Sri Lanka: appunti di viaggio #1

Sono in Sri Lanka da alcuni giorni, a zonzo per spiagge, tra est e sud dell’isola. Questa è la prima sera in cui sono seduto comodo sul mio letto, ho già cenato, sono le 19:42 ora locale e ho voglia di condividere qualche pensiero sparso sul paese in cui mi trovo. Una via di mezzo tra appunti, pensieri e riflessioni, inframezzate da qualche immagine, se la connessione a internet me lo permette.


Non sono stato nella capitale, Colombo e non ho in programma di andare, quindi le considerazioni si rifanno a città della costa, da Negombo a Galle, andando verso sud.

L’illuminazione pubblica non esiste. Ho incrociato qualche lampione acceso in prossimità di un ponte, ma non ho trovato traccia di altra illuminazione lungo le strade. In quella che a Senigallia sarebbe la statale, non ci sono luci sulla strada, neanche nel tratto urbano. Niente. Ai margini della strada non ci sono marciapiedi, quasi mai. Spesso cammini sopra la fogna, tombinata. Va da sè che è tutto un turbinare di clacson, di qualsiasi mezzo grande approcci uno piccolo, pedoni inclusi.

Sarò stato in un villaggio di pescatori, per quanto prossimo all’aeroporto, e in altre aree del paese non troppo sviluppate, seppur turistiche, ma di fogne a cielo aperto ne ho viste e sentite tante. Neanche a dirlo, con accesso diretto alla spiaggia e al mare. Saranno solo le acque bianche? Dubito, perché se non di liquami, erano piene di altri rifiuti. Non è un bel vedere.

Il mezzo di trasporto prevalente è il tuk-tuk, una specie di Apecar che funge da taxi a basso costo. Lo prendono i locali e anche i turisti stranieri. Vale sempre il principio della contrattazione iniziale. Se non contratti, ti fregano. Matematico. Le cifre in questione sono nell’ordine di 1-10 euro, a seconda della lunghezza della tratta.

I turisti non camminano a piedi, se non per brevi tratti. Me ne sono accorto sia perché ho visto camminare solo gente del posto, spesso povera e scalza o giovani studenti o donne, sia perché ogni tuk-tuk che mi ha approcciato mi ha chiesto se volevo un passaggio.

Sia sul treno locale (50 minuti verso la capitale), sia sull’autobus, i locali mi guardavano come una bestia rara, compiaciuti in alcuni casi che prendessi il mezzo pubblico insieme a loro. Sul treno qualche bianco c’era. Sul bus a lunga percorrenza no. Sul bus locale sì. Evidente che i turisti preferiscano mezzi a noleggio, tuk-tuk o trasferimenti privati, considerato il costo relativamente basso. Perché penare su mezzi senza aria condizionata? Il treno, per la cronaca, viaggiava con le porte aperte. Il bus locale pure.

Costo dei trasporti probabilmente politico. 50 minuti di tratta di treno regionale: 100 rupie in terza classe, 200 in seconda classe. 1 € = 320 rupie, anche se l’ho cambiato in banca a 307-308 rupie. Il treno si compra anche online con un QR code alla stazione! Il bus si paga una volta saliti. 1h40m di pullman con una fermata intermedia mi è costato 890 rupie. Il bus locale 45-50 rupie.

Spiagge sporche. Sabbia nera in alcuni tratti, penso per perdita idrocarburi delle barche. Spiagge selvagge preda della plastica e di altri rifiuti, che rovinano il paesaggio. In alcuni casi i gestori dei lettini cercano di pulire la spiaggia, ma i rifiuti restano comunque lì, seppur ammucchiati da una parte. Servizio di raccolta rifiuti inesistente?

A proposito di rifiuti, sulla strada non ho visto né cestini, né cassonetti. Se c’erano, erano ben nascosti alla vista. Eppur ho macinato chilometri su chilometri in questa prima settimana. Non a caso sul margine della strada c’è tanta immondizia sparsa e in qualche caso ho visto fumo di chi si bruciava il suo mucchietto di rifiuti. Aria non proprio profumata.

Le zone più turistiche sono infestate da turisti e da venditori. Turisti bianchi, spesso russi. Quasi tutti i ristoranti hanno un menù in inglese e uno in russo. Va da sé che l’offerta di cibo è in larga parte misurata sul turista: burger, pasta, pizza, birra, vodka, più piatti asiatici e indiani. Ovviamente c’è il gelato, presunto italiano, che non ho neanche approfondito. Nell’unico giorno in una spiaggia attrezzata, a riposo dopo aver camminato 50.000 passi in due giorni e mezzo, un venditore mi ha approcciato se ero interessato allo snorkeling, per poi passare all’offerta di marijuana. No, grazie.

Ho fatto l’esperienza di andare in un ristorante vegetariano locale. Ho inquadrato il menù, chiesto un consiglio a Gemini e ho preso ginger beer locale (zucchero alle stelle) e un piatto simile a una crepe di lenticchie e ceci, ovviamente da mangiare con le mani. Ho guardato e ho fatto come i romani a Roma. Ho mangiato con le mani. Poi sono andato nel lavandino dei clienti, dentro il locale, a lavarmi le mani prima di andare via. Il cameriere, che mi ha accolto come un marziano o quasi, anche lui compiaciuto, mi ha portato una forchetta e un cucchiaio, che ho usato solo per travasare la verdura cotta e il sughetto nel piatto principale (di metallo, facilmente lavabile e riutilizzabile). La porcellana si rompe, no? Nessun problema intestinale.

Altro ristorante indiano/locale, ho ordinato un altro piatto di riso e verdura, più una insalata fresca. La mattina dopo ho avuto qualche piccolo problema intestinale. Suppongo per la verdura fresca. Va da sé che non ho bevuto l’acqua del rubinetto, neanche al ristorante. L’ultimo errore un anno fa in Grecia è ancora fresco, per ricaderci. No, grazie.

Hotel extra lusso a fianco di case di lamiera. Hotel da 200 € a notte convivono a fianco di casette col tetto di lamiera. La rivoluzione di internet è arrivata anche qui e su Booking, come ho fatto anch’io, puoi prenotare una stanza senza aria condizionata, ma con zanzariera sul letto e ventilatore d’ordinanza, e dormire in stanze affittate da chi vive nelle città dove si trovano le bellezze naturali (= spiagge, per me). Una notte va via a Marzo, fine della stagione principale, per 9-10 €.

Nel villaggio molto spesso i locali che ho incrociato mi hanno sorriso e mi hanno salutato in inglese, grandi e piccoli. Segno di rispetto e di curiosità. Immagino che apprezzino che qualcuno si interessi a loro e viva anche un po’ della loro vita.

L’ultima notte, alle 5,50 di mattina per 25 minuti ho sentito una preghiera diffusa da un’altoparlante. Non sono riuscito a capire quale fosse la religione di turno. Nella prima sistemazione ho sentito il padrone di casa pregare di prima mattina, credo cristiano, e un’altoparlante urlare “Dio è grande” in arabo. La religione dominante è il buddismo, a cui si aggiungono cristiani, musulmani e induisti. A prescindere di chi sia stato a disturbare il mio sonno e dall’ora, è stata comunque una noia. Non tanto diversa dallo scampanellare della chiesa vicino a dove vivo in Italia, che almeno però non comincia prima delle 8,30 del mattino.

Tutto ciò che è importato ha dei prezzi allucinanti. Un grande supermercato SPAR, stile occidentale con una iniezione di prodotti locali, è capace di vendere broccoli freschi a 20€/Kg e mele verdi a 10€/Kg. Non ho visto turisti salutisti strapparseli di mano. Non ho visto turisti salutisti. Punto.

I ristoranti per turisti nelle zone turistiche hanno prezzi prossimi al costo della vita italiano o comunque leggermente più economico di un ristorante italiano medio. Perché dovrei mangiare il comfort food tipico occidentale in un paese tropicale asiatico? Più viaggio in mete esotiche, più mi rendo conto che il turista medio occidentale, mettendoci dentro anche i russi e i cinesi ricchi, vuole vedere le bellezze del posto e fare qualche esperienza locale, ma quando si tratta di cibo vuole il suo cibo d’origine, costi quel che costi. In più c’è la dinamica da vacanza. In vacanza vuole mangiare il cibo che associa alla vacanza: gelato, cocktail, burger, magari anche pizza. Non certo cibo salutare o insalate!

Il cibo salutare è considerato premium. Ho trovato, per caso, un locale che serviva cibo salutare, ovviamente per un pubblico straniero attento. Prezzi assolutamente esagerati. Una insalata, seppur con avocado, a 9 euro. Quasi il prezzo di un poké in Italia. Verdura fresca al ristorante: inesistente!

La nutrizione è un concetto occidentale. In Sri Lanka niente broccoli e niente frutti di bosco. La scienza dell’alimentazione, come la conosciamo e come la conosco, ha un approccio europeo/americano/occidentale. Per altre latitudini, tropicali o nordiche, dove non cresce qualsiasi cosa, va da sé che il cibo va importato. In Nord Europa o a Dubai si mangia di tutto, con i soldi, e il concetto di km0 non esiste. Ai tropici c’è frutta a volontà, ma manca tanto altro. Come si fa?

In Italia e in Europa si discute di Nutriscore. In Italia non c’è niente di simile. In Sri Lanka c’è una tabella nutrizionale, come la nostra, più un semaforo su zucchero, sale e grassi, rappresentati in verde, giallo e rosso, a seconda della quantità. Puoi subito scegliere i biscotti che hanno la combinazione migliore (o il meno peggio) anche senza saper leggere. Immagino che l’industria alimentare in Sri Lanka non sia potente come in Europa o negli USA.

Al supermercato i beni di prima necessità si vendono sfusi. Zucchero, riso, pasta! Lenticchie dahl e tanto altro. Molto diffusi i negozi che vendono spezie, sempre sfuse. Grande spazio sullo scaffale per il latte in polvere. Problemi di conservazione e di costo di quello fresco? I cibi spazzatura sono in tutti i supermercati, minimarket inclusi: patatine, biscotti, cioccolata, arachidi, pop corn, bibite zuccherate. Non manca niente, ovunque. I vizi arrivano prima delle abitudini salutari, neanche a dirlo.

Con i raggi UV che toccano 11-12 nel picco della giornata, il massimo che fanno le signori e pochi altri è usare un ombrellino per proteggersi dal sole. Tutti gli altri sono neri come il carbone e se ne infischiano. Mi domando quale sia il tasso di tumori alla pelle in questo paese. Le priorità cambiano in base alla latitudine e al portafogli. Se devi scegliere tra mangiare e la crema solare, facile che la scelta sia mangiare e semmai usare l’ombrellino, immagino più per una questione estetica che per altro.

La fogna può essere a cielo aperto, ma un telefono cinese collegato a internet ce l’hanno tutti o quasi. Un abbonamento per turisti con 20 Gb da usare in 30 giorni costano 1399 rupie, ovvero meno di 5 euro. Vallo a dire ai gestori italiani che chiedono cifre spropositate ai malcapitati turisti extra-UE. Il 5G non è pervenuto e nessuno ne sente il bisogno, guarda caso.

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