Il prossimo lockdown di Natale e altre verità che non vogliamo sentirci dire

Il Governo ha varato un nuovo DPCM domenica, che ha scontentato sia chi non vuole nuove restrizioni per ragioni economiche, sia chi ne vorrebbe di più per ragioni sanitarie. Se conciliare tutti gli interessi è quasi impossibile, ciò che reputo un Governo dovrebbe fare è dire la verità o almeno dire come stanno le cose, a costo di essere impopolari nel breve termine. Purtroppo dire la verità in politica è considerato un lusso, se non uno svantaggio in termini di consenso. Senza verità non c’è fiducia e senza fiducia non si governa. La situazione del COVID-19 è drammatica e lo sarà ancor di più nelle prossime settimane in Europa. L’unica cosa da fare è limitare i danni e prepararsi al peggio, finché siamo in tempo. Gli ospedali non sono ancora pieni e nemmeno i reparti di terapia intensiva. Qualcosa si può ancora fare, ammesso che si voglia fare qualcosa.

Siamo indietro di 3 settimane almeno

Il tempo di incubazione del virus è di 14 giorni e i ritardi nella gestione dei tamponi aggiungono un’altra settimana al momento in cui un contagiato può essere tracciato, testato e scoperto. Questo significa che qualsiasi misura restrittiva venga presa vede un effetto dopo 21 giorni circa. Ciò significa che i contagi, i ricoveri e i morti continueranno a crescere per altre tre settimane circa, ammesso che le misure restrittive adottate abbiano un effetto.

Prendi i dati dell’ultima settimana, moltiplicali per 3 e vedrai dove saremo tra 3 settimane in termini di ricoveri e di malati. Il dato poi sarà probabilmente ancora più alto, perché la curva epidemica ha uno sviluppo esponenziale e continua a crescere. Questo è il dato di partenza. Fatti due conti e vedrai che arriveremo, probabilmente, a un livello di ospedalizzati prossimo al picco di aprile e a un numero di terapie intensive sopra il 75% del picco di aprile. I morti torneranno a essere a tre cifre tutti i giorni e forse anche sopra a 200 al giorno.

In questo scenario, può un governo reggere la pressione del mondo scientifico e del mondo sanitario senza adottare misure ulteriormente restrittive, se non altro per trasmettere il messaggio che sta facendo qualcosa? Se verranno adottate nuove misure restrittive, come ovvio credo, passeremo dalle forti raccomandazioni agli obblighi e alle sanzioni. Chi crede che poi, a distanza di un mese da fine anno, queste misure ottengano un effetto tale da essere rimosse per Natale? Solo un ingenuo, temo.

Il coprifuoco e altre misure inutili

Chiudere luoghi dove i contagi sono stati quasi nulli, cinema e teatri, non migliora la situazione di un millimetro. Imporre un coprifuoco dalle 23 o dalle 24, a fine ottobre, ha effetti nulli. Basta vedere la curva dei contagi in Francia dove questa misura è stata adottata settimane fa. Limitare l’apertura dei locali e vietare il consumo di cibi e bevande in strada è utile, ma non lo è se i controlli sono insufficienti e soprattutto se chi è colpito da queste limitazioni non ha capito o non vuole capire una cosa molto semplice: il virus si trasmette socialmente. Per combatterlo bisogna limitare i contatti sociali. Non c’è un’altra via.

Cosa fare?

Non ho la presunzione di dare suggerimenti e non vorrei essere nei panni del Presidente del Consiglio in questo momento. Credere però che le restrizioni non servano o che siano sufficienti è negare la realtà e attendere l’arrivo dell’onda di uno tsunami che si vede già da lontano. Ognuno di noi avrebbe dovuto avere il buon senso di attuare comportamenti responsabili, prima ancora che il Governo arrivasse a vietare o a raccomandare di darci una regolata. Non lo abbiamo fatto collettivamente. Chi redige le norme non ha più l’autorità (o non gli viene più riconosciuta dai cittadini) per spiegarle e motivarle. Chi deve applicare le sanzioni e fare i controlli non ha il mandato o non ha la capacità di far rispettare le norme. Gli italiani, come i cittadini di tanti altri paesi, non sono capaci da soli di comprendere cosa è giusto e rispettoso per se stessi e per gli altri.

Il risultato è che l’organizzazione che doveva contrastare la seconda ondata del virus è caduta vittima della burocrazia, per usare un termine diplomatico. Il cittadino medio non ha adottato i comportamenti che sarebbero stati dovuti. Chi ha informato non è stato capace di far percepire la serietà della situazione, al di là del sensazionalismo e dell’incapacità di comprendere dati e informazioni scientifiche.

Ciò che dovremmo fare è continuare a chiedere un’informazione seria, un Governo competente e una macchina amministrativa che sia degna di un paese civile e moderno, sanità inclusa. Non credo ci sia altro da fare.