Gestire un blog comporta rischi che spesso si sottovalutano, come quello di essere querelati. E’ successo anche a me, per una vicenda durata più di tre anni. Per fortuna c’è il lieto fine e ora, che il tutto è stato archiviato, posso parlarne tranquillamente. Non farà il nome del querelante, ininfluente rispetto alla vicenda in questa sede. Il tutto ha risvolti politici locali tali per cui il partito dei Verdi di Senigallia, in cui ho militato, pubblicherà un comunicato stampa nelle prossime ore e giorni.
La vicenda è un po’ complessa, anche perchéil tutto non si sviluppa linearmente. Abbi pazienza e seguimi, se vuoi.
Nel settembre del 2007 la Polizia Postale mi cerca. Curioso e un po’ preoccupato, prendo un appuntamento e mi vengono a trovare a casa. Il motivo è banale. Dalla registrazione del dominio verdisenigallia.it, dove si trova il blog del Verdi di Senigallia, da me gestito (all’epoca ero Presidente dei Verdi di Senigallia), gli agenti mi chiedono di fornire loro il log degli IP dei commentatori del blog per una indagine. Mi chiedono nello specifico il log relativo ad un commento. Vado subito sul blog e non c’è nulla. Il commento è stato cancellato. Grazie ad un backup recupero il commento e l’indirizzo IP relativo. Lo copio su un CD e lo consegno alla polizia.
Passano mesi e non so più nulla. La cosa mi passa completamente di mente quando la Polizia postale, questa volta tra gennaio e febbraio del 2009, mi convoca di nuovo. Questa volta sono chiamato a verbalizzare, quasi come in un interrogatorio molto cordiale, chi è il gestore del blog, come il blog veniva gestito, quale politica di moderazione dei commenti. Il motivo? Qui è necessario un passo indietro e riprendere dall’origine dei fatti.
Nel febbraio 2007 un anonimo Ulisse lascia un commento su verdisenigallia.it con parole non carine nei confronti di una persona. Questa persona, con una ricerca sul suo nome su Google, trova il commento e sporge querela. La polizia postale, con il mio log, cerca di identificare il commentatore ma questo non è rintracciabile, protetto da un IP proxy estero. Il pubblico ministero chiede una prima archiviazione e il querelante si oppone, chiedendo un supplemento di indagine. A questo punto il GIP, nel gennaio 2009, chiede alla polizia postale di rispondere ad alcune domande, per le quali vengo convocato. Fino a questo momento sono tenuto all’oscuro di tutto, non essendo indagato.
La tesi del querelante è che il sottoscritto, gestore del blog, è responsabile penalmente del commento secondo lui ingiurioso, rimasto online almeno dal febbraio 2007 al giugno 2007 quando viene da lui scoperto. Il caso vuole perà che il commento viene da me cancellato tra la data della querela e il primo contatto con la polizia postale. Cosa è successo nel frattempo non sono in grado di ricostruirlo con certezza. La cosa più probabile è che WordPress non mi abbia notificato il commento, che all’epoca andava online senza premoderazione, o che Yahoo! Mail mi abbia filtrato il messaggio di notifica nello spam. A distanza di mesi è ovviamente impossibile ricostruire esattamente cosa sia successo. Certo è che il commento viene da me cancellato/moderato prima dell’intervento della polizia postale. In quel periodo, tra l’altro, il blog non è stato aggiornato, come dimostra l’archivio di verdisenigallia.it
Dopo la perizia della polizia postale, nel marzo 2009, nel bel mezzo di un viaggio negli USA, ricevo la notifica per la quale sono oggetto di indagine, mi viene nominato un avvocato d’ufficio e ho modo sia di nominarne un altro, sia di produrre una memoria difensiva, prima che il PM decida se chiedere o meno il mio rinvio a giudizio. Il querelante, dopo aver appurato che il commentatore non è rintracciabile, vuole la mia testa come responsabile del blog. C’è da dire poi che il querelante, in una sede politica nell’autunno del 2008, accusa i Verdi di averlo diffamato e li mette in guardia sul fatto che avrebbero pagato nelle sedi opportune: il tutto avviene senza che i Verdi sappiano nulla rispetto al procedimento giudiziario, sottoscritto incluso.
Appena tornato a fine marzo 2009 nomino quindi il mio avvocato e con lui produco questa memoria, che viene sottoposta al PM. Il PM, dopo poche settimane (ma lo vengo a sapere solo un anno dopo) chiede nuovamente l’archiviazione della mia posizione e del caso. Il querelante, nel dicembre 2009, si oppone nuovamente all’archiviazione e alle motivazioni del PM che indicavano il non luogo a procedere, rifiutando la tesi del querelante per cui il blog è uno spazio pubblico, pari alla stampa, da monitorare e gestire come si gestisce un giornale, paragonando il gestore del blog al direttore responsabile di una testata giornalistica.
A questo punto, prassi vuole che di fronte ad una nuova opposizione, il GIP disponga una udienza in cui le due parti sono invitare ad esporre brevemente le loro tesi, così che il GIP possa decidere o meno il rinvio a giudizio o l’archiviazione. L’udienza viene fissata per la metà di maggio 2010. Su consiglio dell’avvocato partecipo all’udienza, che si svolge in un flash. Comincia puntuale alle 10,30 e si conclude in neanche 15 minuti, con cinque minuti circa a testa per le due parti. Il GIP ringrazia, saluta, invita a firmare la presenza e si torna a casa.
Da quel 18 maggio 2010 si arriva al 30 agosto 2010, giorno in cui la procura rende noto al mio avvocato l’avvenuta decisione del GIP per la definitiva archiviazione del mio caso, per il quale non si terrà alcun processo.
Morale della favola? Per uno stupido commento lasciato da un estremista di sinistra di Senigallia, probabilmente facente parte di un gruppo locale, mi sono trovato mio malgrado coinvolto in questa macchina, sostenendo spese (tra avvocato e giorni persi di lavoro il danno è certamente superiore a 1000 euro) e con qualche preoccupazione di cittadino mai coinvolto in questioni giudiziarie.
Se hai un blog, quel che ti posso consigliare è di moderare i commenti e di far andare direttamente online solo quelli di commentatori fidati (WordPress ha una funzione apposita, che sfrutto anche su questo blog).
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