Superstimoli: la scienza dietro le dipendenze moderne

Fa sempre bene leggere un libro su un argomento in parte conosciuto, scritto da un autore non americano/inglese/italiano. Ancora un po’ di Nicklas Brendborg ha attratto la mia attenzione per questo motivo e per una copertina molto accattivante.

Di cosa parla Ancora un po’?

La risposta breve è superstimoli:

Il testo presenta un’analisi approfondita dei “superstimoli”, meccanismi sensoriali che sfruttano i nostri istinti naturali per indurre comportamenti compulsivi, esaminando il loro impatto su alimentazione, tecnologia e dipendenze. L’autore esplora come diverse industrie utilizzano questi superstimoli a proprio vantaggio, analizzando casi specifici, dagli alimenti ultraprocessati alle droghe, fino ai social media. Vengono inoltre discussi i meccanismi biologici e psicologici alla base di queste dipendenze, includendo il ruolo della dopamina e l’influenza dei fattori sociali. Infine, il libro propone riflessioni su come contrastare l’effetto dei superstimoli, suggerendo possibili soluzioni sia individuali che a livello sociale.

Cosa sono i superstimoli?

I superstimoli sono versioni maggiorate di segnali o proprietà che un animale o un essere umano, per natura, giudica attraenti. Sono combinazioni sensoriali calibrate per soddisfare istinti naturali, scatenando reazioni di piacere sempre più intense nel cervello.

  • Cibi superstimolanti: Si tratta di alimenti artificiali, studiati in laboratorio per attivare in modo anomalo i meccanismi di ricompensa del cervello. Questi cibi sono spesso ricchi di zuccheri, grassi e sale, e sono progettati per indurre a mangiarne il più possibile. Esempi includono caramelle, patatine, barrette al cioccolato, gelati, bibite gassate, piatti pronti e fast food. Questi alimenti sono spesso definiti anche “ultratrasformati” o “ultraprocessati”.
  • Materiale pornografico: Il porno moderno sfrutta i superstimoli per massimizzare l’engagement degli utenti, proponendo una scelta illimitata e facendo leva sull’effetto Coolidge, che aumenta l’interesse per nuove opportunità.
  • Sostanze psicoattive: Sostanze come la cannabis e gli oppioidi, agiscono direttamente sul sistema di ricompensa del cervello, inducendo un senso di euforia e benessere. L’assunzione di queste sostanze, specialmente in forma concentrata, è un’altra forma di superstimolazione.
  • Stimolazione elettrica del cervello: L’autostimolazione tramite elettrodi impiantati nel cervello attiva direttamente il sistema di ricompensa, creando una dipendenza irresistibile.
  • Social media: I social media usano meccanismi di ricompensa imprevedibili per indurre comportamenti compulsivi. La combinazione di convalida sociale tramite “like” e un’offerta variegata di contenuti crea un “buffet” digitale che trattiene gli utenti più a lungo.

I superstimoli sfruttano la nostra naturale preferenza per il dolce, il grasso, il salato e la varietà, e sono progettati per aggirare i meccanismi che regolano l’appetito e la sazietà. Questi stimoli sono spesso creati in laboratorio da specialisti il cui unico scopo è indurre a consumare il più possibile. La loro efficacia è proporzionale alla rapidità con cui la sostanza viene assimilata dall’organismo e raggiunge il cervello. L’industria alimentare, le aziende high-tech e le case farmaceutiche li utilizzano per rendere i consumatori compulsivi.

Come contrastare l’effetto dei superstimoli?

  • Riconoscere i superstimoli: I superstimoli sono versioni amplificate di segnali che naturalmente troviamo attraenti, come cibi dolci, grassi o salati. Questi cibi sono spesso prodotti in laboratorio per indurci a mangiarne di più. Diventare consapevoli di come questi prodotti sono progettati per manipolare i nostri istinti è il primo passo per riprendere il controllo.
  • Ridurre l’esposizione: Limitare l’accesso a cibi superstimolanti è fondamentale. Evita di tenere in casa questi alimenti, perché la loro facile accessibilità aumenta il consumo.
  • Disassuefazione: È possibile recuperare la sensibilità ai sapori riducendo l’assunzione di sale e zucchero. Dopo un periodo di astensione da questi superstimoli, la frutta può sembrare più dolce e i cibi ultra-processati possono diventare nauseanti.
  • Variare la dieta ma con criterio: La varietà ci attrae, ma un’offerta troppo ampia può portare a un consumo eccessivo, come nel caso dei buffet. È importante quindi variare la dieta con alimenti naturali e non ultraprocessati.
  • Attenzione alle bevande zuccherate: Le bevande zuccherate, a causa dell’alta concentrazione di zucchero e della mancanza di fibre, non saziano e inducono il cervello a desiderarne sempre di più. Scegliere alternative light può aiutare, ma è bene ricordare che i dolcificanti artificiali potrebbero avere altri effetti negativi.
  • Controllare l’ambiente: L’ambiente in cui viviamo può influenzare le nostre abitudini. Circondarsi di un ambiente che riduca le tentazioni e moltiplichi gli ostacoli tra noi e le cattive abitudini è un modo efficace per contrastare i superstimoli.
  • Gestire la tolleranza: L’assuefazione a certi stimoli, come sale, zucchero e grassi, porta a un aumento del consumo. Riducendo l’assunzione di questi cibi, si può recuperare la sensibilità e percepire gli effetti deleteri dei cibi ultra-processati.
  • Essere consapevoli del meccanismo wanting vs liking: La dopamina è fondamentale nel processo di apprendimento e spesso crea “voglia” (wanting) piuttosto che piacere (liking). Comprendere questa distinzione può aiutare a non cadere nella trappola dei superstimoli, che spesso generano solo “voglia” senza appagamento reale.
  • Limitare l’uso dei social media: I social media, con la loro offerta di contenuti variabili, creano un effetto “buffet” digitale che ci trattiene più a lungo. L’eccessivo uso dei social può portare a confrontarsi con gli altri in modo negativo e peggiorare il nostro umore. Ridurre il tempo trascorso sui social può migliorare il benessere.
  • Cercare attività appaganti: I superstimoli possono rendere le attività normali meno appaganti. Scegliere attività che ci appassionano e che non siano legate alla stimolazione sensoriale (come leggere o suonare uno strumento) può aiutare a ritrovare un equilibrio.
  • Utilizzare la forza di volontà: Sebbene non sia la soluzione principale, in alcuni casi la forza di volontà e la consapevolezza possono aiutare a resistere ai superstimoli, ma non è sempre facile. È più efficace circondarsi di un ambiente che faciliti la gestione di queste tentazioni.
  • Considerare i farmaci: In alcuni casi, farmaci che agiscono sull’appetito o sul sistema di ricompensa del cervello possono essere utili per ridurre la dipendenza dai superstimoli. Tuttavia, questi farmaci non sono una soluzione definitiva e spesso hanno effetti collaterali.
  • Ricercare un “piccolo stagno”: È più facile sviluppare una buona autostima se ci si confronta con persone simili a noi o meno brave. Cercare ambienti in cui ci si sente competenti può aumentare la propria autostima.
  • Rieducare il cervello: Si può provare a smantellare l’associazione tra un determinato stimolo e la ricompensa che ci aspettiamo. Per esempio, il metodo Sinclair usa farmaci che inibiscono i recettori degli oppioidi per far sì che l’alcol non produca più l’effetto di ricompensa desiderato, riducendo la voglia di bere.
  • Essere consapevoli delle manipolazioni: Le aziende usano varie strategie per renderci consumatori compulsivi. Comprendere queste strategie è essenziale per resistere alla loro influenza. Per esempio, l’industria del tabacco usa additivi per creare dipendenza, e l’industria alimentare ottimizza i cibi per renderli irresistibili.

Torna il tema della dopamina, della forza di volontà, del grasso, dolce e salato industriale, dei social media da limitare. Niente di nuovo per chi legge queste pagine da un po’.

Cosa significa Ricercare un “piccolo stagno”?

Questa espressione mi è nuova. Approfondiamo:

L’espressione “ricercare un piccolo stagno” si riferisce al concetto psicologico del “big-fish-little-pond effect”, che suggerisce che è meglio essere un pesce grosso in un piccolo stagno piuttosto che un pesce piccolo in un grande stagno. Questo significa che, per la propria autostima e il proprio benessere, è preferibile trovarsi in un ambiente dove si eccelle, piuttosto che in uno dove si è mediocri o inferiori alla media.

Ecco alcuni punti chiave relativi a questo concetto, basati sulle fonti:

  • Confronto sociale: Gli esseri umani tendono a confrontarsi con gli altri. Questo confronto è innato, ma può portare a una sottovalutazione di sé se si è circondati da persone molto brave o di successo.
  • Autostima: L’autostima è influenzata dal contesto sociale. Essere il migliore in un gruppo piccolo e ristretto aumenta l’autopercezione positiva e l’ambizione, mentre essere tra i meno capaci in un gruppo di persone molto competenti può portare a sentirsi inadeguati.
  • Rendimento: L’autostima, a sua volta, influisce sul rendimento. Chi crede nelle proprie capacità tende a impegnarsi di più e a persistere di fronte alle difficoltà.
  • Ambienti competitivi: Nel mondo moderno, la competizione è spesso spietata. Il confronto con i migliori può portare a una sensazione di inferiorità e a una riduzione dell’autostima.
  • Benefici del “piccolo stagno”: Essere un pesce grosso in un piccolo stagno permette di acquisire un talento che può tradursi in prestigio sociale, sentirsi indispensabili e avere più opportunità di successo. In altre parole, è più facile sviluppare una buona autostima e sentirsi competenti in un ambiente in cui ci si confronta con persone simili a noi o meno brave.
  • Esempi pratici:
    • È meglio essere uno studente mediocre in un’università prestigiosa o uno studente eccellente in un’università meno rinomata? Secondo il “big-fish-little-pond effect”, la seconda opzione è preferibile.
    • È meglio essere un giocatore di talento medio in una squadra di serie A o un fuoriclasse in una squadra di provincia? Di nuovo, la seconda opzione favorisce una maggiore autostima e, di conseguenza, un maggiore successo.

Che sia questo il motivo per cui tendo a frequentare persone a cui insegnare qualcosa? Questa è una delle ragioni del mio benessere mentale? Non avevo mai fatto questa riflessione. Da rifletterci su.

Cos’è l’effetto Coolidge?

Altra espressione in cui ci siamo imbattuti sopra, a proposito della pornografia. Sai di che si tratta?

L’effetto Coolidge è un fenomeno psicologico che descrive la tendenza a ritrovare interesse per il sesso in presenza di nuovi partner, anche dopo aver perso interesse per i partner familiari. Questo effetto si manifesta in diversi mammiferi, inclusi gli esseri umani.

  • Origine del nome: L’effetto prende il nome da una storiella, probabilmente apocrifa, sull’ex presidente americano Calvin Coolidge e sua moglie. Nella storia, la signora Coolidge nota che un gallo si accoppia ripetutamente con diverse galline e lo fa notare al marito, che commenta chiedendo se si tratti sempre della stessa gallina.
  • Sperimentazione sugli animali: L’effetto Coolidge è stato studiato sperimentalmente sui ratti. I maschi di ratto, dopo essersi accoppiati ripetutamente con le stesse femmine, perdono interesse. Tuttavia, l’introduzione di una nuova femmina riaccende immediatamente il loro interesse sessuale.
  • Meccanismo biologico: Questo fenomeno è legato al sistema di ricompensa del cervello, in particolare alla dopamina. L’introduzione di un nuovo partner stimola il rilascio di dopamina, che aumenta il desiderio sessuale.
  • Effetto buffet: L’effetto Coolidge è la versione erotica dell’effetto buffet, che descrive la tendenza a mangiare di più quando si ha a disposizione una grande varietà di cibi diversi.
  • Specie coinvolte: L’effetto Coolidge è stato osservato in diversi mammiferi, inclusi ratti, criceti e macachi. Sebbene sia più difficile da studiare nelle femmine, sembra che anche loro siano influenzate da questo effetto.
  • Pornografia: La pornografia moderna sfrutta l’effetto Coolidge per massimizzare l’interesse degli utenti. Le piattaforme specializzate offrono una scelta pressoché illimitata di contenuti, in modo da mantenere vivo l’interesse e indurre a un consumo prolungato.
  • Non incompatibile con la monogamia: L’effetto Coolidge non significa che gli esseri umani non siano adatti alla monogamia. Altri adattamenti evolutivi ci inducono a formare coppie stabili.

In sintesi, l’effetto Coolidge è un meccanismo biologico che ci spinge a cercare la novità anche in ambito sessuale, ma è importante sottolineare che questo meccanismo non ci impedisce di creare legami stabili e duraturi. L’industria del porno e le piattaforme specializzate lo sfruttano per mantenere gli utenti attivi più a lungo possibile.

Nome nuovo a un concetto già noto per esperienza diretta. Mi piace quando riesco a dare un nome a qualcosa che ho sentito o pensato, quanto il sapere che è un fenomeno censito e studiato.


Ancora un po’, in definitiva, non aggiunge molto a quanto ciò sapevo già o, quanto meno, presenta il problema della dipendenza da grassi, dolci e salati (più altre forme di dipendenza) in una chiave scientifica complementare a quanto sapevo già. Fa sempre bene ribadire alcuni concetti e ricordare che lo zucchero, il sale e il grasso vanno limitati. Leggere le etichette nutrizionali, confrontare prodotti e scegliere i cibi meno dolci e salati è un esercizio che paga nel tempo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.