La mia parola dell’anno è leggerezza

Leggerezza. Questa è la parola che ho scelto quest’anno, 2024, su cui concentrarmi e lavorare tutti i giorni. Pubblicato questo post, stamperò un foglio con scritto leggerezza a caratteri cubitali, da attaccare tra monitor e tastiera, così da vederlo ogni giorno.

Perché ho scelto leggerezza?

Leggerezza è da intendere come un approccio alla vita, nelle difficoltà, per ciò che è serio e per ciò che lo è meno. Un’espressione in italiano che riassume bene il concetto è “non prendersi sul serio” insieme a “non prendere sul serio(qualcosa)“*. Non perché non esistano cose serie o perché tutto deve essere ridotto al gioco e allo scherzo, anzi. Proprio perché nella vita c’è qualcosa di veramente serio e ineluttabile, la morte, tutto il resto non può che essere preso con leggerezza. Non esiste niente di più definitivo e inevitabile della morte, quindi tutte le altre difficoltà, amarezze, delusioni sono niente in confronto. La morte si deve prendere seriamente, tutto il resto, in proporzione, no.

Alcuni esempi

La leggerezza va espressa e dimostrata ogni giorno, soprattutto in quelle occasioni in cui è più difficile, almeno per me. Qualche esempio:

  • Una persona cara o che stimo sminuisce un mio valore o una mia credenza fondante;
  • Una persona casa o che stimo mi delude fortemente con un comportamento imprevisto;
  • Un fatto importante genera incertezza nella mia vita presente e futura;
  • Un rapporto consolidato viene meno o si indebolisce;
  • Una situazione imprevista mi fa perdere tempo, denaro, energia, attenzione;
  • Un malessere psicofisico minaccia o influenza la mia giornata;
  • Non raggiungo un obiettivo prefissato;

In tutte queste occasioni e in molte altre, la prima cosa da fare è non dare importanza, non dare peso, non permettere che perturbi il mio equilibrio, soprattutto mentale. Non prendere sul serio il torto (apparente) subito, non considerare nulla come definitivo, lasciar andare, accettare il fatto. La seconda cosa è reagire alla situazione, senza dare colpe, senza piangersi addosso, ma guardando avanti, in cammino.

Leggerezza nelle relazioni personali e nel giudizio verso me stesso. Non c’è niente di irreparabile (salvo la morte) e niente di così importante da arrabbiarsi, disperare, frustrarsi, abbattersi, intristirsi. No.

Il mio rapporto col tempo

So che dovrò lavorare soprattutto nel mio rapporto col tempo. Ogni volta che apprendo di dover impegnare parte della mia giornata in attività per conto terzi, che fanno saltare i miei piani, qualsiasi siano, la prima reazione che ho è di sdegno e di sconforto, più o meno forti a seconda di quanto tempo mi viene richiesto e quanto fastidiosa è l’attività da svolgere. D’ora in poi cercherò di fare il dovuto, senza prendermela e senza disperare per la giornata andata a male. Una giornata in meno a disposizione, ma ce ne saranno altre, sperando sempre in bene. Non è certo un motivo per sprecare il mio tempo, ma solo un tentativo di ampliare la prospettiva, guardando alla giornata (e alla vita) da un punto di vista più distante. In un’orizzonte temporale di una vita, quell’ora o quella giornata persa non sono poi così tragiche.

Non cambia la mia indulgenza verso i perditempo e verso chi mi manca di rispetto. Leggerezza non è accondiscendenza.

Sei autorizzato a riprendermi ogni qualvolta ti sembro agire con poca leggerezza. Te ne sarò grato.


* Questa riflessione è frutto della lettura della biografia di Michael de Montaigne, che ha fatto del “non prendersi sul serio” una sua ragione di vita.


Ho stampato la parola per la mia scrivania:

Font: Felix Titling.

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