio di film che mette in discussione lo sguardo in avanti dello spettatore, mettendo in luce la differenza tra l’esperienza visiva e la comprensione del significato [24, 25].
Altri film significativi menzionati:
- Citizen Kane (1941) è menzionato come un film che ha un approccio al testo cinematografico “come film” [26].
- The Quiet Man (1952) è presentato con una foto di scena con i protagonisti e il regista [27].
- The Graduate (1967) viene menzionato in relazione al rapporto tra spettatore e personaggio [28].
- The Irishman (2019) viene citato per la performance di tre attori che invecchiano sullo schermo [29].
Mi ha incuriosito My Dinner with Andre (1981), con cui non avevo familiarità e ho chiesto perché dovrei vederlo, con un altro estratto molto utile:
Il film My Dinner with Andre (1981), diretto da Louis Malle, è un esempio significativo di come il cinema possa giocare con le aspettative dello spettatore, la percezione dello spazio e la narrazione. Ecco un approfondimento basato sulle fonti fornite e sulla nostra conversazione precedente:
- Un unico setting, molteplici “viaggi”: L’intera narrazione del film si svolge durante una cena tra due amici, Andre Gregory e Wallace Shawn, in un ristorante di lusso a Manhattan [1, 2]. Nonostante questa ambientazione fissa, il film crea l’illusione di “viaggi” in luoghi esotici e diversi [1, 2]. Andre, il personaggio interpretato da Andre Gregory, racconta le sue esperienze e avventure in giro per il mondo, portando lo spettatore in foreste polacche, isole e ritiri spirituali [2]. Questi “viaggi” sono realizzati attraverso la potenza del racconto di Andre, mentre la camera rimane fissa ai due personaggi al tavolo.
- Discontinuità e continuità: Il film gioca con la discontinuità temporale e spaziale. I cambi di inquadratura tra Andre e Wally (Wallace Shawn) sono fluidi e continui a livello di montaggio, con un accurato lavoro di raccordo audio e video [1]. Tuttavia, il tempo “reale” fuori campo non è continuo, in quanto le riprese avvengono in momenti diversi [1]. La discontinuità è resa intenzionale e integrata nella narrazione, contribuendo al senso di “viaggio” senza lasciare il ristorante [1]. L’idea è che il racconto, di per sé, genera una realtà diversa per lo spettatore.
- La forza del racconto orale: Il film dimostra come la parola e il racconto orale possano creare mondi e realtà alternative. Le storie di Andre sono così vivide e coinvolgenti che lo spettatore si sente quasi trasportato nei luoghi descritti, come se stesse guardando un film all’interno del film [1]. Il film crea un effetto di realtà alternativa, utilizzando solo la forza evocativa della narrazione verbale.
- Un dialogo tra due prospettive: Il film si basa sul dialogo tra Andre, un regista teatrale con una visione della vita “esotica” e spirituale, e Wally, un drammaturgo con una prospettiva più pratica e razionale [1, 2]. Il confronto tra le due prospettive è un elemento centrale del film. Il dialogo, non l’azione, è il motore del film.
- La sfida alla percezione: My Dinner with Andre pone allo spettatore una domanda: dove ci troviamo realmente mentre guardiamo il film? Siamo nel ristorante, o nei luoghi descritti da Andre? La risposta è ambigua e dipende dalla capacità dello spettatore di lasciarsi trasportare dalla narrazione, accettando l’esperienza come vera, anche se sa che è frutto di un artificio cinematografico.
- Un esempio di “discontinuità concettuale”: Il film è un esempio di come le discontinuità narrative e spaziali possano essere utilizzate per creare un’esperienza coinvolgente e riflessiva [1]. Il film non si preoccupa di nascondere l’artificio della narrazione, ma lo usa per enfatizzare la potenza del racconto e la natura soggettiva della percezione.
In sintesi, My Dinner with Andre è un film che sfida le convenzioni del cinema, ponendo l’accento sulla potenza della narrazione orale, la capacità di evocare “mondi” attraverso la parola, e la natura soggettiva e partecipativa dell’esperienza dello spettatore. Nonostante la sua ambientazione fissa e la scarsità di azione “tradizionale”, il film riesce a creare un’esperienza immersiva e coinvolgente, ponendo domande sulla natura della realtà, della percezione e del potere del racconto.
Con NotebookLM ho trovato un modo per valorizzare alcune migliaia di titoli che mai avrò tempo di leggere, estraendo contenuti da usare, utili per me e da condividere nei miei spazi.
Il fatto di interagire con la sintesi generata dall’intelligenza artificiale non genera lo stesso beneficio della personale lettura, elaborazione e rielaborazione di un testo, ma per libri pratici che contengono informazioni da usare, estrarre le informazioni o andare verticale su ciò che mi interessa, questo sistema è un’alternativa a lasciare gli stessi testi a prendere polvere digitale. In questo modo posso lavorarci su, usarli, imparare in un modo diverso ma pur sempre efficace. Ciò ovviamente non vale per la narrativa, per cui la lettura è un divertimento in sé. Sperimenterò invece altre funzioni di sintesi di libri che ho letto, per raccontarli online o per analizzare ciò che ho già letto in modo diverso.
Aspettati nuovi post con una selezione di libri e di argomenti, i cui contenuti sono un mix di miei punti di vista e mia selezione di ciò che NotebookLM ha sintentizzato su miei documenti e su mia richiesta. Non saranno contenuti al 100% originali, ma originale è il modo in cui vado a proporli e, comunque, ciò che conta alla fine è l’utilità, per me e indirettamente per chi è esposto a nuovi contenuti in una forma digeribile e fonte di ispirazione.
*Uncanny Cinema Agonies of the Viewing Experience di Murray Pomerance, che analizza l’esperienza cinematografica, focalizzandosi su aspetti come la costruzione dell’immagine dello star system, le tecniche di regia e montaggio, e il rapporto tra spettatore e film. Pomerance esamina come le aspettative dello spettatore vengono manipolate e come il cinema crea un’esperienza sensoriale unica e a volte inquietante. L’autore usa esempi specifici da diversi film per sostenere le sue argomentazioni, approfondendo temi come il tempo cinematografico, la performance attoriale e l’uso del suono e della musica. Infine, include una bibliografia di opere citate nel testo.
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