Non abbiamo imparato niente su come prevenire le infezioni in ambito domestico

Considerando quello che ho passato nell’ultimo mese, mi fa un po’ rabbia leggere un post che avevo scritto un anno fa:

Xiao Ning, ricercatore del Chinese Center for Disease Control and Prevention, intervistato da BNN Bloomberg, sito canadese, dice che l’Italia dovrebbe seguire il modello cinese per l’isolamento dei malati lievi: non a casa, ma in strutture dedicate e sorvegliate. Nell’articolo si cita uno studio cinese che affermerebbe che l’80% dei contagi sarebbe causato da chi è in isolamento domestico.

L’isolamento domestico dei malati lievi non è la soluzione

I COVID Hotel sono stati pochissimi e largamente insufficienti. Diciamo le cose come stanno: abbiamo deliberatamente ignorato il problema e non abbiamo voluto trovare una soluzione, che avrebbe creato problemi logistici e di gestione dei malati. Se lo avessimo fatto, è facile prevedere che avremmo enormemente ridotto il numero totale di contagiati e avremmo certamente salvato la vita di qualcuno.

Non siamo stati capaci di andare oltre le esperienze dei nostri vicini europei e non abbiamo imparato nulla dai paesi asiatici che hanno gestito meglio la pandemia. Lo racconta molto bene Luca Ricolfi in La notte delle ninfee, che ti consiglio vivamente di leggere. Non siamo stati più bravi degli altri e, considerando che le politiche del nuovo governo sono di fatto le stesse del governo precedente, non abbiamo cambiato nulla.

Gli unici fattori che ci possono salvare sono due ed esterni: la disponibilità dei vaccini (insieme alla capacità che avremo di distribuirli e somministrarli velocemente) e la stagione estiva in arrivo. Si poteva fare meglio e di più.

È facile prevedere che la prossima volta che succederà di nuovo un’esperienza simile, per una variante del virus attuale o per un altro virus, faremo gli stessi errori, perché non c’è nessuno ancora che ha capito e ha ammesso di avere sbagliato. Quel che si dice imparare dall’esperienza…

Una risposta

  1. È esattamente il mio pensiero. Arranchiamo ancora, persi in mille norme, fazioni, teorie. Chi si è ben organizzato non ha i vaccini, chi ha i vaccini non si è organizzato. Non sono state potenziate le strutture per il tracciamento, non sono stati potenziati gli ospedali.

    Adesso ipotizzano di scaricare le operazioni su imprenditori privati che hanno già altri problemi, mi riferisco alle farmacie… Quante hanno veramente gli spazi necessari per stoccaggio, preparazione farmaco, accetazione vaccinando, smaltimento rifiuto, sala di attesa per eventuali effetti collaterali immediati (allergie) e personale per star dietro a questo? Una follia…

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