Propaganda mascherata: come Hollywood e il Pentagono creano l’intrattenimento bellico

The Syllabus mi segnala una ricerca su Hollywood e il complesso militare della difesa americano. Tema già in parte noto, ciò che colpisce sono i numeri. Pensaci la prossima volta che vedi un film di guerra americano. Seguono i punti chiave della ricerca.


1. Complesso Militare-Industriale-Mediatico (DoD-Hollywood Complex)

Descrizione: Il testo svela la profonda e sistemica collaborazione tra il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD, Pentagono) e l’industria dell’intrattenimento di Hollywood. Questa simbiosi consente al Pentagono di influenzare la produzione di film e serie TV affinché promuovano un’immagine positiva delle forze armate USA, supportino gli obiettivi di reclutamento e propaganda, e plasmino la percezione pubblica delle guerre statunitensi.

Punti Chiave:

  • Il Pentagono ha assistito oltre 2.500 produzioni (film e TV) dall’inizio dell’industria hollywoodiana, inclusi blockbuster come Top Gun, Iron Man, Captain Marvel, American Sniper.
  • Gli studios accettano modifiche ai copioni (es. Top Gun, Godzilla) pur di ottenere mezzi militari gratis (jet, portaerei, truppe come comparse).
  • La Instruction 5410.16 del DoD formalizza le regole: supporto concesso solo se la produzione è “realistica”, promuove il DoD e aiuta il reclutamento.

2. Censura e Propaganda Camuffata da Intrattenimento

Descrizione: Sotto l’apparenza di blockbuster e superproduzioni, il DoD inserisce messaggi pro-militari e censura ogni critica sostanziale alle forze armate USA o alle conseguenze delle loro operazioni. I film appaiono spettacolari, ma celano una narrazione ideologica precisa.

Punti Chiave:

  • Film come Black Hawk Down (2001) enfatizzano l’eroismo USA, omettendo i civili somali uccisi durante la Battaglia di Mogadiscio.
  • In Godzilla (2014), il DoD impose la rimozione di riferimenti alle bombe atomiche su Hiroshima/Nagasaki per non “questionare la decisione storica”.
  • Captain Marvel (2019) fu co-scritto con l’Air Force: Carol Danvers diventa un’eroina intergalattica che “libera gli oppressi”, rafforzando il mito USA di “forza benefica globale”.

3. Conseguenze sulla Percezione Pubblica e sul Discorso Democratico

Descrizione: L’autore sostiene che questo complesso mediatico-militare distorce la comprensione pubblica delle guerre, normalizza il militarismo USA e riduce il dibattito democratico sulle spese belliche e i loro costi umani. I cittadini accettano bilanci stratosferici per il Pentagono come “naturali” per la sicurezza nazionale.

Punti Chiave:

  • Film come Iron Man (Tony Stark che bombarda l’Afghanistan) e American Sniper (Chris Kyle “eroe” in Iraq) semplificano brutalmente conflitti reali che hanno causato 46.319 morti civili in Afghanistan e 100.000-500.000 in Iraq.
  • Il DoD silenzia narrazioni alternative: pochi film anti-militaristi (Platoon, In the Valley of Elah) ricevono supporto finanziario o logistico dal Pentagono.
  • L’opinione pubblica assimila l’idea che guerre e militarismo siano inevitabili e giusti, senza capire i costi umani (es. 24% donne militari USA vittime di stupro in servizio, taciuto nei film).

4. Sinergia Economico-Politica tra Studios, Pentagono e Conglomerati

Descrizione: L’autore evidenzia come i giganti mediatici (Disney, Warner Bros., Paramount) e i colossi della difesa (Boeing, Raytheon, Northrop Grumman) convergano in un sistema integrato dove intrattenimento, tecnologia e guerra si alimentano a vicenda. Big Tech (Google, Amazon) entra nel complesso militare-industriale, rendendo la sorveglianza e la guerra “high-tech” e “spettacolarizzata”.

Punti Chiave:

  • I risparmi per gli studios (mezzi militari gratis) superano le preoccupazioni sulla libertà creativa.
  • Bipartisan support: democratici e repubblicani a Hollywood uniti nel sostegno al militarismo come “valore americano”.
  • Conglomerati mediatici difendono la politica estera USA perché il libero scambio audiovisivo globale (GATS, WTO) garantisce loro l’egemonia mondiale del prodotto Hollywood.

5. Dati e Impatto Quantitativo del Fenomeno

Descrizione: Il testo conclude con statistiche impressionanti che dimostrano l’ubiquità e l’efficacia dell’influenza DoD-Hollywood. Non si tratta di episodi isolati, ma di una strategia consolidata che plasma opinione pubblica e arruolamenti militari.

Punti Chiave:

  • Il Pentagono riceve 200 richieste/anno da Hollywood e ne accetta ~100 (7 film, 93 progetti minori).
  • I due film di guerra più remunerativi della storia (American Sniper: $547,6 milioni; Saving Private Ryan: $482 milioni) furono prodotti con assistenza DoD.
  • La campagna reclutamento Air Force legata a Captain Marvel raggiunse 11 milioni di visualizzazioni e fece salire le domande femmine all’Accademia Aeronautica al 31,2% (record quinquennale).

Sintesi Concettuale Finale (Stile Heath & Heath)

Ecco 4 punti memorabili che riassumono il messaggio trasformativo del testo:

  • La tua fiction preferita potrebbe essere propaganda governativa: dietro molti blockbuster c’è il Pentagono, che “aggiusta” i copioni per tutelare l’immagine delle forze armate USA.
  • Militarismo spettacolarizzato = consenso fabbricato: film e serie TV non solo intrattengono, ma normalizzano le guerre e giustificano bilanci colossali per il Pentagono ($800 miliardi/anno).
  • La storia “ufficiale” viene venduta al cinema: conflitti reali con centinaia di migliaia di civili morti (Afghanistan, Iraq) diventano “missioni eroiche” grazie al DoD-Hollywood Complex.
  • Quando applaudi il supereroe, stai finanziando il complesso militare-industriale: i tuoi soldi (tasse) pagano i mezzi che vedi sullo schermo, e quei mezzi servono a fare altre guerre, rinforzando il ciclo “spendi-arma-narra”.

In altre parole: ciò che chiamiamo “intrattenimento” è spesso addestramento ideologico non percepito. Il DoD non fa cinema per amore dell’arte, ma per conservare il proprio potere narrativo e tenere l’opinione pubblica allineata con gli interessi della difesa USA.


La ricerca ha dei bias?

Certo che sì. Per quanto accademica, ogni ricerca si espone a potenziali pregiudizi o punti di vista. Bene tenerne conto e bilanciare con eventuali altri punti di vista.

Per valutare i potenziali bias dell’autore del testo, Tanner Mirrlees, è necessario analizzare il contenuto, il tono, lo stile, le fonti citate e il contesto in cui il testo è stato prodotto. Ecco un’analisi dettagliata dei potenziali bias e delle loro implicazioni:


1. Contesto dell’autore e del testo

  • Autore: Tanner Mirrlees è un accademico, Associate Professor di Comunicazione e Studi sui Media Digitali presso la Ontario Tech University. La sua posizione accademica e il suo campo di studio (media, cultura e potere) suggeriscono una prospettiva critica verso le strutture di potere, inclusi i media e le istituzioni militari.
  • Contesto del testo: Il testo fa parte della serie di ricerche Consuming War, curata da accademici come David Vine, Stephanie Savell e Mimi Healy, che si concentra sui costi e le implicazioni della guerra, spesso con un approccio critico verso il militarismo statunitense. Questo contesto accademico e tematico può influenzare l’orientamento del testo verso una critica sistemica delle istituzioni militari e dei media.

2. Potenziali bias identificati

a. Bias anti-militarista

  • Descrizione: L’autore adotta una posizione fortemente critica verso il militarismo statunitense e la collaborazione tra il Pentagono e Hollywood. Il testo descrive questa relazione come una forma di propaganda che glorifica la guerra, censura narrazioni critiche e distorce la percezione pubblica, spesso ignorando o minimizzando eventuali benefici o giustificazioni di tale collaborazione.
  • Prove nel testo:
  • Uso di termini come “propaganda camuffata”, “glorificazione dell’impero” e “censura indiretta”, che hanno una connotazione negativa e suggeriscono un giudizio morale.
  • Enfasi sulle conseguenze negative della guerra (es. morti civili in Afghanistan e Iraq) senza menzionare eventuali successi militari o benefici strategici.
  • Critica delle campagne di reclutamento, come quella legata a Captain Marvel, evidenziando discrepanze tra rappresentazione e realtà (es. abusi sessuali nell’esercito) senza esplorare i potenziali effetti positivi del reclutamento, come opportunità di carriera o emancipazione.
  • Implicazioni: Questo bias potrebbe riflettere una posizione ideologica anti-militarista, comune in ambiti accademici critici, che tende a vedere le istituzioni militari come strumenti di oppressione o imperialismo. Ciò potrebbe limitare la capacità del testo di offrire una visione equilibrata, ignorando prospettive alternative, come il ruolo del Pentagono nel promuovere la sicurezza nazionale o il valore culturale di narrazioni patriottiche.

b. Bias anti-Hollywood e anti-capitalista

  • Descrizione: L’autore sembra critico non solo verso il Pentagono, ma anche verso Hollywood e l’industria dell’intrattenimento, presentandola come complice di un sistema capitalista che privilegia il profitto e il potere politico rispetto all’integrità creativa e alla responsabilità sociale.
  • Prove nel testo:
  • Descrizione di Hollywood come motivata principalmente da incentivi economici (es. riduzione dei costi di produzione) e da relazioni con lo stato che favoriscono i conglomerati mediatici.
  • Critica implicita al sistema capitalista, come quando si menziona che i conglomerati mediatici traggono vantaggio da politiche di libero scambio audiovisivo, senza esplorare i benefici economici o culturali di tali politiche.
  • Uso di termini come “sinergia tra i mezzi per fare spettacoli di guerra e i mezzi per fare la guerra”, che suggeriscono una visione negativa del legame tra cultura e potere economico.
  • Implicazioni: Questo bias potrebbe riflettere una prospettiva critica verso il capitalismo e l’industria culturale, tipica di approcci accademici di sinistra o marxisti. Ciò potrebbe portare a una rappresentazione parziale di Hollywood, ignorando il suo ruolo come industria creativa che risponde anche a esigenze di mercato e preferenze del pubblico, non solo a diktat militari.

c. Bias di selezione delle fonti

  • Descrizione: Le fonti citate nel testo tendono a sostenere la tesi dell’autore, con una predominanza di studi e opere critiche verso il militarismo e l’industria culturale. Non vengono presentate fonti o prospettive che difendano la collaborazione tra Pentagono e Hollywood o che offrano una visione alternativa.
  • Prove nel testo:
  • Citazioni di opere come Operation Hollywood di David Robb, Reel Bad Arabs di Jack Shaheen e il documentario Theaters of War, che sono tutte critiche verso il militarismo e Hollywood.
  • Riferimenti a dati sui costi della guerra (es. morti civili in Afghanistan e Iraq) tratti da fonti accademiche critiche, come il Watson Institute, senza menzionare studi o rapporti che potrebbero offrire una visione più favorevole delle operazioni militari.
  • Assenza di interviste o prospettive di registi, produttori o funzionari del Pentagono che potrebbero giustificare la collaborazione come un’opportunità creativa o strategica.
  • Implicazioni: Questo bias di selezione delle fonti potrebbe rafforzare la tesi dell’autore, ma indebolire la credibilità del testo agli occhi di lettori che cercano un’analisi più equilibrata. La mancanza di voci contrarie potrebbe essere percepita come una forma di cherry-picking, ovvero la selezione intenzionale di dati che supportano una tesi preesistente.

d. Bias di rappresentazione culturale

  • Descrizione: L’autore tende a rappresentare la cultura popolare come un campo di battaglia ideologico, dove il pubblico è manipolato passivamente da narrazioni militariste, senza considerare il ruolo attivo degli spettatori nel dare significato ai contenuti o la possibilità che tali contenuti rispondano a preferenze culturali genuine.
  • Prove nel testo:
  • Affermazioni come “creano una visione distorta della guerra” e “normalizzano lo stato di guerra permanente” suggeriscono che il pubblico sia facilmente influenzabile, senza esplorare come gli spettatori possano interpretare o criticare tali contenuti.
  • Assenza di analisi sul perché film come Top Gun o American Sniper siano stati successi commerciali, ignorando il possibile appeal culturale di narrazioni patriottiche o eroiche.
  • Implicazioni: Questo bias potrebbe riflettere una visione elitaria o paternalistica, tipica di alcuni approcci accademici critici, che sottovaluta la capacità del pubblico di distinguere tra intrattenimento e propaganda o di apprezzare narrazioni militariste per ragioni estetiche o emotive, non solo ideologiche.

3. Implicazioni dei bias

I bias identificati non invalidano necessariamente il testo, ma ne limitano la capacità di offrire un’analisi completa e bilanciata. Ecco alcune implicazioni:

  • Perdita di equilibrio: La mancanza di prospettive alternative (es. voci a favore della collaborazione tra Pentagono e Hollywood) potrebbe rendere il testo meno convincente per lettori che non condividono la posizione critica dell’autore.
  • Rischio di polarizzazione: Il tono critico e l’uso di termini caricati negativamente (es. “propaganda”, “censura”) potrebbero alienare lettori che vedono il militarismo o Hollywood in una luce più positiva, riducendo l’efficacia del testo come strumento di dialogo.
  • Valore accademico: Nonostante i bias, il testo ha un valore significativo come analisi critica, specialmente per lettori interessati a prospettive alternative sul potere, i media e la guerra. Tuttavia, dovrebbe essere integrato con altre fonti per una visione più completa.

4. Come mitigare i bias (per i lettori)

Per bilanciare i potenziali bias dell’autore, i lettori potrebbero:

  • Consultare fonti che offrono prospettive alternative, come rapporti del Dipartimento della Difesa, interviste a registi o produttori che hanno collaborato con il Pentagono, o studi accademici che analizzano il ruolo positivo dei media nella promozione della sicurezza nazionale.
  • Considerare il contesto culturale e storico in cui i film e le serie TV sono prodotti, valutando il ruolo del pubblico e delle preferenze di mercato, non solo delle istituzioni.
  • Riflettere criticamente sul testo stesso, distinguendo tra dati oggettivi (es. numero di produzioni supportate dal Pentagono) e interpretazioni soggettive (es. “glorificazione dell’impero”).

Conclusione

Tanner Mirrlees mostra un chiaro bias anti-militarista, anti-Hollywood e anti-capitalista, che si manifesta nel tono critico, nella selezione delle fonti e nella rappresentazione della cultura popolare. Questi bias riflettono probabilmente la sua posizione accademica e il contesto critico della serie Consuming War. Sebbene il testo offra un’analisi approfondita e ben documentata, i lettori dovrebbero integrarlo con altre prospettive per ottenere una visione più equilibrata del fenomeno della collaborazione tra Pentagono e Hollywood.


Commento finale

Da appassionato di media e cultura popolare, credo che analizzare criticamente testi come quello di Tanner Mirrlees, professore associato di Comunicazione presso la Ontario Tech University, sia fondamentale, anche considerando i suoi potenziali bias. La sua ricerca, pubblicata nella serie Consuming War del Watson Institute, offre una prospettiva documentata e rigorosa, che dà voce a una posizione meno rappresentata nel panorama mediatico, dominato da Hollywood e dalla cultura mainstream.

Il valore di una voce alternativa

Nonostante i bias anti-militaristi e anti-capitalisti che emergono nel lavoro di Mirrlees – come la critica alla collaborazione tra Pentagono e Hollywood per promuovere propaganda e reclutamento – la sua analisi rimane preziosa. Perché? Perché sfida il punto di vista dominante, rappresentato da narrazioni hollywoodiane che glorificano la guerra e da una cultura popolare che spesso normalizza il militarismo. Ad esempio, film come Top Gun e Captain Marvel, supportati dal Pentagono, raggiungono milioni di spettatori, mentre voci critiche, come quelle di accademici o documentaristi indipendenti, hanno un’influenza mediatica molto minore. Dare spazio a queste prospettive, supportate da fonti autorevoli come Operation Hollywood di David Robb o i dati del Watson Institute, è essenziale per stimolare un dibattito equilibrato.

Un invito alla riflessione critica

Come blogger, il mio obiettivo non è accettare acriticamente una posizione, ma incoraggiare i lettori a riflettere. La ricerca di Mirrlees, pur con i suoi limiti, ci ricorda l’importanza di guardare oltre l’intrattenimento, riconoscendo il potere dei media nel plasmare la percezione pubblica.

Sintesi di llama 4.0 Maverick experimental.

Bias elaborati da Grok 3.

2 risposte

  1. Avatar camu

    Interessante analisi, su un tema a me caro da tempo (la propaganda a stelle e strisce). Il colonialismo mediatico, come lo chiamo io, ha fatto e continua a fare molti più danni di quello a cui abbiamo assistito nei secoli scorsi.

    1. Avatar Luca Conti

      sì, vale la pena aumentare la consapevolezza

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