Il fascino discreto della borghesia: analisi e considerazioni

Un film iconico Il fascino discreto della borghesia. Non mi ha entusiasmato e mi ha anche un po’ annoiato alla prima visione (e non ce ne saranno altre, per ora). Colore un po’ strano. Scene ripetitive e apparentemente senza senso. Assenza di una trama (infatti è caratterizzato da un’antitrama!). Primo film che vedo di Buñuel e quasi mi è venuta voglia di chiudere qui. Consapevole però di quanto il film abbia vinto un Oscar per miglior film straniero (oggi internazionale) per il 1972, ho capito che si trattasse di un film complesso che andava studiato e analizzato, oltre che contestualizzato. Ho fatto così qualche ricerca tra le mie migliaia di libri digitali e sono emerse 50 fonti in italiano e 27 in inglese. Dall’inglese ho estratto un’analisi da un libro di testo sul regista. Dall’italiano ho dato in pasto un capitolo di un libro su Buñuel dedicato al film e l’ho interrogato per estrarne delle valutazioni.

Di fatto non si può spoilerare il film parlandone: non c’è una trama e la sintesi del film in due righe è il film. Considera questo come lo spoiler alert dell’articolo. da qui in avanti parlo del film.

La trama secondo TUTTO CINEMA:

[…] in Il fascino discreto della borghesia (Le charme discret de la bourgeoisie, 1972) si ritrova la stessa ritualità di una classe giudicata inane e senza senso inscritta in un’altra situazione assurda: i continui incontri a cena o al ristorante tra due coppie non vanno mai a buon fine per i motivi più grotteschi. La trama si regge ancora sul filo di congiunture improbabili tra elementi di realtà e immaginazione, riproponendo il noto e proverbiale sarcasmo di Buñuel nel rompere con la verosimiglianza narrativa ai fini di un caustico commento sociale.


L’analisi del film

Con NotebookLM ho preso A Companion to Luis Buñuel e gli ho chiesto di analizzarmi Il fascino discreto della borghesia, con una seconda risposta su alcuni comparti tecnici specifici.

“Il fascino discreto della borghesia” (Le Charme discret de la bourgeoisie, 1972) è un film di Luis Buñuel che satirizza la classe borghese attraverso una serie di situazioni assurde e ripetitive, caratterizzate dall’impossibilità di consumare un pasto. Ecco alcuni punti chiave sul film:

  • Struttura narrativa: Il film è noto per la sua struttura narrativa non lineare e frammentata, con eventi che si ripetono e si interrompono senza una logica causale apparente. Questa struttura riflette l’assurdità della vita borghese e la sua incapacità di raggiungere una vera soddisfazione.
  • Il tema del desiderio frustrato: Uno dei temi centrali è la frustrazione dei desideri, in particolare quello di consumare un pasto insieme. I personaggi, membri dell’alta borghesia, sono costantemente interrotti e ostacolati nei loro tentativi di cenare, il che diventa una metafora della loro insoddisfazione esistenziale. Questo desiderio frustrato può essere visto anche in chiave sessuale, come una mancanza di realizzazione personale.
  • Critica alla borghesia: Il film è una critica feroce all’ipocrisia, ai rituali vuoti e alla superficialità della classe borghese. I personaggi sono mostrati come figure passive, incapaci di agire al di fuori delle convenzioni sociali, con un’assenza di empatia e di profondità interiore. Il loro comportamento è guidato da pulsioni e desideri che non trovano mai vera soddisfazione, alimentando l’alienazione e l’insoddisfazione.
    • Personaggi emblematici: Tra i personaggi che incarnano questa critica ci sono:
      • L’ambasciatore di Miranda, che rappresenta l’ipocrisia delle istituzioni statali e la vacuità dei rituali sociali [vedi la nostra precedente conversazione].
      • Il vescovo-giardiniere, che mette in luce la complicità della Chiesa con la borghesia [vedi la nostra precedente conversazione] e la sua ipocrisia.
      • I coniugi Sénéchal e Thévenot, che rappresentano l’alta borghesia e le sue convenzioni sociali.
      • Florence, sorella di Simone, che fa parte del gruppo borghese.
  • Il “reale” lacaniano: Il film è influenzato dalla psicoanalisi lacaniana, e il “reale”, inteso come un’irruzione traumatica e inassimilabile, emerge attraverso gli atti mancati e le interruzioni costanti [vedi la nostra precedente conversazione]. Questi elementi sottolineano la presenza di pulsioni inconsce che sfuggono al controllo della coscienza.
  • Ripetizione e parodia: Buñuel usa la ripetizione di situazioni e dialoghi per creare un effetto di parodia e straniamento, evidenziando la vacuità dei rituali borghesi. La reiterazione delle scene di cammino sulla strada deserta simboleggia la ripetitività e il vuoto esistenziale.
  • Onirismo e realtà: Il film intreccia elementi onirici e realistici, rendendo difficile distinguere tra sogno e realtà. I sogni dei personaggi sono popolati da fantasmi e figure inquietanti, che riflettono le loro paure e i loro desideri repressi.
  • Riferimenti a opere letterarie e artistiche: Buñuel include riferimenti a opere letterarie e artistiche per arricchire il significato del film, come ad esempio l’episodio della cena che ricorda l’Ultima Cena.
  • Il ruolo dello spettatore: Il film coinvolge attivamente lo spettatore, rendendolo consapevole della propria posizione di osservatore e della propria partecipazione al meccanismo di desiderio e frustrazione che il film mette in scena.
  • La fine: La fine del film, con i personaggi che camminano sulla strada deserta, sottolinea la loro incapacità di trovare una meta o una soluzione ai loro problemi. Questo finale aperto e ripetitivo riflette l’incompiutezza della condizione umana e la perpetua insoddisfazione della classe borghese.ù

Comparti tecnici

Sui comparti tecnici, per apprezzarne di più il valore:

Sceneggiatura:

  • Struttura narrativa non lineare e frammentata: La sceneggiatura del film si distingue per la sua struttura non lineare e frammentata. Le vicende non seguono una progressione causale tradizionale, ma si sviluppano attraverso episodi interrotti, sogni, flashback e digressioni che si susseguono senza un ordine logico apparente. Questa frammentazione contribuisce a creare un senso di assurdità e di incompiutezza, riflettendo la frustrazione dei personaggi e la critica alla razionalità borghese.
  • Micro-narrazioni: La sceneggiatura è composta da una serie di micro-narrazioni che spesso si interrompono bruscamente o si sovrappongono, creando un effetto di disorientamento nello spettatore. Queste micro-narrazioni includono i ripetuti tentativi di cenare, gli incontri con personaggi strani e le situazioni surreali che i protagonisti si trovano ad affrontare.
  • Ripetizioni e variazioni: La sceneggiatura si basa su un sistema di ripetizioni e variazioni di situazioni e dialoghi. Le stesse scene, come i tentativi di cenare, si ripresentano più volte con piccole modifiche, sottolineando l’ossessività dei rituali borghesi e la circolarità della loro esistenza.
  • Elementi surreali e onirici: La sceneggiatura include numerosi elementi surreali e onirici che si mescolano alla realtà, rendendo spesso difficile distinguere tra ciò che è reale e ciò che è immaginario. I sogni dei personaggi, spesso popolati da fantasmi e situazioni inquietanti, rivelano i loro desideri e le loro paure represse.
  • Assenza di un protagonista centrale: La sceneggiatura non si concentra su un singolo protagonista, ma su un gruppo di personaggi che interagiscono tra loro, rappresentando diverse figure tipiche della borghesia. Questa scelta contribuisce a sottolineare la natura collettiva della critica sociale di Buñuel.

Fotografia:

  • Realismo e straniamento: La fotografia del film si distingue per la sua capacità di combinare il realismo con lo straniamento. Le scene sono spesso ambientate in luoghi reali, come case borghesi e strade cittadine, ma sono riprese con inquadrature e movimenti di macchina che creano un senso di distanza e di inquietudine.
  • Inquadrature fisse e campi lunghi: Buñuel utilizza frequentemente inquadrature fisse e campi lunghi che permettono di osservare i personaggi come in un tableau vivant, enfatizzando la loro staticità e la loro incapacità di agire. Questi tipi di inquadrature contrastano con la narrazione non lineare e aiutano a mantenere il senso di straniamento.
  • Contrasti di luce e ombra: L’illuminazione è spesso caratterizzata da forti contrasti di luce e ombra che contribuiscono a creare un’atmosfera di ambiguità e di mistero. Questi giochi di luce sottolineano la natura oscura e sotterranea dei desideri repressi dei personaggi.
  • Attenzione ai dettagli: La fotografia del film si concentra su dettagli apparentemente insignificanti, come oggetti, abiti e arredi, che assumono una valenza simbolica e contribuiscono alla critica sociale di Buñuel. Come detto in precedenza, oggetti comuni come vestiti o gioielli, possono assumere una carica erotica o simbolica che va oltre la loro funzione pratica
  • Uso del colore: I colori del film sono tendenzialmente tenui e realistici, riflettendo l’ambiente borghese e quotidiano. Tuttavia, in alcune scene oniriche, i colori diventano più vivaci, creando un forte contrasto con la realtà e sottolineando la natura fantastica di questi momenti.

Regia:

  • Stile antinaturalistico: La regia di Buñuel si caratterizza per il suo stile antinaturalistico, che rifiuta le convenzioni del cinema tradizionale. Il regista utilizza spesso tecniche di straniamento, come dialoghi ripetitivi, situazioni assurde e interruzioni brusche, per stimolare una riflessione critica nello spettatore.
  • Sottolineare la finzione: La regia mette in luce la natura fittizia del racconto cinematografico. Ad esempio, l’uso di “attori-medium” che non recitano, ma piuttosto mostrano, e la presenza di elementi che violano la verosimiglianza, ricordano costantemente allo spettatore che sta guardando un film e lo invitano a riflettere sulla sua posizione di osservatore.
  • Ritmo e montaggio: Il ritmo del film è spesso lento e incalzante, con lunghe sequenze che si ripetono e si sovrappongono, creando un senso di frustrazione e di attesa. Il montaggio è spesso discontinuo e irregolare, con passaggi bruschi tra una scena e l’altra che contribuiscono a creare un effetto di straniamento.
  • Ensemble cast: La regia di Buñuel non si concentra su un singolo protagonista, ma su un cast corale, dove ogni personaggio ha un ruolo importante nel contesto della critica sociale. I personaggi sono presentati spesso come figure stereotipate della borghesia, ma la regia di Buñuel mette in luce le loro contraddizioni e le loro debolezze.
  • Uso della musica: La musica nel film è spesso straniante e irrealistica, con brani classici che si mescolano a rumori ambientali in modo incongruo. La colonna sonora contribuisce a creare un’atmosfera di surrealismo e di inquietudine, sottolineando l’assurdità delle situazioni narrate.

Montaggio:

  • Discontinuità narrativa: Il montaggio del film è caratterizzato da una discontinuità narrativa, con frequenti salti temporali e spaziali che creano un senso di frammentazione e di incompiutezza. Questa discontinuità riflette la natura caotica e irrazionale del mondo interiore dei personaggi.
  • Accostamenti incongrui: Il montaggio accosta spesso immagini incongruenti e scene che non hanno un legame logico apparente, creando un effetto di surrealismo e di straniamento. Questi accostamenti contribuiscono a mettere in discussione le convenzioni narrative tradizionali e a stimolare una riflessione critica nello spettatore.
  • Ripetizioni e variazioni: Il montaggio è utilizzato per enfatizzare le ripetizioni e le variazioni di situazioni e dialoghi, sottolineando la natura ciclica della vita borghese e la frustrazione dei personaggi che si trovano intrappolati in una routine senza sbocchi.
  • Ritmo: Il montaggio crea un ritmo irregolare, alternando momenti di calma e di tensione, di lentezza e di accelerazione, che contribuiscono a creare un senso di inquietudine e di disorientamento nello spettatore.

La psicologia lacaniana nel film

Considerando la mia ignoranza rispetto alla psicologia lacaniana e ai riferimenti contenuti nel film, ho chiesto a NotebookLM di illuminarmi, a partire da un saggio di Rosamaria Salvatore contenuto in Luis Buñuel.

  • L’atto mancato come “effetto di verità”: Secondo la psicoanalisi lacaniana, l’atto mancato, come l’impossibilità per i protagonisti di consumare un pasto insieme, non è un semplice errore, ma un “effetto di verità”. Questo atto rivela qualcosa di profondo e inaspettato sull’inconscio dei personaggi, portando in superficie desideri e conflitti nascosti. L’atto mancato è quindi un segnale, una spia, che indica un punto di rottura nel tessuto della realtà cosciente.
  • Il concetto di “reale”: Il film esplora il concetto lacaniano di “reale”, che si riferisce a un’esperienza traumatica e non simbolizzabile, qualcosa che resiste alla rappresentazione e alla comprensione. L’irruzione della morte, ad esempio, come nel caso del proprietario del ristorante, rappresenta un incontro con il reale. Questo evento provoca angoscia e scompiglio nei personaggi borghesi, incapaci di affrontare la finitezza dell’esistenza. Il reale è quindi un punto di discontinuità che svela l’angoscia e la fragilità dei personaggi.
  • Il desiderio e la pulsione: Il desiderio dei protagonisti di consumare un pasto insieme è costantemente frustrato, esponendo la loro incapacità di raggiungere una vera soddisfazione. Questo desiderio inappagato è legato alla pulsione, che è una forza interiore che spinge verso una meta ma non la raggiunge mai completamente. Secondo la prospettiva lacaniana, il desiderio è sempre “desiderio dell’Altro” e, nel film, i personaggi sembrano cercare di colmare un vuoto interiore, ma senza successo.
  • Il fantasma: I racconti del tenente e del sergente, con le loro immagini oniriche e allucinatorie, possono essere interpretati come manifestazioni del fantasma. Il fantasma è una costruzione psichica che serve a incorniciare la realtà e a schermare il soggetto da esperienze traumatiche. Il fantasma permette al soggetto di dare un senso a ciò che è altrimenti inspiegabile e perturbante, anche se questo senso è sempre parziale e soggettivo.
  • La ripetizione: La ripetizione di situazioni e schemi nel film, come l’impossibilità di cenare, riflette la “fissità” della pulsione di morte. Lacan sottolinea che il reale ritorna sempre nello stesso punto. La ripetizione non è un semplice ripetersi, ma una coazione, una necessità di tornare su una scena traumatica. In questo senso la ripetizione nel film è un tentativo, fallito, di padroneggiare l’angoscia legata al reale.
  • Sogno e Inconscio: Attraverso i sogni, il film mette in scena l’inconscio dei personaggi. I sogni sono complessi, ambigui e spesso inquietanti, rivelando la parte più oscura e nascosta della psiche. Il film utilizza la tecnica del “sogno nel sogno” per enfatizzare la natura sfuggente e labirintica dell’inconscio. Questa struttura compositiva riflette l’idea lacaniana che l’inconscio non è un serbatoio di significati nascosti ma un processo continuo di produzione e trasformazione del senso.
  • La mancanza e il vuoto: Il film mostra come la ricerca di soddisfazione dei personaggi sia vana, poiché la loro esistenza è segnata da una mancanza strutturale. Questa mancanza è legata al reale, che è un “buco del senso”. Il film sottolinea come i personaggi tentino di riempire questo vuoto attraverso rituali e convenzioni sociali, ma senza mai riuscirci veramente. La mancanza, quindi, non è qualcosa da colmare, ma una condizione strutturale dell’essere umano.

Il vescovo giardiniere, il teatro e i militari

Alla stessa fonte ho chiesto di darmi una interpretazione di tre elementi del film. Un personaggio, il vescovo giardiniere, il ruolo dei militari e la scena in cui il pranzo ri rivela essere sul palco di un teatro.

Il vescovo giardiniere

Certamente. Il vescovo-giardiniere è uno dei personaggi che compongono il quadro della borghesia nel film “Il fascino discreto della borghesia” e, sebbene non sia al centro della narrazione come altri, la sua figura contribuisce a delineare le critiche che il film rivolge alla società borghese. Ecco alcuni punti chiave sulla sua figura, basati sulle fonti:

  • Parte del gruppo borghese: Il vescovo-giardiniere è uno dei sei protagonisti principali, che include anche l’ambasciatore, i coniugi Sénéchal, i coniugi Thévenot e la sorella di Simone, Florence. Questo lo inserisce nel contesto della classe borghese, bersaglio principale della satira di Buñuel.
  • Un ruolo ambiguo: La sua doppia identità, come vescovo e giardiniere, è di per sé un’anomalia. Questa combinazione inusuale può essere vista come una critica all’istituzione ecclesiastica, mostrando come anche i rappresentanti della Chiesa siano immersi nelle ipocrisie e nelle convenzioni della borghesia. Il suo ruolo è un ossimoro che sottolinea l’assurdità di certi ruoli sociali.
  • Partecipazione ai rituali borghesi: Come gli altri protagonisti, il vescovo partecipa ai rituali sociali, come il tentativo di consumare un pasto insieme, che però viene ripetutamente frustrato. È coinvolto nelle conversazioni superficiali e nelle dimostrazioni di eleganza che caratterizzano il gruppo.
  • Indifferenza e distacco: Anche il vescovo, come gli altri personaggi, appare indifferente e distaccato di fronte alle narrazioni e ai sogni degli altri. Ad esempio, dopo il racconto del sergente, il vescovo interviene con scetticismo dicendo che “quando Lazzaro tornò dal regno dei morti, non aveva ricordi”. Questo commento evidenzia la sua mancanza di empatia e la sua incapacità di comprendere le profondità dell’esperienza umana.
  • Figura passiva: Il vescovo, come gli altri personaggi, sembra essere una figura passiva, incapace di agire al di fuori delle convenzioni sociali. È bloccato in un ruolo che non gli consente di esprimere la propria individualità o di mettere in discussione lo status quo.
  • Critica alla Chiesa: La sua presenza nel film è una delle tante critiche di Buñuel alle istituzioni, come la borghesia e l’esercito. La figura del vescovo-giardiniere suggerisce che anche la Chiesa, in quanto istituzione, è soggetta alla stessa ipocrisia e agli stessi rituali vuoti che Buñuel critica nella borghesia.
  • Assenza di profondità: Il vescovo, come gli altri membri del gruppo, non mostra una reale profondità interiore. Non lo vediamo leggere, partecipare a eventi culturali o esprimere un pensiero critico. Questa assenza di vita interiore sottolinea la critica di Buñuel alla superficialità della classe borghese e dei suoi rappresentanti.

In sintesi, il vescovo-giardiniere è un personaggio che incarna l’ipocrisia e la superficialità della classe borghese. La sua figura contribuisce al quadro critico che Buñuel dipinge della società, in cui anche le istituzioni religiose sono coinvolte in rituali senza significato e in una profonda mancanza di empatia.

Il pranzo a teatro

Certamente. La scena del teatro in “Il fascino discreto della borghesia” è un momento chiave del film, ricco di significati e connessioni con la psicologia lacaniana. Ecco una spiegazione dettagliata basata sulle fonti:

  • Il sogno nel sogno: La scena del teatro si inserisce in una struttura complessa di sogni all’interno di sogni. I protagonisti, invitati a cena dal colonnello, si ritrovano in un ambiente con arredi antichi che trasmette una sensazione di falsità. Dopo una serie di eventi strani, tra cui un maggiordomo che fa cadere del cibo finto, si apre una tenda e rivela che si trovano sul palcoscenico di un teatro affollato, con un suggeritore che recita battute dal Don Juan Tenorio. Questo ribaltamento della realtà percepita sottolinea la natura illusoria delle convenzioni borghesi e mette in discussione la loro stessa esistenza.
  • La reazione dei personaggi: I protagonisti, inizialmente spaesati, fuggono dal teatro. Solo Monsieur Sénéchal rimane, cercando di ripetere le battute del suggeritore, ma con evidente difficoltà e smarrimento. Questa reazione evidenzia l’incapacità dei personaggi di affrontare situazioni che escono dalla loro routine e dai loro schemi mentali. La loro fuga dal teatro può essere vista come un rifiuto di confrontarsi con la finzione e la superficialità della loro vita.
  • Il risveglio come inganno: Il risveglio di Sénéchal, che si ritrova nella sua villa, si rivela un altro inganno. Si scopre che l’intera sequenza del teatro fa parte di un sogno all’interno di un altro sogno fatto da Monsieur Thénevot. Questa ulteriore stratificazione onirica rende ancora più difficile distinguere tra realtà e illusione, e sottolinea la labilità dei confini tra conscio e inconscio. La tecnica del “sogno nel sogno” intensifica l’enigmaticità dell’inconscio e la sua potenziale frammentazione.
  • La finzione della realtà: La scena del teatro rivela la finzione della realtà borghese. Il mondo in cui i personaggi vivono è caratterizzato da rituali vuoti di significato e da una costante ricerca di approvazione sociale. La scena del teatro smaschera la loro incapacità di vivere autenticamente, mostrando come siano intrappolati in ruoli prestabiliti e in un’esistenza basata sull’apparenza. Il teatro diventa metafora della vita dei protagonisti, un’esibizione di maschere senza un reale fondamento.
  • Il trauma e il reale: Il teatro rappresenta un’irruzione del reale nella vita dei personaggi. L’esperienza traumatica del reale si manifesta attraverso l’angoscia e lo spaesamento che i protagonisti provano nel trovarsi sul palcoscenico, di fronte a una folla di spettatori. Questa irruzione del reale mette in crisi l’illusione di controllo che i personaggi cercano di mantenere sulla loro vita.
  • Connessioni con la psicoanalisi lacaniana: La scena del teatro può essere interpretata attraverso i principi della psicoanalisi lacaniana. Il “sogno nel sogno” riflette la complessità dell’inconscio, mentre la reazione dei personaggi di fronte all’inaspettato rivela la loro angoscia di fronte al “reale”. La difficoltà di Sénéchal nel recitare la parte, che corrisponde anche a un sogno ricorrente di Buñuel, può essere vista come una metafora della difficoltà del soggetto di trovare una propria identità autentica. La scena del teatro, quindi, è un’esplorazione della frammentazione dell’io, della precarietà della realtà e dell’impossibilità di dominare l’inconscio.

In sintesi, la scena del teatro è un momento cruciale del film che, attraverso una messa in scena onirica e straniante, mette in luce l’ipocrisia e la fragilità della borghesia. La scena, inoltre, attraverso la sua complessità strutturale e simbolica, offre una profonda riflessione sulla natura dell’inconscio e sul rapporto tra realtà e finzione, in linea con i principi della psicoanalisi lacaniana.

I militari

Certamente. Nel film “Il fascino discreto della borghesia”, i militari, in particolare un tenente e un sergente, hanno un ruolo significativo nel tessuto narrativo e tematico dell’opera. Ecco un’analisi del loro ruolo, basata sulle fonti:

  • Narrazione di vissuti personali: Sia il tenente che il sergente hanno lo spazio per narrare i propri vissuti personali, che si rivelano carichi di elementi onirici e perturbanti. Queste narrazioni non sono semplici aneddoti, ma vere e proprie incursioni nel loro mondo interiore.
  • Il racconto del tenente: Il tenente racconta un episodio della sua infanzia, caratterizzato da forti toni onirici e allucinatori. Descrive un’esperienza traumatica in cui, dopo aver perso la madre, avvelena l’usurpatore su indicazione del fantasma materno. Questo racconto è permeato da immagini oscure e inquietanti, con interni avvolti nella penombra e figure spettrali. La narrazione del tenente può essere interpretata come una manifestazione del fantasma, una costruzione psichica che serve a incorniciare la realtà e a gestire gli effetti perturbanti di un trauma.
  • Il sogno del sergente: Il sergente, a sua volta, racconta un sogno in cui si ritrova in una strada deserta e buia, incontrando figure che rimandano alla morte. Il sogno è popolato da immagini di perdita e lutto, con il protagonista alla ricerca della madre. Anche in questo caso, la narrazione si addentra nel territorio dell’inconscio, con elementi simbolici che richiamano temi come la mancanza e la perdita.
  • Connotazione edipica: Entrambe le narrazioni sono caratterizzate da una forte connotazione edipica, con un legame intenso tra i protagonisti e la figura materna. Le figure materne, che appaiono come fantasmi, svolgono un ruolo centrale nei loro racconti. Questo legame evidenzia la complessità delle dinamiche familiari e il peso dell’inconscio nella vita dei personaggi.
  • Reazione degli astanti: È importante notare come gli altri personaggi, borghesi e indifferenti, reagiscano alle narrazioni dei militari. Dopo aver ascoltato le loro storie, i protagonisti non mostrano alcuna empatia o partecipazione emotiva, ma si preoccupano solo di continuare con il loro rituale della cena. Questa reazione evidenzia la loro freddezza e superficialità, incapaci di confrontarsi con le profondità dell’esperienza umana.
  • Morte e inconscio: I racconti dei militari, insieme agli incubi dei protagonisti, sono permeati da segni di morte e da una profonda esplorazione dell’inconscio. La morte non è solo un evento fisico, ma una presenza costante che affiora attraverso le immagini oniriche e i racconti personali, innescando un confronto con la finitezza dell’esistenza.
  • Ripetizione e privazione: I militari, come gli altri personaggi del film, sono immersi in un ciclo di ripetizioni e privazioni. Anche dopo le loro narrazioni, l’impossibilità di consumare un pasto insieme si ripresenta. Questa ripetizione sottolinea la fissità della pulsione e la difficoltà di sfuggire ai propri schemi inconsci.
  • Rappresentanti di un malessere: I militari, insieme al resto dei personaggi, fanno parte di un mondo in cui conflitti, mancanze e desideri incompiuti sono all’ordine del giorno. Anche loro, come gli esponenti della borghesia, dell’esercito e della chiesa, sono accomunati da una profonda insoddisfazione e da un senso di vuoto.

In sintesi, i militari in “Il fascino discreto della borghesia” non sono semplici figure di contorno, ma personaggi chiave che attraverso i loro racconti rivelano i temi centrali del film, come l’inconscio, la morte, la ripetizione e l’incapacità di raggiungere una vera soddisfazione. Le loro storie, cariche di simbolismo e di elementi onirici, contribuiscono a creare l’atmosfera perturbante e enigmatica dell’opera, in linea con i principi della psicoanalisi lacaniana.

Elementi di Il fascino discreto della borghesia

Ho analizzato altre fonti. L’Introduzione alla storia del cinema di Paolo Bertetto fa questa considerazione tecnica sulla rappresentazione del sogno e della realtà:

 Si tratta anche di un insieme di film in cui Buñuel riprende e approfondisce il discorso sull’inconscio e la dimensione onirica che aveva già caratterizzato i suoi esordi. Contrariamente a quel che solitamente accade, Buñuel non distingue visivamente il mondo dei sogni da quello della realtà, filmando entrambi attraverso modalità di rappresentazione ordinarie ed evitando di ricorrere, per quel che riguarda l’universo onirico, all’uso, altrove assai frequente, di sovrimpressioni, dissolvenze incrociate, immagini sfocate, obbiettivi grandangolari ed effetti sonori che in qualche modo distinguano tali momenti dal resto della rappresentazione. Secondo una logica squisitamente surrealista, Buñuel fonde realtà e sogno in un’unica dimensione dove ogni confine è eliminato a favore di un unico flusso di suoni e immagini che altro non è che la messinscena dell’inconscio.

Sandro Sproccati in Le strutture del linguaggio cinematografico:

Nella poetica di Buñuel realtà e sfera onirica sono continuamente confuse e confondibili, dato che la realtà stessa (quella che consideriamo un po’ semplicisticamente ‘oggettiva’) è per il regista spagnolo nient’altro che il prodotto di un lavoro mentale da parte di un soggetto che la vive, ovvero è sempre in qualche modo riferibile a una psiche che la filtra, che la interpreta e in ultima istanza che la produce. Il che spiega la follia dilagante nel ‘mondo reale’ che il regista si prodiga a mostrare e a sottolineare. Così nel suo cinema le anacronie sono all’ordine del giorno e in chiave di prolessi allucinatoria potrebbero essere interpretate molteplici scene

Gianni Blondillo in “Pasolini il corpo della città” fa questo accostamento con il film:

Il tema del cammino di una classe sociale (il proletariato) che si lascia alle spalle la metropoli (che comunque dà ad essa una «dimensione») verrà riletto alcuni anni dopo e reinterpretato da Buñuel ne Il fascino discreto della borghesia (1971). In quel film i protagonisti, che simboleggiano un’altra classe sociale (la borghesia), percorrono una strada della quale non si sa né provenienza né destinazione e che non ha nulla, nel paesaggio, che riesca a dare loro una dimensione, facendo sì che la borghesia in cammino sembri, a seconda dei punti di vista, enorme o miseramente piccola.

Sugli inserti del film da Il linguaggio del cinema di Roberto C. Provenzano:

Uno statuto particolare assumono i casi di inserti non diegetici reiterati, cioè immagini commentative che l’autore interpola in ripetute occasioni all’interno del tessuto narrativo del film. Celebri esempi sono la madre che culla il suo bambino nel citato Intolerance e l’immagine surrealista di alcuni personaggi che avanzano, senza meta, in una strada di campagna, che Luis Buñuel inserta a varie riprese in Le charme discret de la bourgeoisie (Il fascino discreto della borghesia, 1972).

Guido Ceronetti in La carta è stanca sul film a colori e non in bianco e nero:

Gli è stato imposto, purtroppo, dai nemici dell’arte, il colore. Il fascino discreto sarebbe molto più affascinante in bianco e nero, perché il colore è volgarità. La perdita di magico, di liquido poetico, di concentrazione, di unicità delle immagini, è gravissima. Ma è questo il risultato che cercavano, cancellare al più presto una possibilità di poesia, guastando anche il lavoro degli ultimi maestri del cinema, tutti formatisi sul bianco e nero, e diminuiti nella loro forza dal sonnifero policromatico. Buñuel non si è lasciato snaturare; tuttavia se si liberasse dal colore sarebbe una rivolta veramente esemplare. (Gli effetti del bianco e nero, e la vampirica censura, costringono alla poesia i film, innegabilmente superiori, dell’Europa orientale).

Buñuel è uno studioso divertito d’insetti e di manie umane. La sua biblioteca è fatta sopratutto di Entomologia, di Psichiatria e Psicopatia sessuale: il più feroce degli insetti nelle sue manifestazioni di massimo squilibrio. Ha costruito una sua antireligione di parodia blasfema che è come uno specchio, deformante eppure esatto, della religione dei suoi anni devoti


P.S.

Perché parliamo di antitrama per Il fascino discreto della borghesia?

Prendendo spunto da Story di Robert McKee, il film rientra in questa tipologia di racconto. Non c’è una struttura, se non episodi ripetitivi, tra sogno e realtà, senza distinguere chiaramente il primo dalla seconda.

Anche le non-trame antistruttura tracciano un modello circolare, ma lo modificano attraverso assurdità e satira realizzate in uno stile non naturalistico. Il maschio e la femmina, (Francia/1966), Il fascino discreto della borghesia (Francia/1972) e Il fantasma della libertà (Francia/1974) sono fatti di scene che mettono in ridicolo le buffonate borghesi, sessuali e politiche, ma gli sciocchi e ciechi delle scene iniziali sono altrettanto ciechi e sciocchi quando prendono a scorrere i titoli di coda.

Robert McKee

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