Sabato 23 Settembre 2023

Oggi, per un giorno, evito di scrivere il post sotto forma di lettera perché una lettera l’ho appena scritta, cartacea. Una lettera scritta a mano, carta e penna, digitalizzata e spedita per posta elettronica. Il testo della lettera è abbastanza generico (e l’interlocutore protetto dall’iniziale) da poterla pubblicare qui a seguire.

Niente di trascendentale, per carità, ma l’idea di scrivere a mano una lettera e poi inviarla digitalmente (e immediatamente) all’interlocutore mi piace. Somma la dimensione d’altri tempi con il vantaggio dell’immediatezza. La lettera scritta a mano si presta a riflessioni diverse dalla messaggistica istantanea e anche dalla posta elettronica. Sì, averi potuto scrivere lo stesso testo in uno degli altri due mezzi di comunicazione, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Improprio, per certi versi; non si dovrebbe chattare attraverso la posta elettronica e men che meno per lettera. Allora perché scrivere lettere per chat o come email? Perché costa meno? Sicuramente. Perché non conosciamo neanche più l’indirizzo di casa dei nostri amici e contatti e non abbiamo altro modo di contattarli? Probabilmente sì. Per pigrizia? Probabile un altro sì.

Ho intenzione di usare questo ibrido per comunicare periodicamente soprattutto con persone con cui non comunico né per email, né per chat, o almeno non stabilmente. Come reagiresti se ricevessi una lettera personale (per email) da qualcuno che non senti da molto tempo? A me piacerebbe molto. Sono sicuro che, nella peggiore delle ipotesi, riattiverò un contatto latente, sorprenderò il mio interlocutore e magari lo farò sentire, anche solo per un attimo, vivo.


L’articolo di cui parlo nella lettera è sull’Economist:

Handwriting—which takes longer for nearly all university-level students—forces note-takers to synthesise ideas into their own words. This aids conceptual understanding at the moment of writing. But those taking notes by hand also perform better on testswhen students are later able to study from their notes. The effect even persisted when the students who typed were explicitly instructed to rephrase the material in their own words.

Scrivere a mano – cosa che richiede più tempo per quasi tutti gli studenti universitari – costringe chi prende appunti a sintetizzare le idee con parole proprie. Ciò aiuta la comprensione concettuale al momento della scrittura. Coloro che prendono appunti a mano ottengono anche migliori risultati ai test, quando gli studenti possono successivamente studiare i propri appunti.


In attesa da settimane, ieri ho visto 3/5 della miniserie di Xavier Dolan, uscita in Canada alla fine del 2022: The Night Logan Woke Up.

Un ottimo prodotto, che purtroppo non sembra essere distribuito in Italia (e quasi da nessuna parte nel mondo). Per avere notizie in tal senso ho fatto qualche ricerca e ho trovato i commenti amari di Dolan:

Dolan ha anche discusso della sua nuova miniserie, sottolineando il fatto che riceverà una distribuzione limitata in pochi paesi, quali Canada, Francia, Giappone e Spagna.

Perché nessun altro l’ha acquistata? Solo perché è in francese? O perché ha solo cinque episodi? Non ho guadagnato nulla con le serie, ho investito il mio compenso nella produzione e ho dovuto chiedere un prestito a mio padre. È un lavoro privo di gratificazione, sono stanco e scoraggiato.

Fonte: Teleblog

Scavo ancora un po’ e trovo un articolo canadese dove è embeddato un post Instagram di Dolan in cui chiarisce il contenuto dell’intervista a El Mundo, ripresa da Teleblog. In sintesi: amarezza, perdita di interesse verso il fare cinema, niente più film e, forse, qualche produzione per la televisione. Dispiace perché Xavier Dolan è un talento naturale. La disillusione trabocca dalle sue parole. Triste. Ancor più triste che un prodotto di qualità come The Night Logan Woke Up non sarà visto se non da pochi. Lode a Internet (a BitTorrent e a chi condivide online) che permette, a chi vuole, di recuperare ciò che la distribuzione legale non distribuisce.


Sfoglio l’Economist di questa settimana e mi cade l’occhio su un articolo che tratta della lotta all’AIDS. Lettura da cui ho tratto due spunti: la profilassi pre esposizione (Prep) sta evolvendo, con un farmaco da iniettare ogni 6 mesi invece di una pillola al giorno e di come quale sia la catena prevalente di infezione in Africa:

Le persone con l’HIV possono non avere sintomi per anni e gli uomini spesso sono riluttanti a visitare una clinica quando si sentono bene. Per quanto riguarda la prevenzione, i preservativi funzionano, ma solo se vengono utilizzati, cosa che molti non fanno. Quindi un’altra soluzione è generare interesse: la profilassi pre-esposizione, o PrEP. Oggi questo significa una pillola quotidiana che riduce drasticamente le possibilità di contrarre l’HIV durante il rapporto sessuale. Funziona per gli uomini gay nei paesi ricchi, ma è subottimale per il gruppo a più alto rischio: le donne eterosessuali nei luoghi poveri dove l’HIV è diffuso. Prendere una pillola al giorno è un fastidio e difficile da nascondere a un fidanzato geloso in una casa sovraffollata.

Un’iniezione a lunga durata sarebbe più discreta, meno fastidiosa e, a differenza di un preservativo, non richiederebbe alcuna negoziazione con un partner recalcitrante. ViiV, un’azienda farmaceutica britannica, offre una nuova iniezione che dura due mesi ed ha concesso in licenza ai produttori generici. Gilead, un’azienda americana, sta testando un farmaco che potrebbe durare sei mesi.

Alcuni stati e ONG già forniscono profilassi agli utenti di droghe e ai lavoratori del sesso. Se l’iniezione semestrale funziona, dovrebbe essere offerta routine alle ragazze adolescenti nei paesi ad alto rischio (un quinto degli adulti sudafricani è sieropositivo per l’HIV). La somministrazione di massa nelle scuole sarebbe controversa, ma probabilmente efficace.*

Questa la parte sulla catena di infezione:

I giovani che non hanno ancora rapporti sessuali sono improbabili portatori del virus. In Africa sub-sahariana, sono generalmente le ragazze a contrarre il virus per prime, dormendo con uomini più anziani (che, a differenza dei ragazzi a scuola, possono permettersi di pagare per appuntamenti). Quando le ragazze diventano più grandi, lo trasmettono a partner più vicini alla loro età. Se si interrompe la trasmissione dai “sugar daddy” ai ragazzi adolescenti, una nuova generazione potrebbe crescere virtualmente immune al virus.*


Il Financial Times ha una guida su Milano con alcune mete da visitare. Articolo da mettere da parte. Come quello su Milano e il cinema, prevalentemente d’annata.


Colgo l’occasione della quiete prima della tempesta per fare due passi, al mare. Ci rileggiamo nei prossimi giorni.


*Il testo originale, tradotto dall’AI:

People with HIV may experience no symptoms for years, and men are often reluctant to visit a clinic when they feel well. As for prevention, condoms work, but only when people use them, which many don’t. So another tool is generating excitement: pre-exposure prophylaxis, or PrEP. Today this means a daily pill that dramatically cuts the odds of contracting HIV during sex. It works for gay men in rich countries, but is suboptimal for the largest high-risk group: heterosexual women in poor places where HIV is common. Taking a daily pill is a hassle, and hard to conceal from a jealous boyfriend in a cramped home.

A long-lasting injection would be more discreet, less bother and, unlike a condom, require no negotiation with a recalcitrant partner. ViiV, a British drug firm, offers a new jab that lasts two months and has licensed it to generic manufacturers. Gilead, an American firm, is testing a drug that could last for six months.

Some states and ngos already give prophylaxis to drug injectors and sex workers. If the six-month injection works, it should be routinely offered to teenage girls in high-risk countries (a fifth of South African adults are HIV positive). Mass jabbing in schools would be controversial, but probably effective.

Young people who are not yet having sex are unlikely to have the virus. In sub-Saharan Africa it is the girls who typically get it first, by sleeping with older men (who, unlike schoolboys, can pay for dates). When the girls are older, they pass it on to partners closer to their own age. If transmission from “sugar daddies” to teenagers is broken, a younger age cohort could grow up virtually virus-free.

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