Soderbergh è uno dei miei registi preferiti. Ho visto 28 di 39 film realizzati, 14 degli ultimi 15. Apprezzo lo stile di regia, la sua fotografia, negli esperimenti e nei film più commerciali. Con grande gioia ho visto i suoi ultimi due film, usciti a poca distanza uno dall’altro. Prima Black Bag, ieri Presence.

Di fatto non è horror, ma thriller. Evidentemente c’è chi pensa che il genere horror ha un pubblico affezionato che va a vedere tutto ciò che è venduto come tale. peccato che a forza di vendere film per quello che non sono, il pubblico si infurbisce e boccia queste operazioni, con l’effetto che il film non è visto né da chi ama l’horror, né chi non lo ama.
Marketing a parte, curioso che Soderbergh curi regia, montaggio e fotografia tutto da solo, ma con pseudonimi (eccetto la regia). Se ti piace la sperimentazione e ti piace Soderbergh, te lo consiglio. Tra l’altro ha anche una durata limitata. Il brodo non è allungato, anzi. Quasi un distillato.
Segue una sintesi delle recensioni per il film “Presence” (2024), diretto da Steven Soderbergh e scritto da David Koepp, basata sulle critiche disponibili dopo la sua premiere al Sundance Film Festival 2024.
Valutazione Complessiva:
Il film “Presence” ha ricevuto recensioni generalmente positive dalla critica, anche se con alcune riserve, ed è stato accolto in modo più misto dal pubblico.
- Rotten Tomatoes: Detiene un punteggio “Certified Fresh” dell’88% basato su 221 recensioni critiche, con una valutazione media di 7.1/10. Il consenso della critica recita: “Un thriller spettrale a combustione lenta, Presence riafferma che Soderbergh gioca con la forma con la stessa abilità con cui spazia tra i generi.” Tuttavia, il punteggio del pubblico verificato è più basso, attestandosi intorno al 54% con una media di 3.2/5, suggerendo una discrepanza tra la ricezione critica e quella del pubblico. Alcuni spettatori lo hanno trovato lento o non all’altezza delle aspettative create dal marketing come film horror.
- Metacritic: Ha un Metascore di 77 su 100 basato su 53 recensioni critiche, indicando “recensioni generalmente favorevoli”. Il punteggio degli utenti su Metacritic è 6.1/10, anch’esso indicativo di una ricezione più mista da parte del pubblico.
Valutazione per Comparti (Aspetti Specifici):
- Regia (Steven Soderbergh): La regia di Soderbergh è quasi universalmente lodata per la sua innovazione e audacia formale. L’approccio di girare l’intero film dal punto di vista soggettivo della “presenza” (il fantasma), utilizzando principalmente piani sequenza con una lente grandangolare, è considerato il punto di forza del film. Viene descritto come tecnicamente magistrale, immersivo e un modo originale per raccontare una storia di fantasmi. Alcuni critici definiscono questo approccio “giocoso” e capace di reinventare persino gli “jump scare”. (Fonti: Vulture, The Hollywood Reporter, The Globe and Mail, Los Angeles Times). Tuttavia, alcuni spettatori e critici hanno trovato questo stile un “gimmick” (un espediente) che non sempre sostiene l’intera durata del film o che può risultare ripetitivo o persino indurre nausea a causa dei movimenti di camera e della distorsione grandangolare. (Fonti: Utenti IMDb, What The Craggus Saw).
- Sceneggiatura (David Koepp): Le opinioni sulla sceneggiatura sono più divise. Da un lato, viene apprezzata per come costruisce la tensione lentamente (“slow-burn”) e per il modo in cui intreccia il dramma familiare con elementi soprannaturali. Il colpo di scena finale è stato considerato da alcuni sorprendente, emotivamente potente e capace di dare un nuovo significato a tutto il film. (Fonti: The Globe and Mail, Utenti Reddit). Dall’altro lato, alcuni critici e spettatori hanno trovato la trama di base piuttosto convenzionale o prevedibile (“boilerplate”), i dialoghi a volte “stilted” (rigidi) e il dramma familiare non sufficientemente sviluppato o coinvolgente, quasi un melodramma adolescenziale. (Fonti: Variety, New York Post, Utenti IMDb). Alcuni ritengono che la storia manchi di profondità o che l’idea fosse più adatta a un cortometraggio. (Fonti: Utenti IMDb).
- Interpretazioni: Le performance del cast sono generalmente apprezzate. Lucy Liu (Rebekah) e Chris Sullivan (Chris) sono stati elogiati per aver ancorato l’esperimento formale con interpretazioni solide e umane. Callina Liang (Chloe), la figlia che percepisce la presenza, è stata definita “meravigliosamente tormentata”. (Fonti: Vulture, What The Craggus Saw, Utenti IMDb). Anche la performance di Chris Sullivan come padre ragionevole e premuroso è stata particolarmente apprezzata dal pubblico. (Fonti: Utenti Reddit).
- Aspetti Tecnici/Visuali: Come accennato, la cinematografia (curata dallo stesso Soderbergh sotto lo pseudonimo Peter Andrews) è il fulcro della discussione. L’uso del grandangolo, dei piani sequenza e della prospettiva soggettiva è considerato innovativo e tecnicamente impressionante, creando un’atmosfera unica, inquietante e immersiva. (Fonti: Los Angeles Times, What The Craggus Saw, Vulture). Viene apprezzato come Soderbergh riesca a far sentire la presenza come un vero personaggio, pur essendo invisibile. (Fonti: Metacritic, IGN). L’uso limitato di effetti speciali è visto positivamente. (Fonte: Metacritic).
- Genere e Tono: Molti sottolineano che, nonostante sia commercializzato come horror, “Presence” funziona più come un dramma familiare soprannaturale o un thriller psicologico a combustione lenta. Non si basa su spaventi improvvisi (jump scares), ma su una tensione crescente e un disagio psicologico. (Fonti: Utenti Reddit, What The Craggus Saw, Flickfeast). Questa discrepanza con il marketing ha portato delusione in alcuni spettatori che si aspettavano un horror più tradizionale. (Fonti: Utenti Reddit, Flickfeast).
In Sintesi:
“Presence” è considerato un film tecnicamente audace e innovativo grazie alla regia sperimentale di Soderbergh, che ne costituisce l’elemento più apprezzato. Le performance sono solide. Tuttavia, la sceneggiatura e lo sviluppo dei personaggi ricevono critiche miste, con alcuni che la trovano prevedibile o poco profonda, mentre altri ne apprezzano il colpo di scena finale e la costruzione lenta della tensione. La sua classificazione come “horror” è dibattuta, essendo più vicino a un dramma soprannaturale, il che ha influenzato la ricezione del pubblico. È visto da molti critici come un’opera interessante e formalmente riuscita, persino “la miglior cosa fatta da Soderbergh da tempo” (Fonte: Vulture, Newsweek), ma forse non universalmente soddisfacente a livello narrativo.
Analisi alternativa
Presence è un film che si distingue immediatamente per la sua premessa formale: l’intera narrazione è vissuta attraverso il punto di vista (POV) della “presenza” soprannaturale che infesta la casa. Questa scelta radicale influenza pesantemente ogni aspetto tecnico.
1. Regia (Steven Soderbergh)
- Analisi: Soderbergh torna a sperimentare con la forma cinematografica in modo audace. La scelta di adottare esclusivamente il POV della presenza non è solo un gimmick, ma il motore stesso del film. La regia è focalizzata sul movimento di camera (che è il personaggio della presenza), sulla composizione dell’inquadratura da punti di vista insoliti (angoli bassi, dietro oggetti, fluttuando a mezz’aria) e sulla direzione degli attori, che devono recitare verso la camera/presenza, ignorandola o percependola implicitamente. Soderbergh gestisce questa limitazione con maestria, creando tensione, voyeurismo e un senso di claustrofobia unico.
- Valutazione: Eccellente. Una dimostrazione di controllo e inventiva. Soderbergh trasforma un limite autoimposto in un punto di forza narrativo ed estetico, anche se la radicalità della scelta potrebbe non piacere a tutti.
2. Sceneggiatura (David Koepp)
- Analisi: Scrivere una sceneggiatura per un film interamente in POV soggettivo (di un’entità non umana) è una sfida notevole. Koepp deve veicolare la trama, lo sviluppo dei personaggi e l’escalation della tensione attraverso ciò che la presenza sceglie o è costretta a vedere e sentire. L’esposizione è gestita tramite dialoghi ascoltati, azioni osservate e reazioni dei personaggi umani. La trama, pur muovendosi su binari abbastanza classici del genere haunted house, acquista una nuova dimensione grazie alla prospettiva unica.
- Valutazione: Molto Buona. Intelligente nell’adattare la narrazione alla forma, anche se la storia di fondo potrebbe risultare familiare agli appassionati del genere. La forza sta nel come viene raccontata, più che nel cosa.
3. Fotografia (Peter Andrews – pseudonimo di Soderbergh)
- Analisi: Questo è il comparto chiave del film. La fotografia è la presenza. La camera si muove in modo fluido, a volte esitante, altre volte improvvisamente rapido, mimando il vagare etereo dell’entità. L’uso probabile di lenti grandangolari permette di catturare ampie porzioni dell’ambiente domestico, immergendo lo spettatore nello spazio insieme alla presenza. La luce è spesso naturalistica, proveniente dalle finestre o dalle lampade della casa, contribuendo al realismo della situazione nonostante l’elemento soprannaturale. Non ci sono controcampi tradizionali; vediamo solo ciò che la presenza vede. La composizione è spesso insolita, dettata dalla posizione “fisica” della presenza nello spazio.
- Valutazione: Eccellente. Fondamentale, sperimentale e perfettamente integrata con la regia. La fotografia non si limita a riprendere l’azione, ma incarna il concetto centrale del film, generando un’esperienza visiva disturbante e originale. È il pilastro su cui si regge l’intero esperimento.
4. Montaggio (Mary Ann Bernard – pseudonimo di Soderbergh)
- Analisi: Anche il montaggio è al servizio del POV. I tagli potrebbero essere meno frequenti rispetto a un film tradizionale, privilegiando piani sequenza (o simulati tali) che seguono il movimento della presenza. Quando presenti, i tagli potrebbero rappresentare uno spostamento rapido dell’attenzione dell’entità, un “salto” da un punto all’altro della casa, o forse momenti di “interferenza”. Il ritmo è dettato dalle scoperte e dalle osservazioni della presenza, alternando momenti di quiete voyeuristica a momenti di crescente tensione.
- Valutazione: Molto Buona. Essenziale per mantenere la coerenza del punto di vista e per gestire il ritmo e la tensione. Lavora in simbiosi perfetta con la fotografia per creare l’illusione di un’osservazione continua e soggettiva.
5. Colonna Sonora
- Analisi: La colonna sonora in un film come Presence ha un ruolo cruciale nel definire il tono e l’atmosfera, ma deve farlo senza essere troppo invadente, per non rompere l’illusione del POV. Ci si aspetta un approccio più atmosferico e ambientale che melodico. Probabilmente fa uso di droni, texture sonore dissonanti, suoni striscianti o percussivi utilizzati con parsimonia per sottolineare i momenti di maggiore tensione o per segnalare l’intensità emotiva (se esiste) della presenza. Potrebbe anche giocare molto con il silenzio o con suoni diegetici distorti (provenienti dall’ambiente ma alterati). L’obiettivo non è guidare emotivamente lo spettatore in modo tradizionale, ma immergerlo nello stato di disagio e mistero che circonda l’entità.
- Valutazione: Buona / Molto Buona. Efficace nel creare un senso di inquietudine e mistero costante. Pur non essendo forse il comparto più memorabile in sé (data la forza del concept visivo), è funzionale e ben integrata nel creare l’esperienza complessiva di “essere” la presenza. Supporta l’orrore psicologico più che fornire jump scares musicali.
6. Sonoro (Sound Design)
- Analisi: Se la fotografia è ciò che la presenza vede, il sound design è ciò che sente (o fa sentire). Questo comparto è fondamentale quanto la fotografia. Sentiremo i suoni della casa (scricchiolii, passi, voci ovattate attraverso i muri) dal punto di ascolto della presenza. Il sound design definisce la posizione dell’entità nello spazio e la sua relazione con l’ambiente fisico. Potrebbero esserci suoni specifici associati alla presenza stessa (un fruscio, un ronzio sottile?) oppure, significativamente, l’assenza dei suoi stessi suoni (niente respiro, niente passi). L’uso del suono direzionale e della prospettiva sonora è essenziale.
- Valutazione: Eccellente. Immersivo e cruciale per la credibilità e l’efficacia del concept. Lavora in stretta sinergia con la fotografia per costruire il mondo dal punto di vista della presenza e generare gran parte della tensione.
7. Scenografia
- Analisi: La casa è il set unico (o quasi) del film ed è essa stessa un personaggio. Il production design deve rendere la casa credibile come abitazione di una famiglia, ma allo stesso tempo fornire spazi e angoli che permettano alla “camera-presenza” di muoversi e osservare in modo interessante e a tratti inquietante. La disposizione degli ambienti, l’arredamento, i dettagli contribuiscono all’atmosfera e devono essere funzionali alla particolare tecnica di ripresa.
- Valutazione: Molto Buona. Funzionale, credibile e ben sfruttata dalla regia e dalla fotografia per massimizzare l’effetto del POV.
In Sintesi:
Presence è un esercizio di stile affascinante e tecnicamente rigoroso. Soderbergh sfrutta la sua padronanza dei mezzi tecnici (agendo come regista, direttore della fotografia e montatore) per esplorare una prospettiva narrativa radicale. La fotografia è l’elemento più innovativo e distintivo, definendo l’intera esperienza visiva. La colonna sonora e il sound design lavorano in modo più sottile ma altrettanto essenziale per creare l’atmosfera inquietante e immersiva richiesta dal concept. Pur con una trama potenzialmente derivativa, l’esecuzione tecnica rende Presence un’opera degna di nota nel panorama horror contemporaneo.
Sintesi di Grok 3 e Gemini Pro 2.5.
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