Intelligenza artificiale e gergo musicale: bussole per esplorare il tuo mondo sonoro

Rivedendo Parthenope per la quarta volta, ho pensato di farmi spiegare da Gemini le caratteristiche tecniche di alcuni brani musicali, dalla colonna sonora del film. Esercizio molto stimolante per me, perché di fatto sono a digiuno del gergo musicale e non ti so rispondere, se mi chiedi quali sono le caratteristiche di un brano che lo rendono piacevole alle mie orecchie. Con Gemini inizio a capire qualcosa e conto, piano piano, di acquisire il gergo.

II. Warmth

Primo brano analizzato. Di che genere è?

musica classica contemporanea o musica strumentale contemporanea.

Peter Gregson è un compositore britannico noto per le sue composizioni neoclassiche e ambientali, spesso caratterizzate da elementi elettronici e minimalisti. “Warmth” è coerente con il suo stile, evocando atmosfere evocative e rilassanti attraverso l’uso di strumenti classici e arrangiamenti moderni.

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Per espandere la classificazione del brano “Gregson: II. Warmth” di Peter Gregson, possiamo approfondire le sue caratteristiche e il contesto musicale in cui si inserisce.

“Warmth” può essere ulteriormente descritto come:

  • Neoclassico: Questo genere musicale riprende elementi della musica classica, come l’uso di strumenti tradizionali (archi, pianoforte, violoncello in questo caso) e forme compositive classiche, ma li reinterpreta in chiave moderna. La musica neoclassica spesso si caratterizza per la sua melodicità, l’armonia accessibile e un ritmo generalmente calmo e contemplativo.
  • Ambient: Il brano ha una forte componente ambientale, creando un’atmosfera evocativa e rilassante. La musica ambient si concentra sulla creazione di paesaggi sonori e stati d’animo, spesso utilizzando ripetizioni, texture sonore e dinamiche delicate. “Warmth” induce all’ascolto passivo e alla contemplazione, tipico della musica ambient.
  • Minimalista: Sebbene non sia strettamente minimalista nel senso più rigoroso del termine, “Warmth” presenta elementi di minimalismo. Si possono notare pattern ripetitivi e una progressione armonica graduale, caratteristiche che contribuiscono alla sua atmosfera ipnotica e rilassante.
  • Strumentale: Il brano è puramente strumentale, senza parti vocali. L’attenzione è completamente focalizzata sulle timbriche degli strumenti (principalmente archi e violoncello) e sulle interazioni tra le linee melodiche.
  • Contemporaneo: La musica di Peter Gregson è chiaramente contemporanea, sia per la sua produzione moderna che per l’integrazione di elementi elettronici (anche se in “Warmth” sono più sottili rispetto ad altre sue composizioni). La sua musica si rivolge a un pubblico moderno, interessato a sonorità classiche ma con un tocco di innovazione e attualità.

In sintesi, “Gregson: II. Warmth” si colloca all’interno di un panorama musicale contemporaneo che fonde elementi classici, ambient e minimalisti. È un brano che invita al rilassamento, alla riflessione e alla creazione di un’atmosfera intima e suggestiva.

Neoclassico è un termine appreso da Spotify. OK per gli altri quattro aggettivi. Non mi sorprendo. Veniamo all’analisi con gergo tecnico:

Ok, allora, se dovessimo parlare di “Gregson: II. Warmth” usando un linguaggio da musicisti, la potremmo descrivere così:

Armonia:

  • Giro armonico “easy-listening”: L’armonia è super accessibile, niente di cervellotico. Un giro di accordi semplice, quasi “pop-classico”, ma con un tocco di raffinatezza. Non ti fa strizzare il cervello, ma è piacevole.
  • “Drone” di base: Sotto c’è un “drone” armonico, una nota lunga e fissa o un accordo che fa da tappeto sonoro. Crea una base “statica” su cui si muovono le altre cose.
  • “Colori” modali: Ogni tanto spunta qualche “colore” modale, qualche nota che non è proprio “dentro” la tonalità classica, ma che dà un sapore un po’ “esotico” o “antico”, senza però diventare troppo strano.

Melodia:

  • “Motivetti” ripetitivi: Non c’è una melodia “cantabile” nel senso classico. Piuttosto, usa dei piccoli “motivetti”, delle frasi corte che vengono ripetute e variate leggermente. Un po’ come “loop” classici.
  • “Lirica” strumentale: Anche se non c’è una melodia vera e propria, il violoncello principale cerca di essere “lirico”, di “cantare” con l’arco. Fa delle frasi espressive, ma sempre dentro un mood calmo.
  • “Fraseggio” disteso: Le frasi musicali sono lunghe e “distese”, non c’è fretta. Tutto scorre lentamente, creando un senso di calma e sospensione.

Ritmo:

  • “Pulsazione” regolare ma “morbida”: C’è un ritmo di base, una pulsazione regolare, ma non è “incalzante” o “ballerino”. È più una pulsazione “morbida”, quasi impercettibile, che ti fa sentire il tempo che passa senza stressarti.
  • “Figure ritmiche” semplici: Le figure ritmiche usate sono semplici, niente di complicato. Accordi lunghi, note tenute, qualche figurazione un po’ più mossa ma sempre molto lineare.
  • “Tempo” lento e “rilassato”: Il tempo è lento, “adagio” o “lento cantabile”. Contribuisce tantissimo all’atmosfera “chill”.

Timbro/Strumentazione:

  • “Cello-centrica”: Il violoncello è il protagonista assoluto. È lo strumento che “parla” di più, che fa le frasi più importanti.
  • “Archi” come “tappeto”: Gli altri archi (violini, viole, altri violoncelli) fanno un po’ da “tappeto” sonoro, creando un’atmosfera “avvolgente” e “calda”.
  • “Riverbero” e “ambienza”: C’è un bel po’ di “riverbero” e “ambienza” nel mix. Questo fa sembrare il suono più “spazioso” e “sognante”, tipico della musica ambient.
  • Suono “acustico” ma “moderno”: Il suono è principalmente acustico, strumenti veri, ma la produzione è moderna. Non suona come una registrazione classica “vecchio stile”, ma ha un suono pulito e definito, adatto all’ascolto contemporaneo.

Forma/Struttura:

  • “Forma libera”: Non c’è una forma musicale classica rigida (sonata, fuga, etc.). La forma è più “libera”, si sviluppa in modo organico, un po’ come un flusso di coscienza musicale.
  • “Crescendo” graduale: Spesso c’è un “crescendo” graduale, un aumento lento dell’intensità e della “densità” sonora. Ma non è un crescendo “drammatico”, è più un “gonfiarsi” delicato.
  • “Ripetizione” e “variazione”: La struttura si basa molto sulla “ripetizione” di elementi musicali, ma con piccole “variazioni” che mantengono l’interesse. Un po’ come un mantra musicale che si evolve lentamente.

Credo sia proprio la ripetizione e variazione l’elemento che mi attrae.

Strumenti musicali utilizzati?

Il primo brano, “Gregson: II. Warmth” di Peter Gregson, utilizza principalmente strumenti ad arco, tipici della musica classica e neoclassica. Gli strumenti principali sono:

  • Violoncello: È lo strumento solista e protagonista del brano. Il suono del violoncello è caldo, espressivo e centrale nell’atmosfera del pezzo.
  • Violini: Vengono utilizzati per creare armonie, “tappeti” sonori e linee melodiche di accompagnamento.
  • Viole: Come i violini, le viole contribuiscono all’armonia e alla tessitura sonora, aggiungendo un timbro più caldo e profondo rispetto ai violini.
  • Contrabbassi: Forniscono la base armonica e ritmica più grave, ancorando il suono e creando profondità.

The Mistral Noir

Che genere è?

Il brano “Daniel Herskedal ‘The Mistral Noir’” è Jazz.

Ecco le classificazioni più in dettaglio:

  • Genere sintetico: Jazz
  • Genere espanso: Jazz contemporaneo, Nordic Jazz, European Jazz. Daniel Herskedal è un musicista norvegese e la sua musica si inserisce spesso nel filone del “Nordic Jazz”, caratterizzato da atmosfere evocative e spesso malinconiche, con influenze folk e a volte classiche. L’etichetta “Edition Records” è specializzata in Jazz, anche se occasionalmente pubblica musica elettronica, ambient e classica.
  • Genere gergale/slang:
    • “Cool Jazz”: Per l’atmosfera rilassata e sofisticata del brano.
    • “Nordic Tone”: Per sottolineare l’origine scandinava e il suono tipico del Jazz nordico.
    • “Impro Jazz”: Essendo il Jazz una musica basata sull’improvvisazione, si può usare questo termine per indicare la natura improvvisativa del brano.
    • “Instrumental Jazz”: Per evidenziare che il brano è puramente strumentale.
    • “Chill Jazz”: Per la sua qualità rilassante e adatta al “chill-out”.

Nel gergo musicale?

“The Mistral Noir” di Daniel Herskedal presenta diverse caratteristiche musicali tipiche del jazz contemporaneo e del Nordic Jazz:

Armonia:

  • Modale e atmosferica: L’armonia non è strettamente tonale nel senso classico, ma piuttosto modale. Questo significa che si basa su scale modali che creano un’atmosfera evocativa e sospesa, piuttosto che su progressioni armoniche tradizionali con cadenze nette. Potrebbe esserci l’uso di accordi aperti e voicing che contribuiscono a questa sensazione spaziosa.
  • Accordi “sostenuti”: Gli accordi potrebbero essere “sostenuti”, ovvero tenuti a lungo, creando un tappeto armonico statico su cui si sviluppano la melodia e l’improvvisazione. Questo è tipico di certo jazz moderno e ambient.
  • “Colori” armonici: Potrebbero essere presenti “colori” armonici dati dall’uso di estensioni armoniche (nona, undicesima, tredicesima) o alterazioni, tipiche del linguaggio jazzistico, che arricchiscono l’armonia senza renderla eccessivamente complessa.

Melodia:

  • Lirica e espressiva al trombone: La melodia principale è affidata al trombone di Herskedal, che si distingue per un fraseggio lirico ed espressivo. Non è una melodia “catchy” o pop, ma piuttosto una linea melodica cantabile e introspettiva, che si sviluppa gradualmente.
  • Improvvisativa: Essendo un brano jazz, è probabile che ci sia una componente improvvisativa nella melodia, o comunque un approccio melodico che suona spontaneo e fluido, tipico dell’improvvisazione jazzistica.
  • “Spazi” melodici: La melodia potrebbe non essere densa e continua, ma piuttosto caratterizzata da “spazi” melodici, pause e silenzi che contribuiscono all’atmosfera rarefatta e contemplativa del brano.

Ritmo:

  • “Rubato” e flessibile: Il ritmo potrebbe essere “rubato”, ovvero con un tempo flessibile e non strettamente misurato. Questo crea una sensazione di libertà ritmica e contribuisce all’atmosfera sognante e atmosferica. Anche se c’è una pulsazione di base, potrebbe non essere sempre esplicitamente marcata.
  • “Texture” ritmiche: Piuttosto che un ritmo “groovy” o swingante tipico di altri tipi di jazz, in questo brano il ritmo potrebbe concentrarsi più sulla creazione di “texture” ritmiche attraverso l’uso di percussioni leggere, piatti e altri strumenti ritmici che creano un sottofondo sonoro ricco e variegato.
  • Tempo medio-lento: Il tempo del brano è probabilmente medio-lento, contribuendo all’atmosfera rilassata e introspettiva.

Timbro/Strumentazione:

  • Protagonismo del trombone e della tuba: La formazione strumentale tipica di Herskedal, con trombone e tuba in primo piano, crea un suono unico e caratteristico. Il trombone solista ha un suono caldo e pastoso, mentre la tuba può fornire un sostegno armonico profondo e risonante, o anche linee melodiche gravi.
  • “Colori” orchestrali: L’uso di altri strumenti, come percussioni, contrabbasso e potenzialmente altri strumenti a fiato o archi (a seconda della formazione specifica del brano), contribuisce a creare “colori” orchestrali ricchi e variegati, pur mantenendo un’atmosfera ** камерна** (da camera).
  • Suono “arioso” e “spazioso”: Il mixaggio e la produzione sonora potrebbero enfatizzare un suono “arioso” e “spazioso”, con un uso di riverbero e ambienza che contribuisce all’atmosfera evocativa e atmosferica.

Forma/Struttura:

  • Forma “aperta” e improvvisativa: La struttura del brano potrebbe essere “aperta” e non rigidamente predefinita, tipica del jazz. Potrebbe seguire una forma tema-improvvisazione-tema, oppure svilupparsi in modo più libero e organico, seguendo il flusso dell’improvvisazione e delle idee musicali.
  • Sezioni atmosferiche: Il brano potrebbe essere diviso in sezioni atmosferiche diverse, che si susseguono creando un viaggio sonoro piuttosto che una narrazione musicale lineare tradizionale.
  • “Crescendo” dinamici: Potrebbero esserci “crescendo” dinamici graduali, aumenti e diminuzioni di intensità che creano un senso di movimento e tensione, ma sempre all’interno di un contesto sonoro rilassato e contemplativo.

In sintesi, “The Mistral Noir” è un brano jazz che si distingue per la sua atmosfera evocativa e rarefatta, creata da un’armonia modale, melodie liriche al trombone, un ritmo flessibile e “texture” ritmiche, e un timbro caratteristico dato dalla combinazione di trombone e tuba. La forma aperta e improvvisativa contribuisce alla sensazione di spontaneità e flusso musicale.

Che siano i crescendo dinamici l’elemento chiave, per me, di questo brano?

Altra cosa che apprezzo molto è la capacità dell’IA di evidenziare gli strumenti musicali del brano:

Gli strumenti utilizzati in “The Mistral Noir” di Daniel Herskedal sono caratteristici del suo ensemble e del genere jazzistico, con alcune peculiarità:

  • Trombone: È lo strumento solista principale, suonato da Daniel Herskedal stesso. Il trombone è protagonista della melodia principale e delle parti improvvisative. Il suo suono è centrale nel definire il timbro del brano, con la sua voce calda, pastosa ed espressiva.
  • Tuba: La tuba è un altro strumento fondamentale nel suono di Herskedal. Solitamente suonata da Kristoffer Lo, la tuba svolge diverse funzioni:
    • Sostegno armonico: Fornisce una base armonica profonda e risonante, creando un tappeto sonoro su cui si appoggia il trombone.
    • Linee di basso: In alcuni passaggi, la tuba può suonare linee di basso melodiche, dialogando con il trombone.
    • “Effetti” timbrici: La tuba può essere utilizzata anche per creare effetti timbrici particolari, sfruttando le sue diverse possibilità espressive (soffi, armonici, ecc.).
  • Percussioni: Le percussioni sono presenti per creare texture ritmiche e colori sonori. Non si tratta di una batteria jazz tradizionale che marca il tempo in modo costante, ma piuttosto di percussioni più sottili e atmosferiche. Potrebbero essere utilizzati:
    • Batteria leggera: Con un uso delicato di piatti, spazzole, o percussioni che creano un sottofondo ritmico discreto.
    • Percussioni etniche o world: Herskedal a volte incorpora elementi di musica world, quindi potrebbero essere presenti percussioni provenienti da diverse tradizioni musicali, che aggiungono colore e varietà ritmica.
  • Contrabbasso (o Basso elettrico): Il contrabbasso (o in alcuni casi un basso elettrico acustico) fornisce la linea di basso fondamentale, ancorando l’armonia e il ritmo. Il suo ruolo è spesso discreto ma essenziale, creando una base solida per gli altri strumenti.
  • Eventuali altri strumenti (meno centrali): A seconda della specifica formazione utilizzata per “The Mistral Noir”, potrebbero essere presenti altri strumenti in modo più marginale, ad esempio:
    • Fiati aggiuntivi: Altri strumenti a fiato come il sassofono, clarinetto, o corno francese potrebbero essere presenti per arricchire l’armonia o creare ulteriori “colori” timbrici, ma non sono centrali come trombone e tuba.
    • Tastiere (pianoforte, synth): In alcune composizioni di Herskedal si possono trovare tastiere, utilizzate per creare tappeti sonori ambientali o armonie rarefatte, ma anche in questo caso non sono strumenti protagonisti in “The Mistral Noir” (almeno tipicamente).

In sintesi, gli strumenti principali in “The Mistral Noir” sono trombone, tuba, percussioni e contrabbasso. La combinazione di trombone e tuba è il marchio distintivo del suono di Daniel Herskedal, creando un’atmosfera unica e riconoscibile, che si fonde con elementi jazzistici e influenze nordiche. Le percussioni e il contrabbasso forniscono un supporto ritmico e armonico discreto ma essenziale, mentre eventuali altri strumenti aggiungono colore e profondità al suono complessivo.

Bluebird

Brano: “Bluebird”

Artista: Luke Howard

Ecco le analisi richieste per “Bluebird” di Luke Howard:

1. Classificazione del genere musicale:

  • Genere sintetico: Classica contemporanea
  • Genere espanso: Neoclassica, Ambient, Minimalismo (emotivo), Musica strumentale contemporanea, Pianoforte solo
  • Genere gergale/slang:
    • “Modern Classical Ambient Piano”: Descrive la fusione di elementi classici, ambient e l’uso centrale del pianoforte.
    • “Atmospheric Piano Minimalism”: Enfatizza l’atmosfera rarefatta e gli elementi minimalisti focalizzati sul pianoforte.
    • “Emotional Neoclassical”: Per sottolineare la componente emotiva tipica della neoclassica.
    • “Introspective Piano”: Per il carattere introspettivo e riflessivo della musica.
    • “Late Night Piano”: Per l’atmosfera calma e rilassante, adatta all’ascolto notturno.

2. Caratteristiche musicali del brano:

  • Armonia:
    • Armonia modale e tonale (sfumata): L’armonia di Luke Howard spesso si muove in una zona grigia tra tonalità e modalità. Potrebbe essere basata su scale modali o su tonalità allargate, creando un senso di sospensione e ambiguità armonica, pur mantenendo una certa riconoscibilità tonale.
    • Accordi aperti e voicing spaziosi: Potrebbe utilizzare accordi aperti (con intervalli ampi tra le note) e voicing (disposizione delle note negli accordi) che creano un suono spazioso e rarefatto.
    • Pedali armonici e “drone”: L’uso di pedali armonici (note basse tenute a lungo) o elementi di “drone” (suoni continui) potrebbe essere presente per creare una base armonica statica e immersiva.
    • “Colori” armonici delicati: Potrebbero esserci “colori” armonici dati dall’uso di estensioni (nona, undicesima) o note aggiunte agli accordi, ma in modo sottile e non invadente, per arricchire l’armonia senza renderla complessa.
  • Melodia:
    • Melodia frammentata e “evanescente”: La melodia di Luke Howard spesso non è una linea cantabile tradizionale, ma piuttosto frammentata, composta da brevi frasi melodiche che appaiono e scompaiono, creando un effetto “evanescente” e sognante.
    • “Lirismo” introspettivo: Il pianoforte cerca un “lirismo” introspettivo, esprimendo emozioni sottili e malinconiche attraverso il suono e il fraseggio.
    • “Spazi” melodici e silenzi: Come in altri brani neoclassici, gli “spazi” melodici e i silenzi sono importanti, creando un senso di rarefazione e contemplazione.
    • Melodia “circolare”: Le frasi melodiche potrebbero avere un andamento “circolare”, ritornando su se stesse o riproponendo elementi già sentiti, contribuendo all’atmosfera ipnotica.
  • Ritmo:
    • Ritmo “libero” e flessibile (ancora più che in Einaudi o Arnalds): Il ritmo in Luke Howard è spesso ancora più libero e flessibile rispetto ad artisti come Einaudi o Arnalds. La pulsazione metrica potrebbe essere molto sottile o quasi assente, creando un senso di flusso temporale sospeso.
    • Figure ritmiche minime e rarefatte: Le figure ritmiche utilizzate sono minime e rarefatte, spesso basate su note lunghe e valori ritmici ampi, creando un tessuto ritmico molto leggero e delicato.
    • Tempo “molto lento”: Il tempo è generalmente molto lento, “lento” o “larghissimo”, contribuendo all’atmosfera di immobilità e contemplazione profonda.
  • Timbro/Strumentazione:
    • Pianoforte solista protagonista (assoluto): Il pianoforte è l’unico strumento e protagonista assoluto. Il timbro pianistico è centrale nell’esperienza d’ascolto.
    • “Riverbero” ampio e “profondità” pianistica: Viene enfatizzato un riverbero ampio e una grande “profondità” del suono del pianoforte, creando un’atmosfera immersiva e spaziosa. Il suono potrebbe essere più “etereo” e meno “brillante” rispetto ad Alexis Ffrench.
    • Dinamiche “sottovoce”: Le dinamiche sono prevalentemente “sottovoce”, “piano” o “pianissimo”, creando un’atmosfera intima, delicata e rarefatta. Raramente si raggiungono dinamiche forti.
  • Forma/Struttura:
    • Forma “aperta” e “fluttuante”: La forma è molto aperta e “fluttuante”, ancora più che in Arnalds o Einaudi. Non segue schemi formali tradizionali, ma si sviluppa in modo organico e imprevedibile, come un flusso di coscienza musicale.
    • “Crescendo” dinamici quasi impercettibili: Eventuali “crescendo” dinamici sono quasi impercettibili, molto lenti e graduali, creando un senso di movimento interno sottile.
    • Ripetizione e variazione minime: La ripetizione di elementi musicali è presente, ma le variazioni sono spesso minime e quasi impercettibili, creando un effetto di stasi e immobilità. La struttura è meno narrativa e più focalizzata sulla creazione di uno stato d’animo.

3. Strumenti utilizzati:

  • Pianoforte: “Bluebird” di Luke Howard è un brano per pianoforte solo. Si tratta di un pianoforte acustico, con un suono profondo, risonante e “riverberato”, adatto all’atmosfera contemplativa e immersiva del brano.

In sintesi, “Bluebird” di Luke Howard è un brano per pianoforte solo appartenente al genere della classica contemporanea neoclassica e ambient. È caratterizzato da un’atmosfera intima, rarefatta, profondamente malinconica e contemplativa, creata da un’armonia modale e sfumata, melodie frammentate e “evanescenti” al pianoforte, un ritmo libero e flessibile, dinamiche “sottovoce” e una forma aperta e “fluttuante”. L’effetto generale è di immobilità, introspezione e immersione in uno stato d’animo malinconico e sognante, ancora più accentuato rispetto ai brani di Einaudi e Arnalds.

Torna il neoclassico.

Cosa hanno in comune i 3 brani?

I 3 brani sono utilizzati nella colonna sonora di Parthenope. C’è un motivo se questi sono i miei brani preferiti del film? Cosa hanno in comune? L’ho chiesto a Gemini.

Nonostante le differenze di genere e sfumature stilistiche, persistono diversi elementi in comune tra “Gregson: II. Warmth”, “The Mistral Noir” e “Bluebird” (Luke Howard).

Ecco le principali somiglianze riformulate:

1. Influenza della Classica Contemporanea e Neoclassica

  • Sebbene “The Mistral Noir” si distingua per la sua natura jazzistica, tutti e tre i brani mostrano un’influenza della classica contemporanea, e in particolare della neoclassica. Questo si manifesta nell’uso di strumenti acustici, in un approccio armonico che pur non essendo strettamente classico, ne riprende alcuni principi di base, e in una certa attenzione alla forma e alla struttura, seppur in chiave moderna e flessibile.
  • Anche “The Mistral Noir”, pur essendo jazz, evita le forme più tradizionali del genere, avvicinandosi a un’estetica più камерна e contemplativa che richiama la musica classica contemporanea.

2. Atmosfera Intima e Contemplativa

  • Tutti e tre i brani evocano un’atmosfera intima, calma, riflessiva e contemplativa. Sono musiche che invitano all’ascolto attento, al rilassamento e alla creazione di uno spazio sonoro suggestivo, piuttosto che a un ascolto attivo e dinamico.
  • Questa atmosfera è ottenuta attraverso tempi generalmente lenti o moderati, dinamiche che tendono al delicato, armonie spesso modali o semplici e un ritmo non incalzante.

3. Elementi di Minimalismo e Ripetitività (in varia misura)

  • Tutti i brani, sebbene con diverse sfumature, presentano elementi di minimalismo musicale o comunque una certa tendenza alla ripetitività.
    • Questo si manifesta nella ripetizione di pattern melodici, armonici o ritmici semplici, nella gradualità dello sviluppo musicale e in una certa staticità in alcuni passaggi.
    • Il minimalismo contribuisce a creare un effetto ipnotico, meditativo e immersivo, rinforzando l’atmosfera contemplativa comune.
  • L’intensità del minimalismo varia: più evidente in “Bluebird” (Luke Howard) e “Gregson: II. Warmth”, più sfumato in “The Mistral Noir” dove la componente improvvisativa introduce maggiore varietà.

4. Forte Componente Emotiva Sottile e Introspectiva

  • Tutti i brani, pur esprimendo emozioni diverse, condividono una forte componente emotiva che non è mai espressa in modo plateale o drammatico.
    • Si tratta di emozioni malinconiche, introspettive, sognanti o calme, espresse in maniera sottile, delicata e raffinata, attraverso le melodie, le armonie e le dinamiche.
    • Anche in “The Mistral Noir”, la componente emotiva è più introspettiva e atmosferica che energica o virtuosistica, tipica di certo jazz.

5. Strutture Musicali Aperte e Flessibili

  • Le strutture musicali tendono ad essere aperte e flessibili, meno rigide delle forme classiche o jazzistiche tradizionali.
    • Spesso non seguono schemi formali predefiniti (sonata, fuga, forma canzone), ma si sviluppano in modo più organico e narrativo, creando un senso di flusso musicale continuo.
    • Questa flessibilità strutturale contribuisce alla sensazione di spontaneità e improvvisazione, anche quando non c’è improvvisazione vera e propria (come nei brani neoclassici pianistici o d’archi).

6. Accessibilità e Potenziale di Pubblico Vasto

  • Peter Gregson, Daniel Herskedal e Luke Howard sono tutti artisti contemporanei apprezzati, con un pubblico che apprezza la loro capacità di creare atmosfere suggestive e coinvolgenti.
  • La loro musica, pur avendo radici in generi specifici (classica, jazz), riesce a superare i confini dei rispettivi pubblici tradizionali, raggiungendo un pubblico più ampio grazie alla sua accessibilità emotiva e sonora, alla sua atmosfera rilassante e alla sua capacità di creare paesaggi sonori suggestivi.

In sintesi, “Gregson: II. Warmth”, “The Mistral Noir” e “Bluebird” (Luke Howard) condividono un’anima contemporanea e riflessiva, caratterizzata da un’atmosfera intima e contemplativa, elementi di minimalismo e ripetitività, una forte componente emotiva sottile e introspettiva e strutture musicali flessibili, il tutto finalizzato a creare una musica accessibile, coinvolgente e suggestiva per un pubblico moderno, pur mantenendo ciascuno la propria identità stilistica.

Neoclassica, minimalismo e ripetitività. Questo l’ho capito.

A questo punto ho chiesto di suggerirmi artisti simili. Neanche a dirlo, ne ascolto già più di uno.

Certamente. Considerando le caratteristiche comuni che abbiamo individuato in “Gregson: II. Warmth”, “The Mistral Noir” e “Bluebird” (Luke Howard), ecco alcuni musicisti che potresti trovare simili e apprezzare:

Nell’ambito della Classica Contemporanea Neoclassica (Pianoforte e Archi):

  • Nils Frahm: Musicista tedesco che fonde pianoforte classico con elementi elettronici e ambient. Condivide con Luke Howard e Peter Gregson un’atmosfera intima, malinconica e contemplativa, ma spesso con un tocco più sperimentale e elettronico. Brani consigliati: “Says”, “Felt”, “All Melody”.
  • Joep Beving: Pianista olandese con uno stile neoclassico molto accessibile e melodico, simile a Einaudi ma con una vena più intima e personale. Atmosfera rilassante e malinconica, con composizioni spesso basate sul pianoforte solo o piccoli ensemble. Brani consigliati: “Solitude”, “Midwayer”, “Sleeping Lotus”.
  • Max Richter: Compositore britannico molto influente nella scena neoclassica. Le sue composizioni spaziano dal pianoforte solo a grandi orchestre, con un forte focus sull’emozione e la narrazione sonora. Condivide con Gregson e Howard un approccio moderno alla classica, ma con una maggiore ambizione orchestrale. Brani consigliati: “On the Nature of Daylight”, “The Blue Notebooks”, “Mercy”.
  • Hauschka (Volker Bertelmann): Pianista tedesco che sperimenta con il pianoforte preparato, inserendo oggetti tra le corde per alterarne il suono. Pur essendo più sperimentale, condivide con gli artisti menzionati un’atmosfera contemplativa e un approccio non convenzionale alla classica. Brani consigliati: “Elizabeth Bay”, “Radar”, “Familiar Things”.
  • Dustin O’Halloran: Compositore americano noto per le sue colonne sonore (come “Marie Antoinette” e “Like Crazy”) e per le sue composizioni neoclassiche per pianoforte e archi. Atmosfera malinconica e romantica, simile a Gregson e Howard, ma con un tocco più cinematografico. Brani consigliati: “Opus 36”, “An Ending, a Beginning”, “We Move Lightly”.

Nell’ambito del Jazz Contemporaneo Atmosferico (con elementi simili a Herskedal):

  • Arve Henriksen: Trombettista norvegese, spesso associato al Nordic Jazz. Il suo stile è caratterizzato da un suono etereo, rarefatto e atmosferico, con influenze ambient e folk. Condivide con Herskedal l’origine scandinava e un approccio jazzistico non tradizionale, focalizzato sull’atmosfera. Brani consigliati: “Chiaroscuro”, “Opening Image”, “Migration”.
  • Jan Garbarek: Sassofonista norvegese, figura chiave del Nordic Jazz. Il suo suono è malinconico, spazioso e contemplativo, con influenze folk e classiche. Anche se stilisticamente diverso da Herskedal, condivide l’atmosfera rarefatta e introspettiva. Brani consigliati: “Officium”, “Legend of the Seven Dreams”, “Visible World”.
  • Tord Gustavsen Trio: Trio jazz norvegese con uno stile molto intimo, melodico e riflessivo. Il loro jazz è calmo, contemplativo e con una forte componente emotiva, pur rimanendo ancorato alla tradizione jazzistica. Condivide con Herskedal l’origine norvegese e un approccio jazzistico non virtuosistico. Brani consigliati: “Being There”, “The Well”, “Changing Places”.
  • Mathias Eick: Trombettista norvegese, anche lui legato alla scena Nordic Jazz. Il suo stile è più melodico e lirico rispetto a Henriksen, ma mantiene un’atmosfera rarefatta e contemplativa simile a Herskedal. Brani consigliati: “Midwestern”, “Oslo”, “December”.

Artisti che fondono Classica, Ambient e Jazz (come una sintesi dei tre brani):

  • Víkingur Ólafsson: Pianista islandese che, pur essendo principalmente un interprete classico, ha un approccio moderno e aperto alla musica. Alcune sue interpretazioni e progetti (come “Debussy – Rameau”) mostrano una sensibilità atmosferica e una ricerca timbrica che lo avvicinano all’estetica neoclassica e ambient. Brani consigliati: (Interpretazioni di Debussy e Rameau), “For Jóhann”.
  • Hidden Orchestra: Progetto musicale britannico che fonde elementi di classica contemporanea, jazz, ambient ed elettronica. Creano paesaggi sonori complessi e suggestivi, con un’atmosfera a volte malinconica e cinematografica. Brani consigliati: “Wingbeats”, “Vorda”, “Still”.

Come l’intelligenza artificiale ti aiuta a imparare il gergo musicale e ti aiuta a capire le caratteristiche di un brano che colpisce il tuo orecchio. Di fatto è ciò che ha capito l’algoritmo di Spotify quando mi segnala brani di artisti che non seguo nella playlist settimanale di scoperta.

Sembra magia, ma è matematica.

Esperimento che ho già ripetuto e ripeterò con altri brani.

Buon ascolto!

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